Selfie & Told: il trio Elettronoir racconta l’ultimo album “Suzu”
“Apri quel filtro/ consumami/ di oscillazioni distorte/ la sinusoide si arrampica/ la quadra/ entra/ mi buca il cuore/ Su tre farfalle concentrati/ la gabbia è sopra al bacino/ sul branco scivola il brivido/ sei il suono dentro il destino/ […]” – “Resonance”
Sto guardando il mare, sulla spiaggia Sansone, isola d’Elba.
L’aria è fresca, l’estate è caduta, tremo sulle gocce d’acqua tiepide che non mi sono risparmiato. Fra qualche settimana esce il nostro quinto disco…
Esce il nuovo album. Ancora una volta raccontiamo un mondo, dal nostro punto di vista, senza mediazioni, senza troppi fronzoli.
Mi sorprende sempre pensare, ripensare e riscoprire l’essenzialità dei nostri racconti.
Davanti al mare, somigliano al mare.
Abbiamo ideato, scritto, suonato, registrato sotto i venti suggestivi provenienti da sud. Nel sud come luogo dell’anima. L’attesa si sta per compiere mentre il sole ricomincia a scaldare.
Poche settimane ancora, molta curiosità, tanta passione che scivola per ricordarci che fatica porta attesa, attesa porta sospensione, sospesi è più bello immaginare, proiettarsi, sorridere, fumare.
La luna non molla il cielo. Sono le undici.
Scrivo questa Selfie & Told.
E.: Visto che guardi in avanti, che punti l’orizzonte, parlaci del disco in uscita.
Elettronoir: Il prossimo disco s’intitola “Suzu“. Il perché è custodito nella copertina. Verrà svelato lentamente, anche se una ricerca un po’ mirata può condurre a questa parola strana e tenuta più o meno segreta. Usa la sponda storica di un Medio Oriente ferito. Parla dell’umanità ai tempi della disumanizzazione. Racconta di cosa siamo capaci perché non ne siamo più capaci. La via breve. L’istinto primordiale armato di alte tecnologie belliche, che oscurano La Pietà. Forse è troppo quello che ho scritto. I brani diranno (e dicono) tutto meglio. Siamo un gruppo musicale, e già per mettere le didascalie sul disco (ogni brano viene anticipato da un’immagine e da un’introduzione/citazione), abbiamo dovuto chiedere supporto ad un poeta ed a ben due visionari…
E.: … E prima di adesso?
Elettronoir: Usciamo da una trilogia. Abbiamo scritto, prodotto ed inciso tre dischi sulla stessa trama. Scenario Napoli, anni 1977/1982, sei personaggi. Come un film. Come un romanzo. Abbiamo ospitato in questo racconto Gian Maria Volontè, Pier Paolo Pasolini, Sandro Pertini attraverso la voce epica di Nando Martellini durante la telecronaca della finale dei mondiali di calcio del 1982. Abbiamo poi prodotto un EP, roba dal forte senso punk. Colonne sonore, concertini e concertoni.
E.: Da dove vengono gli Elettronoir?
Elettronoir: Dal non voler conformarci alla noia. Sembra passata una vita. Sono 12 anni che è uscito il nostro primo disco. La nostra divisa è polverosa. Non fa tanta scena, è essenziale. Ma ci stanno appuntate tante stellette e spille. Strappi, insuccessi, amarezze, delusioni, resistenze, applausi, baci, spintoni, abbracci. Il colore iniziale non si è mai stinto. Sembrano lustrini ma sono le nostre cicatrici, i segni che ci hanno reso noi, piccoli ma unici. 12 anni di autoproduzioni. 12 anni di musica e racconti cui non potevamo rinunciare. Siamo partiti in 5 oggi ci conosce qualche centinaio di persone. Ci autofinanziamo con i dischi e la passione di chi canta i nostri versi. Sembra poco? Nulla? Ma è quel poco più di niente che ci ha salvato.
E.: Avete una regola, un metodo, che sostiene il vostro stile?
Elettronoir: “Suona per non morire più” dice la nostra “Berliner”. È forse l’unica regola che abbiamo. L’unica regola cui sottostiamo.
E.: Cosa del nuovo disco può essere già svelato?
Elettronoir: Suzu è un disco di suoni ambientali. Satie, Eno, Cage. Suoni di guerra arpeggiati. Liriche essenziali. Synth e Noise. Poco fa ho campionato il suono dei sassi trascinati dalle onde. Se tu che leggi fossi stato qui, capiresti meglio la poesia che si cela dietro ai rumori che ci circondano. E che senso di compiuto si prova nel trovarsi in mezzo a questi micro eventi. È stato un pianoforte, e sarà sempre un pianoforte, ad allargarne gli orizzonti… se il vento scivola, il suono ci rende indelebili. Suzu parla la lingua di ciò che ci circonda, i suoni e le visioni che ci avvolgono, ora e qui. È il suono della realtà che ci ha reso Elettronoir.
“Mia nonna si laureò in medicina./ Truccava il viso,/ poco a dire il vero…/ usciva con le amiche/ ed indossava la minigonna ed i tacchi,/ acquistandoli per corrispondenza./ Profumava il seno con il gelsomino./ Io ho avuto altre possibilità,/ il burka o il kalashnikov…/ e sono salita sui monti”. – “Postalmarket”
Written by Elettronoir
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