“Baires” di Chiara Rapaccini: il doloroso e rivelatore cammino tra il fascino delle donne e dell’Argentina
“Migliaia di persone si accalcavano per strada, intralciando il traffico e confondendosi con le macchine, le motorette, i colectivos, i taxi abusivi gialli e neri, le bande di cani randagi. Quell’umanità colorata si scontrava sui marciapiedi cercando di evitare i dislivelli dell’asfalto gonfiato dalle radici possenti degli alberi, assaltava i banchetti traballanti alla rinfusa sui marciapiedi e, come un esercito di cavallette, invadeva i negozietti dei vicoli, i kioskos della lotteria, le trattoriole da poco dove si potevano trovare ancora le patate bollite con la maionese o l’huevo duro a cinque pesos.”

Ci sono romanzi che ti entrano dentro, storie che ti portano in mondi lontani, non necessariamente fisici, dai quali vorresti non emergere più, nonostante quella sensazione così simile alla paura provata in alcuni momenti.
Uno di questi è “Baires” (Fazi Editore, novembre 2016), secondo romanzo (dopo “La bambina buona”, Sonzogno 2011) di Chiara Rapaccini, in arte RAP, designer, pittrice e scultrice fiorentina trapiantata a Roma dove ha la cattedra di Illustrazione per bambini presso l’Istituto Europeo di Design.
Tutto comincia con Frida e Giovanni, il figlio, su un aereo con destinazione Buenos Aires, nel mese di dicembre. Manca poco al Natale ma ad entrambi non importa troppo del luogo in cui lo trascorreranno, la perdita subita di recente è ancora forte.
Hanno come meta la casa di Rosaria, amica di famiglia da sempre e mentre Frida, artista di professione, organizza la sua prima sfilata di moda, Giovanni parte con un’amica verso Bolivia e Perù. Comincia per Frida un viaggio, anzitutto interiore, alla riscoperta di se stessa e di quell’Argentina dalle mille sfumature.
“Baires” è qualcosa di unico, difficile costringerlo in un genere preciso. È un amalgama tra autobiografia, avventura, noir e favola.
È il tentativo di una donna di comprendere gli anni trascorsi accanto ad un uomo molto più grande di lei, la ricerca di una nuova esistenza libera da costrizioni e sentimenti contrastanti.
“Baires” è magnetico, circondato dai colori, dal calore, dalle contraddizioni, dalla superstizioni, dai ritmi lenti di Buenos Aires, da una sensualità così naturale e prettamente femminile che aleggia tra le pagine.
Il lettore percorre con l’autrice un viaggio di redenzione, scoperchia usanze inusuali e luoghi inimmaginabili. Entra con la protagonista nelle case degli abitanti del posto, negli enormi ed affascinanti bazar in cui si vendono oggetti incredibili, dalle statuette dei santi alle teste delle Barbie.

Frida, nome che rievoca l’artista Kahlo, come quest’ultima porta dentro di sé una profonda sofferenza accompagnata ad una vena artistica che le permette di cogliere ogni piccolo particolare di ciò che le accade attorno.
“Baires” è ammaliatore, a tratti incredibile, impossibile non domandarsi quale sia il confine tra fantastico e realtà.
È la storia di una donna che vive un momento di debolezza, che si rende conto di quanto gli uomini possano influire sull’universo femminile, ma che in realtà, nel profondo, nasconde una grande forza e bellezza che non attendono altro che di essere rivelate.
Un epilogo struggente conclude un romanzo da leggere e rileggere ogni qualvolta si senta la necessità di ritrovare quei luoghi, quelle sensazioni e quella poesia che difficilmente potranno essere scordati.
Written by Rebecca Mais