“Ritrovarsi a Parigi” di Gajto Gazdanov: smarrimento e tormento per un nuovo classico della letteratura
“La donna sparì senza rispondere. Lui si alzò andando verso la porta. Nel crepuscolo sempre più fitto, riuscì appena a distinguere una figura: si allontanava lenta in direzione della foresta, in camicia da notte, a piedi nudi, i capelli lunghi. Sentì i battiti del suo cuore, forti, profondi. Restò per un istante sull’uscio, poi chiuse la porta; la stanza piombò nell’oscurità. Col respiro rotto dall’emozione si spogliò e si mise a letto interrogandosi su quella apparizione, ma cadde subito in un sonno simile al torpore.”

Pierre Fauré vive a Parigi con i genitori e lavora come contabile. Morto il padre il suo compito diviene quello di dare serenità alla madre ma venuta a mancare anche lei ecco che Pierre non comprende più se vi sia ancora una ragione per la quale vivere.
Decide così di accettare l’invito del vecchio amico François a trascorrere alcuni giorni di vacanza nella sua casa di campagna nel sud della Francia. Qui si imbatte in una donna misteriosa, che loro chiamano Marie, la quale vaga per i boschi come avvolta da un profondo sonno. Si tratta forse di una pazza ma preso dalla compassione per ella Pierre decide di portarla con sé a Parigi per tentare di farla guarire.
“Ritrovarsi a Parigi” (Fazi Editore, giugno 2016, traduzione di Manuela Diez) è un romanzo inedito di Gajto Gazdanov, scrittore di estrazione osseta nato a San Pietroburgo nel 1903, vissuto in Siberia e Ucraina, trasferitosi poi a Parigi e morto nel 1971 a Monaco di Baviera.
Considerato il miglior scrittore russo dell’emigrazione russa, Gazdanov ambienta il suo romanzo a Parigi, quella città splendente e madre dei sogni di innumerevoli artisti che per il protagonista è solamente luogo in cui svolgere il proprio lavoro, seppur modesto e ripetitivo, e patria di un desiderio di felicità, semmai questa esistesse.
“Ritrovarsi a Parigi” è il percorso di un francese del dopoguerra la cui vita pare non avergli offerto troppo. La visione di una famiglia come tante con una madre ormai abituata alle privazione e nella quale l’affetto è qualcosa di impalpabile, quasi inesistente.
Ecco quindi che Pierre prende esempio dalla sua esperienza passata, si trova incapace di andare oltre ciò che ha avuto di fronte a sé per anni e nel momento in cui incontra Marie è un po’ come ritrovare se stesso. La donna si trova in uno stato di catalessi simile a quello nel quale si era addentrato lui in seguito alla morte della madre e in qualche modo è per lui naturale dedicarsi ad una parte di se stesso, finalmente qualcuno, o qualcosa, per cui valga la pena sacrificare la propria vita.

Ma possono due incertezze costituire una certezza, così tangibile da fornire ad un uomo una ragione valida per esistere e andare avanti?
Gazdanov non si perde in descrizioni dei luoghi, se non quando Pierre si trova dinanzi a quella foresta che lui stesso si obbliga ad attraversare, la selva simbolica che fin da Dante, è luogo di smarrimento e rinvenimento della ragione.
L’oscurità del primo incontro non è altro che l’inquietudine del protagonista e per riflesso del lettore che con esso riflette su ciò realmente conta, sul passato ma soprattutto sul futuro tanto incerto e talvolta estraneo.
Gajto Gazdanov ricrea atmosfere molto particolari e suggestive plasmando quello che può a pieno titolo porsi tra i nuovi classici della letteratura mondiale.
Written by Rebecca Mais