Islam: l’emergere del fondamentalismo jihadista e l’evoluzione della parola jihad
L’Islam è democrazia o teocrazia?
Con l’emergere del fondamentalismo “jihadista” come principale attore globale affiora questa domanda, divenuta senso comune in occidente dopo l’11 settembre.
È solo da quel momento in poi che la domanda diventa urgente e la risposta a tale interrogativo assume capitale importanza.
Innanzitutto bisogna capire cosa significa la parola Jihad. Il significato di base della parola jihad è quello di “sforzo” per essere un buon musulmano, sforzo per vivere secondo i dettami dell’Islam.
Il termine è caratterizzato da due forme distinte, il jihad minore e quello maggiore. Il jihad maggiore si riferisce allo sforzo interiore per migliorare la propria anima e diventare un essere umano migliore agli occhi di Dio. Pertanto la tradizione islamica attribuisce maggiore importanza al jihad maggiore, ma a livello storico è il jihad minore ad avere avuto più attenzione e ad avere scatenato le più assurde polemiche.
La forma minore del jihad è il jihad fisico. Consisteva ai tempi nel difendersi, combattere in caso fosse stata messa in discussione la propria sicurezza. Se per esempio l’Islam o la società musulmana fossero state messe sotto assedio, un buon musulmano aveva il diritto e l’obbligo di difendere la propria fede, la comunità e se stesso dagli aggressori.
Solo in tempi molto più lontani il concetto di Jihad arriverà ad assumere un nuovo significato. Solo quando i crociati avvieranno una “guerra santa” per conquistare Gerusalemme perché occupata dagli “infedeli”, dai nemici di Cristo. Solo così i musulmani, in risposta alle crociate, posero le basi per la loro personale guerra santa. Fino a quel momento l’Islam non aveva avuto niente di paragonabile al concetto di guerra santa ed è così che la parola jihad cambia di significato.
Per quanto riguarda il concetto di democrazia bisogna fare una distinzione. Capire se stiamo parlando di democrazia intesa come mero processo elettorale o allargamento della partecipazione politica oppure come tessuto politico, giuridico, culturale, sociale fatto di diritti individuali e collettivi. Se parliamo della seconda visione allora parliamo di Islam.
Prima dell’avvento della religione islamica, la società araba dei tempi era stratificata e viveva in un clima di ingiustizia. Vi erano da una parte i Kuraish, l’aristocrazia araba, quella che controllava ogni aspetto dell’organizzazione della società, sia essa politica, economica o sociale. Dall’altra parte vi erano i poveri e bisognosi dalle varie tribù dell’Arabia, che erano costretti a subire continue ingiustizie da parte degli stessi kuraish.
Ingiustizia, corruzione e povertà erano all’ordine del giorno. Le donne non avevano diritti così come gli orfani, i poveri o bisognosi. Dopo la rivelazione del Corano tutto cambia in modo radicale. Con il Corano, il libro sacro dell’Islam, vengono portate alla società araba e poi a tutta l’umanità, i precetti della giustizia sociale, della solidarietà e la perfetta uguaglianza umana. Ogni persona è libera di dare la propria interpretazione alla sacra scrittura non esiste un autorità religiosa comune per tutti i musulmani.
Quando nasce l’islam nasce per portarci valori come uguaglianza tra i generi, separazione tra i poteri, pluralismo, affermazione del diritto positivo. Davanti a Dio, quale unico valore, tutti gli uomini risultano uguali, nelle opportunità e nelle circostanze, nei diritti e nei doveri. L’Islam arriva per imporre l’uguaglianza al di là di ogni divisione raziale perché non conosce alcuna differenziazione nel colore della pelle o nel censo sociale, anche se non nega che gli uomini abbiano diverse attitudini e differenti abilità. I diritti e i doveri di una persona limitano e precisano quelli dell’altra e viceversa. Davanti a Dio siamo tutti uguali.
Per secoli l’Islam e gli imperi arabi o semplicemente islamici (come quello ottomano) avevano esportato a tutto il mondo progresso e conoscenza, arte e cultura. Per secoli i popoli islamici avevano vissuto un età d’oro di un Islam progressivo, quando ancora i paesi occidentali vivevano nell’arretratezza e nell’ignoranza. Ispirati dal Corano i capi musulmani avevano governato vasti imperi, grandissime città ricche di benessere e cultura, centri di sapere e di arte, mentre l’Europa cristiana viveva una fase di declino nota come l’età buia. Grazie allo scambio con gli arabi, gli europei poterono fare quel salto di qualità che riportò la filosofia e altre scienze in Europa. Per esempio gli arabi avevano riportato in occidente la cultura e il pensiero greco, che essi, dopo la caduta dell’impero Romano, avevano non solo conservato ma anche e soprattutto sviluppato. Senza la grande biblioteca dei califfi di Cordova il sapere greco sarebbe stato pressoché dimenticato.
Aristotele per esempio, il grande filosofo greco, fu tradotto e studiato dai migliori filosofi arabi come Avvencie e Avveroè. Gli arabi non progredivano solamente nella filosofia, ma erano riusciti a creare un proprio campo di sapere negli ambiti più svariati, dalla letteratura all’astronomia, alla medicina, all’arte all’architettura e soprattutto nella matematica e nella scienza.
Allora una domanda importante ora può essere la seguente: qual è il motivo oggi di tanta arretratezza e decadenza nei paesi arabi? I motivi di tale decadenza nella società araba non sono da ricercare nell’Islam.
Il vero e proprio declino della civiltà araba è avvenuto nel tempo quando ci si allontana dai precetti del Corano, dalla giustizia sociale islamica. Per la decadenza della politica araba.
Tutto ciò significa che non è la religione islamica in quanto tale a rendere impossibile una visione democratica del mondo, ma che ciò deriva da una sua interpretazione. Purtroppo penso sia un’interpretazione ben finanziata.
Non è l’Islam che porta al terrorismo, perché il terrorismo non ha religione.
Quindi insomma io direi basta con le pretese di pentimento e richieste di scuse a persone che non hanno fatto nulla e che non si sentono nemmeno rappresentate. Piuttosto alziamoci a dire basta contro l’ingiustizia nel mondo, non a chiedere e a pretendere scuse.
Chiediamo invece l’impegno di tutti (di tutte le credenze, religiose e non) a riflettere sul perché del terrorismo e delle guerre. Amici del dialogo, chiedetemi di ragionare, di studiare perché e come nella storia la religione sia strumentalizzata al fine economico e politico e sia strumento di guerra. Ma come persona. Lavoriamo per la giustizia il rispetto l’equità, in questo paese devastato dal degrado sociale e morale, dalla politica corrotta dalla crisi economica. Insieme. Non spostiamo l’attenzione.
La nostra contrarietà a questi atti deve essere dovuta al fatto che siamo umani, non perché apparteniamo a questa o quella confessione.
Ci dobbiamo dissociare e aggiungo che sono stanca (come essere umana non musulmana) di essere strumentalizzata da chi ha sfilato a Parigi per farsi propaganda…
In prima fila l’icona del terrorismo per eccellenza Netanyahu che solo nei 30 giorni di Ramadan scorso ha fatto non meno di 1.875 vittime Palestinesi.
Written Amani Sadat