“Triste, solitario y final” di Osvaldo Soriano: un giallo che non ha soluzione
Pensi all’Argentina e ti vengo subito in mente Maradona, Che Guevara, le pampas e mille altre immagini simbolo di questo lontano Paese. Tra queste, un suo piccolo, grande spazio se lo merita anche Osvaldo Soriano, giornalista e scrittore latino morto nel 1977.
Lo merita per il suo stile narrativo spigoloso e umano, secco e al tempo stesso dolce. Come nel suo primo romanzo, “Triste, solitario y final” (1978, Einaudi), dove l’autore dimostra la sua grandissima dote poetica con personaggi estratti da un inferno cittadino di cemento e acciaio.
Los Angeles, anni ’60. Philip Marlowe è un vecchio investigatore privato, reietto nel suo ufficio desolato e con pochi soldi in tasca.
Una vita passata interamente immerso nei guai, con la polizia e criminali di ogni genere, gli si specchia negli occhi, dietro il fumo di una sigaretta consumata e diluita con un bicchierino di whisky.
Un giorno bussa alla sua porta Stan Laurel, vecchio comico ormai caduto in disgrazia, per affidargli un lavoro: scoprire il perché nessuno gli propone qualche ruolo in un film.
Dopo un attimo di perplessità, il detective accetta l’incarico, più per soldi che per altro.
Non aspettatevi, da adesso in poi, il solito svolgimento di un giallo come tanti. A Soriano non interessa assolutamente una cosa simile, il mistero è destinato a rimanere nascosto tra le pieghe del libro ma nel frattempo Marlowe le becca di santa ragione da un John Wayne spietato.
E picchia pure lui, senza andare per il sottile, con un eroe tragico e solitario contro il mondo.
Per questa sua solitudine accoglie in casa lo stesso Osvaldo Soriano, fattosi personaggio sotto forma di giornalista (che fantasia…), alla ricerca di informazioni su Stan Laurel e il suo compagno di gag, Hardy Ollie. In una ricerca di testimonianze e chiarimenti sul perché queste due stelle di Hollywood siano cadute nel dimenticatoio, Soriano e Marlowe iniziano un viaggio che li porterà addirittura alla notte degli Oscar, insieme a Charlie Chaplin!
Tra lacrime e sangue, parodia e melodramma, lo scrittore argentino ritrae con grande realismo l’America sua contemporanea. Ne sottolinea le contraddizioni, dona un’anima a un anti-eroe sull’orlo dell’abisso e, da diretto spettatore, ne diventa partecipe.
Alla fine non capisci molto, risfogli le pagine pensando di esserti perso qualcosa ma é veramente la fine. Con caffé bollente e una sigaretta accesa.
Written by Timothy Dissegna
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