“Big Bambù” dei gemelli Doug e Mike Starn: dal 10 giugno al Museo Israeliano di Gerusalemme
Deve essere la vertigine che coglie taluni in prossimità di grandi altezze, oppure il senso di vuoto che si impossessa dei nostri sensi quando realizziamo che sotto non c’è niente.
Deve dipendere dalla paura di cadere, oppure dalla voglia di volare, come diceva una nota canzone di Jovanotti, fatto sta che quando ho letto su Focus.it la notizia che vado a riportare, non ho potuto fare a meno di rimanerne attratta.
Si tratta di “Big Bambù”, la scultura con vere e proprie caratteristiche architettoniche dei fratelli statunitensi Doug e Mike Starn che il prossimo 10 giugno aprirà al pubblico al Museo Israeliano di Gerusalemme. Ormai l’opera ha una sua tradizione, poiché Big Bambù, ovvero l’arte degli scalatori, è stata ospitata nel 2011 alla Biennale di Venezia e nel 2012 negli spazi del Museo del Testaccio a Roma.
Consiste in 10.000 steli di bambù montati da scalatori professionisti su una superficie di oltre 700 metri quadrati. Un intreccio di migliaia di aste che si sviluppa fino a circa 25 metri di altezza, attraverso un metodo tradizionale di incastri e intrecci; un organismo vivente liberamente percorribile dai visitatori.
È un’opera che prende forma progressivamente, a mano a mano che i costruttori la montano, senza che vi sia un vero e proprio progetto di base, assecondando la direzione delle canne di bambù. Ogni volta quindi si ha una forma nuova. Una struttura mai uguale a se stessa, perché montata in posti sempre diversi.
Per gli esperti di questo sport, sono racchiusi percorsi e spazi di sosta che permettono di ammirare il panorama circostante, fruibili da 50 persone per volta. Doug e Mike Starn, classe 1961, sono due gemelli che lavorano insieme da oltre vent’anni. Il loro campo è l’arte concettuale e la fotografia.
Le loro opere sono concepite come strutture dinamiche in continua evoluzione, e sono state esposte in musei e gallerie di tutto il mondo. Nel 2010 la loro installazione “Big Bamboo: You Can’t, You Dont’t and You Wont’t Stop” (non puoi, non vuoi e non ti fermerai), in mostra al Metropilitan di New York è stata la nona esposizione più visitata nella storia del museo e la quarta più visitata al mondo di quell’anno. Gli artisti vivono e lavorano a Beacon, New York.
L’idea di fondo è che l’arte debba avvalersi di tutte le capacità sensoriali e che il dispiegarsi delle energie sia parte integrante delle opere stesse. Quindi molto importanti diventano le parole dette o sussurrate dal pubblico, davanti a tale scenario, che formano un tutt’uno con l’opera stessa. Ne fanno parte a tutti gli effetti. Come se il pittore si mettesse fra il quadro e lo sguardo dello spettatore, perché è in quel momento esatto che l’opera prende vita.
“Non sappiamo se il nostro sia un modo nuovo di fare arte” hanno dichiarato i gemelli Starn “Sappiamo di volere fare un’arte in cui essere dentro, per fare scoprire al visitatore tutte le interconnessioni che possono nascere. Così ci si può sentire anche piccoli, ma si scopre di partecipare a qualcosa di immenso”. Buona arrampicata quindi, a tutti gli appassionati di questo sport, e a tutti i grandi “temerari delle vette”.
Written by Cristina Biolcati