“La casa nel bosco”, libro di Gianrico e Francesco Carofiglio: il tema centrale è il cibo
“Sempre, prima della partenza, c’era un senso di attesa, come una lieve febbre dell’anima. Le cose che ci sarebbero accadute quella stagione avrebbero cambiato per sempre le nostre vite. Ne eravamo certi, ogni volta”. Cit.
“La casa nel bosco” di Gianrico e Francesco Carofiglio, edito da Rizzoli nel marzo 2014, è un viaggio nella memoria che, con l’aiuto dei sensi, conduce a rivivere i ricordi dell’infanzia. Un susseguirsi di flashback in cui i due fratelli pugliesi evocano odori, sapori, colori riconducibili al loro passato condiviso.
I fratelli Carofiglio sono molto diversi fra loro, si frequentano poco e, a loro stesso dire, forse nemmeno si sopportano troppo. Ma hanno deciso di scrivere insieme questo romanzo autobiografico che li ha portati a riscoprire il loro rapporto.
Fanno lo stesso mestiere, lo scrittore, e in passato hanno già lavorato insieme, nel 2007, pubblicando la graphic novel “Cacciatori nelle tenebre”, scritta da Gianrico e illustrata da Francesco.
“La casa nel bosco” è il loro primo esperimento di romanzo scritto a 4 mani. I due fratelli scrivono a turno (sempre prima Gianrico per una questione di “anzianità”), narrando in prima persona, con una sequenza di dialoghi esilaranti.
Si ritrova una stile univoco, come se le loro nature diverse avessero concesso qui una tregua, trovando un comune punto d’approdo. Il tema centrale del libro è il cibo, con ricette legate all’infanzia. Piatti assaporati secondo antiche tradizioni di famiglia.
Forse perché il cibo è momento di condivisione ma anche di conflitto. Durante la lettura, scopriamo che Francesco non ama la carne, mangia le verdure e la pasta integrale; Gianrico il contrario. Francesco adora il merluzzo; Gianrico lo detesta. Francesco è schizzinoso, introverso, bravo a disegnare e a suonare il pianoforte. Gianrico è goloso, si definisce cialtrone, ed estroverso. Eppure, qui riescono a mettere da parte le loro diversità e i loro dissapori e a “fare squadra”.
Capita spesso che rivedendo oggetti abbandonati da anni, magari lasciati nella casa dove da piccoli andavamo a trascorrere le vacanze, riaffiorino ricordi di persone, luoghi e sapori che ormai erano stati dimenticati. Ed è proprio questo il meccanismo involontario che scatta nella mente dei due fratelli che, prima di consegnare le chiavi al nuovo acquirente, tornano nella loro vecchia casa di villeggiatura situata in un bosco, per fare l’inventario degli oggetti.
Dopo la morte del padre, a cui il libro è dedicato, quella che per anni era stata la casa delle loro estati, viene venduta. Attraverso questo breve viaggio, i due fratelli che si erano allontanati, si ritrovano nei loro ricordi comuni, giungendo ad una nuova dimensione dello stare assieme.
Nella storia si intrecciano tanti ricordi di amicizie perdute, di amori rubati e di ricette di famiglia. Mitica una torta alla ricotta, che varrebbe davvero la pena di assaggiare. Così come una pasta al forno di rigatoni con la crosta “bruciacchiata”.
Tanti anche i riferimenti agli anni Settanta che portano ad un’immediata immedesimazione da parte di chi li ha vissuti. È una storia di riconciliazione, che fa riflettere sui rapporti familiari e affiorare la nostalgia per un tempo ormai lontano. Personaggi, quelli descritti dai Carofiglio, che rimarranno a lungo nella memoria, perché è vero che da bambini il mondo appare diverso, le strade sono più larghe.
E se indaghiamo nel vissuto di ognuno di noi, ciascuno ha avuto un luogo dove aveva paura ad entrare, in cui le persone presenti mettevano soggezione. Crescendo poi, sappiamo per esperienza, che i fantasmi si allontanano e con essi, anche la nostra capacità di inventare favole. Per questo è così bello ricordare.
Written by Cristina Biolcati