Conclusa la diciottesima edizione del “Milano Film Festival”: vince il film immaginifico di Yann Gonzalez

Domenica 15 settembre si è conclusa la diciottesima edizione del Milano Film Festival, a Milano.

 

La giuria, composta da Davy Chou, Anna Henckel-Donnersmarck e Cosimo Terlizzi ha scelto come miglior film Les Rencontres d’Apres Minuit di Yann Gonzalez, un film immaginifico di tramonti di cartone,  notti americane e cimiteri costruiti in studio.

La storia sembra semplice: ciò che sembra iniziare come un incontro segreto per un’orgia si trasforma in una visione utopica di una potenziale famiglia, ma in realtà si sviluppa su diversi livelli, toccando temi quali il dolore, la morte, il trauma, la poesia e la bellezza.

Menzione speciale ad un altro film francese: Mirage à l’italiennne di Alessandra Celesia, che racconta  la storia di cinque personaggi colti in un momento difficile: la ricerca di un lavoro, la voglia di sconfiggere i propri demoni, l’essere accettati per come si è e il desiderio di superare la propria tristezza.

Il confine tra la realtà e la finzione diventa sottile e non importa se stiamo guardando un documentario od un film di finzione, stiamo seguendo un gruppo di persone che cercano e ritrovano se stessi nel miraggio di un lavoro in una terra lontana.

Nella sezione cortometraggi il miglior film è risultato essere Pequeno Bloque de Cemento con Pelo Alborotado Conteniendo el Mar di Jorge Lopez Navarrete con la menzione speciale all’etiope Chigger Ale di Fanta Ananas / Etiopia,  Citati poi Peristalsi di Enrico Iannaccone (che hja solo 23 anni) e Grzeli Nateli Dgeebi di Nana  Ekvtimishvili e Simon Groß, Nyuszi es oz di Peter Vácz e Quelquun d’Extraordinarie di Monia Chokri.

Il Milano Film Festival ha portato ancora una volta per dieci giorni in città concerti (nello spazio del Parco Sempione), dj set (di fronte al Piccolo Teatro), animazione, la ricca sezione Outsiders (cui sono stati accorpati anche i Soundoc, i film musicali, come, in questa edizione A Band Called Death di Mark Covino, su i Death, o Finding the Funk di Nelson George, sulla storia del funk), estratti di vita (come 12 o’Clock Boys, dii Lofty Nathan, sui ragazzi di Baltimora che ogni domenica mattina attraversano la città impennando, o Boundary di Nontawat Numbenchapol, sull’eccidio cambogiano. Sempre ottimamente curata la sezione colpe di Stato con l’interessantissimo The Act of Killing di Joshua Oppenheimer, Inequality for All di Jacob Kornbluth (in cui si è potuto scoprire il professor Robert Reich) o Dirty Wars di Richard Rowley, sull’uso dei droni.

Il Milano Film Festival, pur con il suo pressapochismo nell’organizzazione di alcuni eventi, e per il gelo che ogni anno lo contraddistingue (si verifica sempre nella peggior settimana, atmosfericamente parlando, di settembre), è sempre molto interessante e nelle pieghe del suo programma ci sono sempre delle chicche: molta attenzione è rivolta all’Africa e all’Asia, si parla di economia e di musica, di storie veramente on the edge, di realtà comuni molto lontane da noi. Di musica e di arte.

Un evento che speriamo non abbandoni Milano.

 

Written by Silvia Tozzi

 

 

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