Trovate Piramidi nel Polo Sud: Antartide come Egitto e Triangolo delle Bermuda

Dopo la notizia del rinvenimento di una gigantesca piramide sul fondo del Triangolo delle Bermuda, ora è un’immagine del Polo Sud a destare la curiosità degli appassionati di misteri e anomalie.

Secondo alcuni, la fotografia in questione sarebbe la prova lampante del fatto che sotto la coltre di ghiaccio dell’Antartico si nasconderebbero delle piramidi. Si tratta di montagne dalla forma particolare, oppure ci troviamo di fronte ad un indizio importante che confermerebbe l’ipotesi di Barberio, secondo la quale Atlantide si troverebbe sotto i ghiacci del Polo Sud?

Ultimamente, tra i blogger, si fa un gran parlare di piramidi. Dopo l’ipotesi della piramide sul fondo del mar dei Caraibi, questa volta l’oggetto della discussione è una immagine scattata tra i ghiacci del Polo Sud che, secondo l’interpretazione di alcuni, mostrerebbe quelle che sembrano due – o forse tre – piramidi in fila, in una configurazione simile a quella che si trova nella Piana di Giza. Gli oggetti sono parzialmente coperti di neve e, oggettivamente, è difficile stabilire se si tratti di montagne particolarmente squadrate e simmetriche, oppure di vere e proprie piramidi.

Se si trattasse di piramidi, questo naturalmente sarebbe una delle scoperte più importanti di tutti i tempi, perché dimostrerebbe che un tempo – come alcuni studi di climatologia hanno confermato – l’Antartide era completamente libera dai ghiacci e godeva di un clima particolarmente mite. Inoltre, un ritrovamento del genere porterebbe nuova linfa ai sostenitori della teoria di Barberio, secondo la quale la mitica Atlantide si troverebbe sotto i ghiacci del Polo Sud – questa idea, abbiamo scoperto da poco, era sostenuta anche dai nazisti, tanto che nel 1938 organizzarono una spedizione al Polo Sud per individuare il continente perduto -.

Se quelle formazioni sotto al ghiaccio fossero piramidi, bisognerebbe riscrivere tutta la storia dell’umanità, perché questa scoperta porterebbe indietro le lancette della storia di molte migliaia di anni, dato che ci sarebbe una incongruenza tra la datazione della grande Piramide di Cheope – che secondo l’archeologia classica risale al 2570 a.C. – e il fatto che il continente Antartico è coperto dai ghiacci da molto più tempo.

È suggestivo il fatto che alcuni dati sembrano tutti convergere nello stesso punto di arrivo: 

1) La scienza non esclude che in passato l’Antartide possa essere stato un luogo dal clima temperato. Secondo uno studio pubblicato su Nature, di cui dà conto il sito web della Bbc, circa 53 milioni di anni fa sulle coste dell’Antartide cresceva una rigogliosa vegetazione tipicamente tropicale. A provarlo sono i resti di pollini e spore recuperati dagli autori della ricerca nel corso di trivellazioni sul posto.

Lo studio indica anche che in quell’epoca geologica in Antartide le temperature superavano i 10 gradi, mentre in estate potevano raggiungere i 25 gradi. Il motivo di tale innalzamento delle temperature non è stato ancora del tutto identificato, probabilmente si è trattato di un’azione congiunta di vari fattori, innescata da potenti eruzioni vulcaniche e dalla diversa circolazione delle correnti oceaniche.

La teoria dello Slittamento Polare è l’ipotesi secondo la quale gli assi di rotazione di un pianeta non sono sempre stati nella stessa posizione di quella attuale o che non vi rimarranno in futuro; in altre parole che i poli fisici di un pianeta si sono, o saranno, spostati. Questo fenomeno è quasi sempre legata al contesto della Terra, ma anche altri corpi del Sistema Solare potrebbero aver avuto esperienze di una riorientazione assiale durante la loro esistenza.

Gli effetti di uno slittamento influiscono sui principali cambiamenti climatici della maggior parte della Terra, come aree che prima formavano la zona equatoriale possono divenire più miti, e aree che prima avevano un clima più temperato possono invece divenire regioni o più equatoriali o più artiche.

2) Secondo uno studio dei ricercatori della scuola politecnica federale di Losannapubblicato sulla rivista “Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology“, l’ultima era glaciale si sarebbe conclusa circa 14.500 anni fa. Lo studio rivela che l’Europa si sarebbe riscaldata di 5 gradi centigradi e che lo scioglimento dei ghiacciai avrebbe liberato in atmosfera ossido di azoto, accelerando a sua volta il processo. I ricercatori affermano che la maggior parte della sostanza sarebbe stata sprigionata dalle piante che cominciavano a prosperare proprio nelle aree appena riscaldate.

Uno slittamento polare avvenuto 14.500 anni fa, avrebbe potuto spedire l’Antartico nell’attuale posizione polare, generando un repentino congelamento di tutto ciò che vi era sopra? L’unica cosa certa è che questa transizione è avvenuta in coincidenza di una delle solite crisi inspiegate, tanto grave da costituire lo spartiacque fra due ere geologiche, il Pleistocene e l’Olocene.

L’era pleistocenica giunge al suo termine, segnato da un imponente risveglio dell’attività vulcanica, da terremoti spaventosi, testimoniati dal crollo delle volte nella maggior parte delle caverne del mondo, e da immani alluvioni, che travolgono milioni di animali. In tutto il mondo ci sono testimonianze di ecatombi agghiaccianti. Come spiegare questa transizione traumatica? Le teorie che cercano di spiegare la causa di uno slittamento polare sono molteplici:

– un asteroide o una cometa velocissimi che colpiscono la Terra con un tale angolo di impatto che la litosfera si muove indipendentemente dal mantello terrestre;

– un asteroide o una cometa velocissimi che colpiscono la Terra con un angolo di impatto in grado di spostare gli assi dell’intero pianeta;

– un oggetto celeste di magnetismo insolito che passa sufficientemente vicino alla Terra da riorientare temporaneamente il campo magnetico, che allora trascina la litosfera verso un nuovo asse di rotazione. Eventualmente il campo magnetico del sole ridetermina di nuovo quello originario della Terra, una volta che il corpo celeste ritorna a una distanza dalla quale non è più in grado di influenzare la Terra;

– una perturbazione della topografia dello strato di confine tra nucleo e mantello, forse indotta dalla diversa rotazione del nucleo e dallo slittamento del vettore di rotazione assiale, comanda la ridistribuzione della massa dello strato di confine;

– la ridistribuzione della massa nel mantello a causa di valanghe di mantello o altre deformazioni.

3) Un team internazionale di ricercatori composto da 18 membri ha scoperto nuove prove a supporto della teoria di un impatto extraterrestre avvenuto tra i 13 mila e i 14 mila anni fa. Le loro prove si basano su del materiale trovato in un sottile strato di roccia sedimentaria in Pennsylvania e Carolina del Sud negli Stati Uniti e in Siria. Questo materiale si distingue poiché al momento della sua creazione esso si può essere formato solo a temperature tra 1700 e 2200 gradi Celsius e come risultato dell’impatto di un corpo cosmico sulla Terra.

4) Un ulteriore studio dimostrerebbe che intorno a 13 mila anni fa, la Terra fu colpita da un intenso bombardamento di corpi celesti. Sulla superficie della Luna sono molto evidenti, mentre sulla Terra occorrono studi appropriati per portarli alla luce. Sono i crateri da impatto, segni evidenti della pioggia di oggetti provenienti dallo spazio.

Una fitta polvere di diamanti è stata ritrovata nei sedimenti presso sei diversi siti archeologici nordamericani. Le  particelle di dimensioni nanoscopiche avrebbero avuto origine da uno sciame di comete o da piccoli asteroidi precipitati sulla Terra quasi tredicimila anni fa. In un impatto che forse portò i mammuth all’estinzione. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori guidati dall’archeologo Douglas Kennettdell’Università dell’Oregon, che ha pubblicato le proprie analisi su Science.

5) Secondo la Teoria della Correlazione di Robert Bauval e Adrian Gilbert, la costruzione delle Piramidi di Giza sarebbe avvenuta in un periodo anteriore al 10.500 a.C. – 12.500 anni fa -, motivando questa retrodatazione con la correlazione tra la tra la posizione delle principali tre piramidi della necropoli di Giza e le tre stelle centrali della costellazione di Orione, e che questa correlazione fu volontariamente creata da chi costruì le piramidi. Il riferimento alla data di 12.500 anni fa è significativo per Hancock, dato che la posizione delle piramidi indicherebbe il momento preciso in cui una civiltà avanzata precedente alla nostra ha visto il suo tramonto a causa di un cataclisma globale.

Nel suo libro Impronte degli DeiGraham Hancock ha trovato delle piste di riflessione che conducono tutte verso un punto preciso. Secondo Hancock, le Piramidi sono state costruite in ogni cultura del pianeta e i loro monumenti contengono configurazioni astronomiche più o meno evidenti. Ogni cultura ha venerato i propri re come divinità. Le loro religioni erano tutte improntate alla ricerca dell’immortalità dell’anima e i loro sacerdoti erano tutti astronomi sofisticati, con conoscenze anticipatorie dei moti celesti. Il serpente – o il rettile – è una figura simbolica presente in tutte le culture ed è ritenuto sacro.

Questa grande unitarietà culturale fa pensare ad Hancock che la civiltà umana non nasca improvvisamente dal nulla, ma che sia stata “aiutata” da qualcuno con conoscenze culturali e tecnologiche estremamente avanzate. Una prova a sostegno di questa teoria è la diffusione dell’agricoltura. Si è scoperto, infatti, che l’agricoltura è nata contemporaneamente in almeno sei aree del mondo senza alcuna relazione apparente fra loro: il Centro e Sud America, la Mezzaluna Fertile, l’Africa Centrale, la Cina orientale ed il Sud Est asiatico. Inoltre, rimane il grande mistero dei Sumeri, considerati come la prima popolazione sedentaria al mondo, dopo le civiltà della valle dell’Indo, che possa essere considerata “civilizzata”.

Il mistero della civiltà Sumera

L’origine dei Sumeri è ancora avvolta nel mistero. Nella cultura sumera, possiamo riconoscere moltissime delle istituzioni proprie delle nostra “moderna” civiltà: le prime scuole, il sistema legislativo, il primo sistema di scrittura, la ruota, la medicina, la chirurgia, la prima moneta, la matematica e la cosmologia erano tutte sumere. E proprio dai sumeri i babilonesi ereditarono il loro immenso sapere affinandolo ed ampliandolo. I sumeri furono i primi a lavorare la stagno e il rame. In particolare il primo, difficilissimo da lavorare, richiede tecniche avanzatissime per essere estratto dalla cassiterite. Come avevano i sumeri queste conoscenze avanzate?

Inoltre, non bisogna dimenticare, che i sumeri sono stati i primi a tramandare i racconti sul diluvio, quindi possono considerarsi i primi testimoni di questa antica consapevolezza del cataclisma avvenuto tra i 12 mila e i 14 mila anni fa. L’Epopea di Gilgamesh narra la storia di Gilgamesh, mitico re dei Sumeri, per due terzi divino e per un terzo umano – un ibrido umano-alieno -, che regnò su una delle più antiche città: Uruk (“l’ovile“, nel senso che gli “dei”, hanno allevato l’umanità come bestiame!), il più antico agglomerato urbano dell’odierno Iraq, nelle vicinanze del golfo Persico.

Durante uno di questi lunghi viaggi Gilgamesh raggiunse Utnapishtim, un vegliardo scampato al diluvio universale allo stesso modo di Noè, di cui riferisce il Vecchio Testamento. Anche questo grande vecchio, secondo tali ricordi sumerici, si era costruito un’arca. Utnapishtim, ricevuto Gilgamesh, gli raccontò delle sue peripezie con l’arca, della sua salvezza dal diluvio e gli riferì di quanto esisteva prima sulla terra.

Se, come si pensa, la civiltà sumera risale a circa 6 mila anni fa, che cosa è successo nel periodo tra i 13 mila e i 6 mila anni fa, cioè tra la “fine della glaciazione” (il cataclisma globale) e l’avvento della Civiltà Sumera? Chi erano le “divinità” che abitavano il nostro pianeta e che hanno “donato” la civilizzazione all’Homo Sapiens? Erano gli antichi abitanti dell’antica Civiltà Atlantidea che hanno risollevato le sorti dell’umanità, oppure si tratta di “divinità aliene”, come affermano i teorici degli Antichi Astronauti?

 

 Fonte:

Il Navigatore curioso

 

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