Impressioni veronesi sul “Rock Economy” di Adriano Celentano
Sono le 11.30 di Mercoledì 10 Ottobre, il day after del “Rock Economy” di Adriano Celentano all’Arena di Verona. Del concerto ormai solo un bel ricordo: ho già attivato la modalità turista e voglio scoprire, a tempo di record, le bellezze del posto.
Sto passeggiando per le strade della Verona vecchia, dove la storia ti ammicca ad ogni passo ed ogni pietra mette in moto i meccanismi più reconditi dell’immaginazione. Quando all’altezza di piazza Sant’Anastasia scorgo una calca di gente. Non si trovano li in coda per entrare nella meravigliosa basilica di Sant’Anastasia, recentemente restaurata; aspettano invece che Celentano esca dallo storico Hotel Due Torri o almeno che si affacci per un saluto e qualche foto.
Circa duecento fans più o meno sfegatati si scambiano impressioni sul “concertone” e, con la macchina fotografica in pugno, attendono impazienti. Provengono da tutta Italia, qualcuno anche dall’estero. Ci sono ragazzi che recano sul viso stanco i segni di un tour de force non ancora concluso; adulti che, parlandone, lo chiamano Adriano, come fosse uno di famiglia. I fedelissimi sono arrivati addirittura alle 8 e sono determinati a restare li fino a quando “il molleggiato” non batta un colpo.
Inizio a chiacchierare con qualcuno. C’è Renzo che è venuto da Cosenza, dopo un viaggio avventuroso, prima in macchina poi in aereo. I genitori gli hanno trasmesso la passione per Celentano e lui, da musicista, ne ha interpretato spesso le canzoni. “Fantastico” è l’aggettivo che riserva allo spettacolo della sera precedente. Per lui si tratta di una vittoria dell’artista sui tanti detrattori e anche sulla RAI, ancora una volta gabbata.
Per la signora Paola, veronese doc, l’elemento straordinario dell’Adriano live consiste nell’aver visto i padri cantare assieme ai figli, sintomo che il concerto è piaciuto davvero a tutti. Alla domanda se preferisce il Celentano cantante a quello predicatore la risposta è secca: “Deve cantare! A parlare sono buoni tutti ma chi va ad un concerto di Celentano vuol sentire le sue canzoni!”
Nel frattempo la folla, sempre più numerosa, inizia ad intonare “Azzurro” e “Il ragazzo della via Gluck”, per indurre – vanamente – il molleggiato almeno ad affacciarsi alla finestra pontifi… pardon!… alla finestra dell’albergo.
Ad uno ad uno sfilano i suoi collaboratori, sorridenti e disponibili con i presenti. C’è il maestro Fio Zanotti (vd. video) e anche Gianni Dall’Aglio, storico batterista de “I Ribelli”, il gruppo che negli anni ’60 accompagnava il cantante milanese. Di lui neanche l’ombra.
Tra i presenti un ragazzo spicca per l’abbigliamento – cappello in perfetto stile Celentano – e per una vaga somiglianza con il cantautore. Si chiama Michele Mancini, abita a Torino ed è arrivato a Verona da tre giorni, manco a dirlo per il grande evento.
Del suo idolo conosce vita, morte e miracoli… ebbene sì, pare che il buon Adriano sia capace anche di questo a giudicare dalla vicina basilica completamente ignorata dagli astanti. Ma Sant’Anastasia, non ce ne voglia, oggi può aspettare…
Per Michele lo spettacolo di ieri è stato stupendo ed è la dimostrazione che si tratta di un artista a tutto tondo che non ha paura di mettersi in gioco e di avventurarsi nel dialogo col pubblico, anche su temi più spinosi. Ha seguito da vicino gli ultimi anni della carriera dell’artista ma è preparato anche sul periodo precedente, al punto che, quando un tale si avvicina proponendogli tutti i vinili di Celentano, Michele lo scambia per un potenziale acquirente dei propri; richiesta ovviamente declinata!
Da fan indomabile ha assistito ad entrambe le serate, apprezzando però maggiormente la seconda. Nella prima, infatti, un disguido con il suggeritore elettronico ha minato il discorso del cantautore, costringendolo ad andare a braccio. Degna di lode, a suo avviso, è stata anche la performance di Gianni Morandi, bravo a richiamare sul palco la ragazza russa che aveva tentato di bruciare sul tempo gli uomini della sicurezza.
Accanto a Michele c’è Silvana, reduce dall’ultimo concerto dell’artista, quello del ’94 in occasione dell’inaugurazione del Palatorino, allora Palastampa.
Per lei il Rock Economy è stato senza dubbio superiore rispetto al live precedente, per acustica e per vivacità. L’unica nota dolente riguarda il merchandising, inadeguato alla mole di spettatori che erano attesi. Su una cosa Silvana e Michele sono concordi: se domani ci fosse un altro Adriano live, correrebbero a comprare i biglietti.
Intanto si sono fatte le 15 e spuntano i primi panini. I fans meno agguerriti hanno ormai mollato l’osso, complici le inflessibili guardie del corpo, cerberi dall’aspetto poco rassicurante, e anche chi vi scrive non può più attendere, pena la perdita del volo di ritorno.
Michele si rivela però un collaboratore prezioso e si impegna ad aggiornarmi in merito alla tanto attesa sortita e a mandare qualche foto. Sarà di parola.
Alle 17.20 ecco la fumata bianca: l’attesa di Michele e di tanti altri fans è finalmente premiata, “Adriano – scrive Michele – ha salutato, stretto qualche mano, fatto i suoi soliti bellissimi sorrisi ed è andato via, portandosi con sé l’evento e tutta l’attesa”.
Written by Nino Fazio
Photo by Michele Mancini
Celentano è un grande della musica :-) ma, come ogni artista, deve limitarsi a fare solo quello per cui è tanto amato e acclamato ;-) la politica non è il suo forte e, fino a prova contraria, siamo tutti quanti bravi con le parole ma non altrettanto con i fatti. Per il resto questo suo ultimo (considerando l’età) concerto è stato un successo :-)
Concordiamo Silvia!
Silvia!Hai condensato le opinioni dei fans, che preferiscono di gran lunga il Celentano cantante a quello “politico”, forse perché di politici ce ne sono già troppi:)