“Di demo in peggio” di Calogero Incandela – recensione di Emanuele Bertola

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In ogni compagnia di amici che si rispetti c’è sempre qualcuno che riesce a prendere qualsiasi cosa sul ridere, quel tipo di amico che tira tardi la sera con chiunque parlando degli argomenti più strani, quello che cascasse il mondo riesce sempre a strappare un sorriso e di cui a volte non si riesce a capire dove finisca il carattere e dove cominci il personaggio, un individuo nello stile del protagonista di uno qualsiasi dei libri di Fabio Volo, che anche a 30 anni suonati resta un po’ ragazzino e che forse dentro sè ha pure qualche paranoia e quando sta da solo si deprime un po’, ma vicino agli amici, davanti a un boccale di birra e magari con una chitarra tra le mani, ride, scherza e fa divertire come sempre, che si parli dei massimi sistemi o di stitichezza.

L’avere a che fare con un tale personaggio spesso si porta dietro un costante dubbio, l’impossibilità materiale di capire, mentre lo si ascolta, se quel che sta raccontando è l’ennesima battuta di un gusto non sempre raffinato o qualcosa di serio, se dietro una frecciatina divertente ci sia altro o se invece quella persona sia semplicemente in grado di restare sempre e in ogni caso fuori dagli schemi, da qualsiasi tipo di schema ben definito, che consciamente o inconsciamente stia al di fuori di ogni regola, per vocazione più che per scelta.

Se a tutto questo si aggiunge un umorismo grottesco e un po’ d’avanguardia oltre che satirico, un po’ Monty Python e un po’ Andy Kaufman, l’identikit diventa perfettamente calzante per Calogero Incandela, al secolo Salvo Mineo – e già la scelta del nome d’arte è tutto un programma -, cantautore palermitano che pare essere costantemente sotto l’effetto di qualche esilarante sostanza psicotropa, o semplicemente un pazzo fatto e finito, nel senso buono del termine, sia chiaro.

La pazzia di Calogero e del suo album di debutto ufficiale, “Di demo in peggio“, è volta al prendere e prendersi in giro, all’esternare qualche preoccupazione e qualche cocente delusione con una metafora che volenti o nolenti fa scattare le risate generali, perchè come si possono affrontare senza sorridere canzoni dai titoli strambi come “Ali di pollo“, “Il cerume” o “La cacca dei boyscout“?

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Eppure dietro questi titoli forse un po’ trash e dietro i testi altrettanto stranianti si nascondono messaggi per nulla stupidi, storie di delusioni quotidiane, di ambizioni spezzate come ali di pollo arse dal sole e di una lotta per restare a galla in un mondo sporco che assomiglia a un mare di cerume in cui “mi sento più invischiato e ci perdo finanche lo stivale”, oppure no, si tratta solo di un delirio da tasso alcolemico altissimo; è un mistero destinato a restare irrisolto, come irrisolto rimane il dubbio su chi si stia prendendo gioco di chi, perchè Calogero, armato soltanto della sua chitarra, canta frasi talmente originali che il sentore di non averle acchiappate per bene continua ad aleggiare, frasi e metafore che si susseguono e si sovrappongono, fatte di rime ricercate ed altre ripetitive – chissà perchè, non trovava le parole? O c’è qualcos’altro? – che completano l’insolita scenografia di questo EP.

Cinque, tanti sono i brani con cui l’artista siciliano sceglie di farci passare un simpatico quarto d’ora, parlando di “Raffaello” e raccontando che “Giuseppe ha preso casa” davanti al bancone di un bar o seduti su una panchina del parco, in un’atmosfera tanto surreale quanto affascinante.

15 minuti per un EP che lascia il segno, “Di demo in peggio” è l’espressione di Calogero Incandela, interprete di una musica e di una visione del mondo che ribalta gli schemi, pazzo, o forse geniale, cantautore che affronta la vita parlando di argomenti seri con scioccheria e di argomenti imbarazzanti con passione, un po’ come un novello Roberto Benigni (ve lo ricordate “L’inno del corpo sciolto”?).

Se c’è una certezza è che Calogero non aspira al successo di massa, magari attraverso vie fin troppo lastricate di fenomeni da baraccone e meteore, probabilmente preferisce suonarsela allegramente tra le vie del mercato della sua Palermo, e a ben vedere in fondo è un’ottima scelta, chi lo ama saprà sempre dove trovarlo per qualche bella risata, e se non altro lì le ali di pollo abbondano…

Written by Emanuele Bertola

 

http://youtu.be/gqgDWKoGW4k

 

Tracklist

  1. Ali di pollo
  2. Giuseppe ha preso casa
  3. Il cerume
  4. La cacca dei boyscout
  5. Raffaello

 

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