“Solo l’uomo” poesia di Pablo Neruda: per questo esisto
Di seguito si potrà leggere la poesia intitolata “Solo l’uomo” di Pablo Neruda ed una breve biografia del poeta.
“Solo l’uomo”
Io attraversai le ostili
cordigliere,
tra gli alberi passai a cavallo.
L’humus ha lasciato
sul suolo
il suo tappeto millenario.
Le cime degli alberi si toccano,
nella tremante comunione.
Sotto, la selva è oscura.
Un breve volo, un grido,
gli uccelli del freddo,
le volpi dalla coda elettrica,
gli uccelli dalla coda elettrica,
una grande foglia che cade,
e il mio cavallo calpesta il morbido
letto dell’albero addormentato,
ma sotto la terra
gli alberi di nuovo
si conoscono e si toccano.
La selva è una sola,
una sola manciata di profumo,
una sola radice sotto la terra.
Gli spilli mi pungevano,
le pietre dure ferivano il mio cavallo,
il gelo frugava sotto i miei abiti logori
cercando il mio cuore per cantare e assopirlo.
I fiumi che nascevano
davanti ai miei occhi scorrevano veloci
e volevano uccidermi.
D’improvviso un albero ostacolava il sentiero
come se si fosse
messo a camminare e allora
l’avesse abbattuto
la selva, e stava lì
grande come mille uomini,
con la sua chioma folta,
pullulante d’insetti
fradicio di pioggia,
ma dalla morte
voleva fermarmi.
lo saltai l’albero,
lo feci a pezzi con l’ascia,
accarezzai le sue belle foglie come mani,
toccai le potenti
radici che molto più di me
conoscevano la terra.
lo scavalcai l’albero,
attraversai tutti i fiumi,
la schiuma mi portava,
le pietre mi mentivano,
l’aria verde che produceva
gioielli a ogni istante
aggrediva la mia fronte,
bruciava le mie ciglia.
lo attraversai le alte cordigliere
perché con me un uomo,
un altro, un uomo
camminava al mio fianco.
Non venivano gli alberi,
non scorreva con me l’acqua
vertiginosa che volle uccidermi,
né la terra ispida.
Solo l’uomo,
solo l’uomo era con me.
Non le mani dell’albero,
belle come volti, né le gravi
radici che conoscono la terra
mi aiutarono.
Solo l’uomo.
Non so come si chiama.
Era povero come me, aveva
i miei stessi occhi, e con quelli
apriva il sentiero
perché un altro uomo passasse.
Ed eccomi qui.
Per questo esisto.
Credo
che non ci uniremo lassù in cima.
Credo
che sotto la terra niente ci aspetti,
ma sulla terra
andiamo insieme.
La nostra comunione è sulla terra.
Pablo Neruda, pseudonimo di Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto, nacque a Parral il 12 luglio del 1904 e morì a Santiago del Cile il 23 settembre del 1973.
Poeta, diplomatico e politico cileno, è considerato mondialmente una delle più importanti figure della letteratura latino-americana del Novecento.
Scelse lo pseudonimo di Pablo Neruda in onore dello scrittore e poeta ceco Jan Neruda. Nome che in seguito gli fu riconosciuto anche a livello legale.
Definito da Gabriel García Márquez «il più grande poeta del XX secolo, in qualsiasi lingua» e considerato da Harold Bloom tra gli scrittori più rappresentativi del canone occidentale, è stato insignito nel 1971 del premio Nobel per la letteratura.
Ha anche ricoperto per il proprio Paese incarichi di primo piano, diplomatici e politici, come quello di Senatore. Inoltre è conosciuto per la sua adesione al comunismo (per cui subì censure e persecuzioni politiche, dovendo anche espatriare a causa della sua opposizione al governo autoritario di Gabriel González Videla), la sua candidatura a Presidente del Cile nel 1970, e il successivo sostegno al socialista Salvador Allende.
Morì in un ospedale di Santiago poco dopo il golpe del generale Augusto Pinochet nel 1973, ufficialmente di tumore ma in circostanze ritenute dubbie, mentre stava per partire per un nuovo esilio.
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