"Pagine nuove nel più antico libro" di Lilliana Comes. La poetessa incanta palazzo Gravina.

Donne viandanti, d’oriente e d’occidente, sentieri lunari dominanti dalle maree delle acque da cui principia la vita attendono la parola che le ri-crea gelose dei loro irrmediabili silenzi“.  Le parole scritte da Angelo Calabrese danno inizio alla prima di Lilliana Comes.

I want To live another Dream” . Questa è la frase che la città di Napoli, sogna e vuole pronunciare insieme ai suoi giovani ed insieme alle sue donne. Una Napoli costantemente legata alle sue genti, alle sue tradizioni, semplici pezzi di storia che hanno reso questa città “bella e maledetta”.

Le donne sono un utile strumento per la conoscenza dell’animo umano ma non solo, sono anche una costante ricerca di un immortalità, di una magia popolare e leggendaria.

Un viaggio attraverso la femminilità partenopea, donne provenienti da stili diversi, ma legate ad un unico destino; L’amore. Un sentimento o un emozione che il mondo conosce da secoli, ma che Napoli ha diffuso nella sua storia, legata alle strade, e anche alle sue donne. L’Amore è legato a molte personalità femminili, le quali hanno saputo diffondere nel mondo valori semplici, chiari e indelebili, i quali ancora oggi attraversano il cuore di molte madri, nonne e ragazze della nostra Napoli.

L’Amore è la “maschera” della Napoli segreta, di una città legata alle sue bellezze naturali, considerandole come donne, da cui trarre l’essenza della vita. Il “Vesuvium Sum” è un opera che racchiude il cuore pulsante della nostra Napoli; il Vesuvio.

Una montagna che al suo interno nasconde la vera “Passione” delle donne di Napoli, forti come il marmo e passionali come il fuoco, che arde nei loro cuori. L’ultima eruzione del vulcano, datata 1944, fu un esplosione lavica, una corrente di fiume rosso che scendeva dal cratere fino ad arrivare alle pendici. Una corrente rossa, proprio come il pianto “Rosso” delle donne cha hanno saputo difendere la città e che la portano nel cuore, lontane da strade e affetti che hanno reso loro speciali.

La passione e l’amore non sono gli unici sentimenti che troviamo sulle tante maschere indossate dalle donne di Napoli. Ci sono molti altri legati a questo genere come la semplicità della vita, che al meglio descrive la “Sibilla Cumana”. Una donna magica, rappresentata  artisticamente da donne che amano la libertà di espressione, di ragione, di istinto ma soprattutto di avventura. Donne che rimangano ad occhi chiusi, e che sognano la libertà che solo la “Sibilla Cumana” sa dare e trasmettere. Il blu che si unisce al giallo, libertà che si unisce alla semplicità, ma non povera ma ricca di femminilità e decisone.

Femminilità decisa è Matilde Serao, una scrittrice e giornalista protagonista del rinnovamento della pubblicistica italiana negli anni cruciali tra Ottocento e Novecento, è stata anche la prima donna  ad aver fondato e diretto un quotidiano. Una donna animata dalla propria ambizione, che spesso sapeva come riscatto, perché anche se le donne sono decisamente semplici e forti, spesso la società le sottovaluta, le intimidisce ma soprattutto le spaventa. Matilde Serao non è stata questa donna, anzi ha sempre dimostrato una personalità accesa e femminile, dai colori chiari e forti, come nel quadro “Matilde”. Una donna con una grande voglia di risalire la scala sociale, cambiando le carte da gioco, non più solo maschili ma anche femminili. “Matilde” insegna noi, l’indipendenza della donna partenopea, una personalità che sa andare oltre i limiti, “scavalcando” muri alti ma bassi per la loro volontà di agire e di rendere Napoli,  e le sue donne una “Diva Parthenia”.

Donne che diventano l’ebbrezza dell’oceano di Napoli, di una lunga distesa di acqua cristallina, soffice e pura. Protagoniste di un tempo lontano ma pieno di luce, frammenti  che brillano solo esclusivamente in due posti; nel mare di Napoli e nelle sue donne. La “Diva Parthenia” è la donna che guarda al futuro della sua città e della sua storia, ma con cuore e razionalità, non dimenticando la sua essenza vitale la “Forza”.

Una Forza nascosta nel cuore di un’altra protagonista della storia femminile partenopea; Eleonora Pimental Fonseca. Una donna patriota  e politica italiana. Eleonora dallo sguardo dolce e leggendario è stata una delle figure più rilevanti della breve esperienza della Repubblica Napoletana del 1799. L’opera “Eleonora” rappresenta al meglio la sua essenza vitale e femminile, di una donna combattiva e ribelle. La donna nel quadro è raffigurata di profilo, quello destro, un lato di un viso che simboleggia l’anima di una donna e di donne che cercano risposte e che vogliono chiarezza.

Napoli con la sua incantata sirena terminano questo breve ma intenso viaggio, sulle sponde di spiagge, di vite femminili, che hanno reso la città e il suo popolo dei ricercatori costanti e le donne dei pilastri della vita stessa. “Blu Sirena” trasmette ogni frammento di emozioni, affrontati in questo piccolo percorso, fatto di parole, storia e arte. La lunga coda della sirena, indica la strada lunga che c’è da percorrere, per tante di quelle donne partenopee che ogni giorno nascondono quello che hanno dentro, e che sentono, ma i lunghi capelli rossi rappresentano la loro forza, vitalità e grinta che rimarrà indelebile negli anni.

Dietro uno sfondo blu, vuoto ma non spento, uno spazio diventato il futuro di una città ma soprattutto dove oggi le giovani e non giovani donne di Napoli, potranno costruire una strada migliore. Progettando figure, semplici e forti…per sempre, questa è la “Poestessa“…Lilliana Comes.

Leggi intervista a Lilliana Comes:

http://oubliettemagazine.com/2011/04/04/intervista-di-giuseppe-giulio-alla-femme-fatale-dei-colori-liliana-comes-2/

Video realizzato da Marco Mirante:

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=TZ1wL70GsEM&w=560&h=315]

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3 pensieri su “"Pagine nuove nel più antico libro" di Lilliana Comes. La poetessa incanta palazzo Gravina.

  1. Una traccia di stile antico e moderno, più antico che moderno aggiungerei, se si percorrono tempi molto addietro e significativi: il Vesuvio, il volto d’una Napoli sofferta e magnifica, i colori d’una Napoli molto sofferente quella descritta e vista con gli occhi di Matilde Serao, bravissima giornalista, scrittrice indiscussa.

    Anna Scarpetta

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