Sarah Kane, tutto il teatro, recensione a cura di Alessandro Vigliani
C’è chi vive cento anni di tranquillità e chi in ventotto anni racchiude tutto il proprio splendore, concentrando in meno di trent’anni sorrisi, pianti, disperazione e dolori troppo grandi da superare.
Sarah Kane, nata nel 1971 e morta suicida nel 1999, si è bruciata in fretta, certo, ma ci ha lasciato tanto anche se il tutto in soli cinque testi teatrali che possiamo leggere, apprezzare, amare, grazie a “Sarah Kane, tutto il teatro” libro edito nel 2000 dalla Einaudi per la collana “Collezione di Teatro”.
Sarah Kane è una voce senza compromessi, crea immagini di grande forza che ricostruiscono paesaggi di rovine e desolazione dove uomini si sopraffanno ed esercitano senza pietà ogni tipo di violenza l’uno sull’altro.
Ambientazioni grigie, dove il sangue è una linea rossa che unisce tutti i personaggi, dove gli stessi sono burattini che Sarah Kane muove con maestria e che all’occorrenza fornisce di cuore e anima.
Le sue storie sono frutto di un’attenta elaborazione stilistica, registri narrativi capaci di prendere a pugni il lettore e lasciarlo tramortito.
La sua ricerca espressiva utilizza un linguaggio minuzioso e visionario che si rifà a una tradizione precisa di orrori scenici presenti in tutta la cultura scenica anglosassone.
Criticata, amata, odiata, Sarah Kane rappresenta ancora oggi e ancor di più dalla data della sua forzata dipartita uno dei punti più alti del teatro londinese. E Blasted che con le sue scene di stupri, cannibalismo e violenza creò scandalo in Inghilterra, è oggi il testo più importante in scena a Londra.
E Sarah Kane è uno di quegli autori da studiare sia che si faccia narrativa, poesia o si voglia semplicemente essere lettori.
Quindi di lei leggete tutto quello che ci ha lasciato.
Tutto il teatro.
Sarah Kane ha scritto: Blasted (1995), Phaedra’s Love (1996), Cleansed (1998), Crave (1998), 4:48 Psychosis e la sceneggiatura del cortometraggio Skin diretto da Vincent O’Connell.
Written by Alessandro Vigliani
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