“Distacco” poesia di Boris Pasternak: la partenza di lei fu come fuga

“Distacco”

Boris Pasternak

Dalla soglia un uomo guarda,
la casa non riconosce.
La partenza di lei fu come fuga.
Ovunque tracce di scompiglio.

Dappertutto nelle stanze il caos.
La portata della devastazione egli
non vede a causa delle lacrime
e di un attacco di emicrania.

Negli orecchi dal mattino un rumore.
Ricorda o sogna?
E perché nella mente sempre più
gli s’insinua il pensiero del mare?

Quando ai vetri attraverso la brina
non si vede la luce di dio,
doppiamente l’angoscia ineluttabile
somiglia alla solitudine del mare.

Gli era così cara
con ogni lineamento,
come al mare vicine le rive
con la linea tutta della risacca.

Come i giunchi sommerge
la piena dopo il fortunale,
sono scomparsi sul fondo della sua anima
i tratti e le forme di lei.

In anni di travagli, in tempi,
di vita impensabile
fu a lui su dal fondo sospinta.
dall’onda della sorte.

Tra ostacoli innumeri,
superando i pericoli,
l’onda la portava, portava
e strettamente congiunse.

 

Boris Pasternak - poesie - Distacco
Boris Pasternak – poesie – Distacco

Boris Leonidovič Pasternàk (Mosca, 10 febbraio 1890 – Peredelkino, 30 maggio 1960) è stato un poeta e scrittore russo. Nato da agiata famiglia ebraica assimilata, trascorse l’infanzia in un ambiente intellettuale ed artistico. Suo padre Leonid era artista e professore alla Scuola moscovita di pittura, sua madre, Rosa Kaufmann, era pianista.

Vivere significa sempre lanciarsi in avanti, verso qualcosa di superiore, verso la perfezione, lanciarsi e cercare di arrivarci.– tratto da “Il dottor Živago”

Fin da giovanissimo ebbe modo di incontrare personalità importanti del tempo, ad esempio, lo scrittore Lev Tolstoj. Ma il periodo che dovrà affrontare la Russia sarà difficile, la Rivoluzione porterà allo smarrimento per i più talentuosi scrittori e con la mancanza di dialogo con la restante Europa si avrà una inopportuna discesa verso la persecuzione intellettuale.

Ed è proprio questa la fine del grande Pasternak: i servizi segreti lo costrinsero all’isolamento ed alla povertà. Il suo unico romanzo “Il dottor Živago” venne pubblicato in Italia nel 1957 da Feltrinelli con una leggendaria fuga dai confini russi, un anno dopo vinse il premio Nobel per la letteratura ma l’autore non poté ritirare il premio che, invece, fu consegnato al figlio Evgenij Pasternàk dopo 31 anni, nel 1989, un anno dopo la pubblicazione del romano in Russia (l’ormai Unione Sovietica). Le vicissitudini che accompagnano i grandi poeti e scrittori ed i governi insegnano sul concetto di libertà di parola e di stampa.

La parola è un morbo che infetta, lo si è visto in tutte le più grandi dittature ma anche in tutte le antiche e recenti “prove” di democrazia. E la parola del poeta è ritenuta pericolosa da qualsiasi tipologia di governo per il suo tendere all’eterno, per il suo tipico sconfinare dalle leggi temporali, per il potere innato di rivoluzione soggettiva tanto temuto dai “governanti”.

“In anni di travagli, in tempi,

di vita impensabile

fu a lui su dal fondo sospinta.

dall’onda della sorte.”

“Gesù disse:chi cerca non smetta di cercare finché non trova e quando troverà resterà sconvolto e, così sconvolto, farà cose meravigliose e regnerà sul Tutto“.” – tratto dal Vangelo di Tommaso

 

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