“Nuove stanze” poesia di Eugenio Montale: gli ultimi fili di tabacco
Di seguito si potrà leggere la poesia intitolata “Nuove stanze” di Eugenio Montale ed una breve biografia del poeta.
“Nuove stanze”

Poi che gli ultimi fili di tabacco
al tuo gesto si spengono nel piatto
di cristallo, al soffitto lenta sale
la spirale del fumo
che gli alfieri e i cavalli degli scacchi
guardano stupefatti; e nuovi anelli
la seguono, più mobili di quelli
delle tua dita.
La morgana che in cielo liberava
torri e ponti è sparita
al primo soffio; s’apre la finestra
non vista e il fumo s’agita. Là in fondo,
altro stormo si muove: una tregenda
d’uomini che non sa questo tuo incenso,
nella scacchiera di cui puoi tu sola
comporre il senso.
Il mio dubbio d’un tempo era se forse
tu stessa ignori il giuoco che si svolge
sul quadrato e ora è nembo alle tue porte:
follìa di morte non si placa a poco
prezzo, se poco è il lampo del tuo sguardo
ma domanda altri fuochi, oltre le fitte
cortine che per te fomenta il dio
del caso, quando assiste.
Oggi so ciò che vuoi; batte il suo fioco
tocco la Martinella ed impaura
le sagome d’avorio in una luce
spettrale di nevaio. Ma resiste
e vince il premio della solitaria
veglia chi può con te allo specchio ustorio
che accieca le pedine opporre i tuoi
occhi d’acciaio.
***

Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre 1896 e muore a Milano il 12 settembre del 1981.
Poeta, giornalista, traduttore, critico musicalee scrittore italiano è stato insignito nel 1975 del Premio Nobel per la letteratura.
Tra i massimi poeti italiani del Novecento, già dalla prima raccolta intitolata Ossi di seppia (edita nel 1925) fissò i termini di una poetica del negativo in cui il “male di vivere” si esprime attraverso la corrosione dell’Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.
Questo tipo particolare di poetica viene esaltata nella silloge intitolata Occasioni (edita nel 1939), nella quale alla riflessione sul male di vivere subentra una poetica dell’oggetto: il poeta concentra la sua attenzione su oggetti e immagini nitide e ben definite che spesso provengono dal ricordo, tanto da presentarsi come rivelazioni momentanee destinate a svanire.
Dopo La bufera e altro (1956) raccolta delle poesie degli anni della guerra (Bufera) e di quelli immediatamente successivi, per un decennio si dedica alla critica musicale, teatrale e letteraria, accantonando la poesia.
Nel 1963 muore la moglie e ciò dà avvio a una fase di ripresa, in cui il poeta affronta nuovi temi e sperimenta nuovi stili: Satura (1971), Diario del ’71 e del ’72 (1973) e Quaderno di quattro anni (1977).
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