Ingmar Bergman: le stringate recensioni di Maurizio Ercolani

Retrospettiva monografica sul regista Ingmar Bergman

 

Persona, di Ingmar Bergman

Siamo la prima generazione ad avere tutto il pensiero umano a portata di mano, i più grandi filosofi, registi, scrittori.

Ma è una società decadente e squallida, impoverita dalla televisione e dalla politica.

Un calibrato stillicidio di insulsità ha reso le persone vuote e prive di interessi.

Dormire, mangiare, scopare.

La gente va al cinema come se andasse al bowling, la gente va al cinema come se andasse a prendere un caffè.

 

Stiamo un po’ al mare io e te

Io non parlo, ti ascolto

Con la coscienza tormentata cammini leggera

E a forza di recitare crei una distanza

Un abisso

Uno sdoppiamento

Fra te e te

Tanto che mi vengono le vertigini

Quella che vuoi essere per gli altri

Quella che vuoi essere per te

Ascoltandoti capisco che siamo uguali

A forza di recitare creo una distanza

Un abisso

Uno sdoppiamento

Fra me e me

Impaurita desideravi

Essere te

 

Fine della “recensione”, l’inconscio e un pene eretto, Bergman inserisce nella scena iniziale il fotogramma di un pene eretto.

 

Voto 9

 

Vargtimmen (L’ora del lupo), di Ingmar Bergman

 

Ci sono film che scorrono via veloci e non ti dicono nulla, poi ci sono i film di Bergman.

 

Vestita solo di un abito bianco.

Ingrid Thulin lentamente mi si avvicina.

Si accovaccia.

E si scopre un seno.

 

Sul seno ha un livido, probabilmente un morso.

«Devi stare più attento, tesoro»

Ci sono fantasmi orribili nella mia testa.

Non mi lasciano in pace, mi perseguitano.

Specie in un’ora del giorno.

 

Il popolo la chiama «l’ora del lupo».

È l’ora in cui molta gente muore.

E molti bambini nascono.

È quando gli incubi ci assalgono.

E se restiamo svegli.

Abbiamo paura.

 

Fine della “recensione”, anima e spettri, ho tanta paura.

 

Voto 7


Ansiktet (Il volto), di Ingmar Bergman

 

Lanterne magiche e filtri d’amore, Franz Anton Mesmer e il magnetismo animale.

Ne ho preferiti altri di Bergman: “Il posto delle fragole” e Persona su tutti, per ora.

Tutto è in mutamento, perchè i pensieri e le immagini ritornano.

E i film di Bergman non ti lasciano mai stare.

Oh cara acquavite, tu sei il tormento e la mia cura.

 

Fine della “recensione”,  il mondo è talmente pieno di impostori che passa per impostore chi dice la verità.

 

Voto 7

 

Smultronstället (Il posto delle fragole), di Ingmar Bergman

 

Il mio momento preferito per guardare film è il sabato o la domenica mattina.

Mentre i beoni dormono e gli ottusi scialacquano il loro tempo.

La mattina la mente è lucida.

E l’orologio è senza lancette.

A volte mi riaddormento e stoppo, a volte stoppo e mi riaddormento.

Come è noto nei film adoro la voce narrante in prima persona.

E se non ti è noto vuol dire che allora non leggi cose serie.

Insomma questa mattina il film comincia così:

 

I nostri rapporti con il prossimo si limitano per la maggior parte al pettegolezzo e a una sterile critica del suo comportamento. Questa constatazione mi ha lentamente portato ad isolarmi dalla cosiddetta vita sociale e mondana. Le mie giornate trascorrono in solitudine e senza troppe emozioni. Ho dedicato la mia esistenza al lavoro e di ciò non mi rammarico affatto.

 

E continua.

Nel monologo iniziale più bello della storia del cinema.

Propositi di dormiveglia addio.

Occhi vispi e attenti.

 

L’’altra sera a cena si ricordavano gli incidenti della mia infanzia.

Tra gli zero e i tre anni mi sono rotto tre volte le gambe.

Poi col tempo ho scoperto che c’erano altre ossa da rompere, nelle braccia e nella schiena.

1. Quando sono caduto dal seggiolone

2. Quando mi sono cavato il gesso e il giorno dopo sono caduto ancora

3. Quando mio fratello mi ha buttato giù dallo scivolo

a. Quando ho sbattuto la testa sul termosifone

b. Quando il vaccino del vaiolo mi è comparso sul mento

 

A questo punto ti starai forse chiedendo questo cosa c’entra col film.

Chieditelo pure.

A me non interessa.

Il film è un viaggio nello spazio e nel tempo interiori della coscienza.

Incubi e sogno e ricordi.

Non sei amato?

Sei solo?

La solitudine è la punizione per il tuo egoismo.

 

Fine della “recensione”,  mi prostro, chapeau: mi levo il cappello e i capelli.

 

Voto 10

 

Written by Maurizio Ercolani

 

 

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