Giovanni Fattori: la rappresentazione del vero e la corrente artistica dei Macchiaioli
“Il vero non ha bisogno di soggetti bizzarri, il vero è così bello che l’artista trova tutto nella vita che gli si muove attorno.”

Artista dalla voce pittorica potente, a tratti aspra, Giovanni Fattori incarna più di altri lo spirito della pittura toscana del secondo Ottocento.
“Noi toscani abbiamo il culto del vero, ma del vero con un’idea.”
Nato a Livorno il 6 settembre del 1825, nell’anno 2025 ricorrono i duecento anni dalla sua nascita. Occasione per ricordare e celebrare un artista eccellente che con la sua arte ha raccontato un momento storico importante per il paese Italia, che ne ha visto la trasformazione da semplice espressione geografica diventare una Nazione.
Artista di una visione pittorica verista, Fattori è definito ‘poeta della macchia’ per la sua adesione alla corrente artistica dei Macchiaioli, di cui sarà uno dei maggiori protagonisti, distaccandosi dai modelli accademici della sua formazione.
“Dipingere non è uno svago, è una fatica, una guerra, e non si vince che a prezzo di sudore.”
I Macchiaioli sono un gruppo di pittori italiani, che per l’attenzione alla luce e al colore anticipano i principi dell’Impressionismo. Rivoluzionando, al contempo, la pittura di metà dell’Ottocento.
Dopo aver manifestato una straordinaria inclinazione al disegno, Fattori muove i suoi primi passi nel mondo dell’arte nella sua città natale sotto la guida di Giuseppe Baldini, un artista locale di stampo purista. Nonostante la sua famiglia, di modeste condizioni, desiderava avviarlo a studi di tipo commerciale.
Ma, la sua vocazione artistica è inarrestabile, così forte che lo porta a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Firenze, cuore pulsante della cultura artistica toscana. Sono anni questi in cui sviluppa un profondo interesse per la pittura di Francesco Hayez e per i maestri del Quattrocento toscano, da cui apprende l’importanza della solidità compositiva. Tuttavia, in Accademia respira un clima che ben presto gli si rivela come stantio e convenzionale.
L’insegnamento accademico, basato sul disegno neoclassico e su temi storici o mitologici, mal si concilia con il temperamento del Fattori e con la sua volontà pittorica di rappresentare il ‘vero’.
Firenze, intorno alla metà degli anni Cinquanta dell’Ottocento, è un crocevia di intellettuali e artisti progressisti che si riuniscono al Caffè Michelangiolo, quartier generale di giovani pittori anticonformisti alla ricerca di nuove idee di una innovativa teoria estetica.
Fra questi si ricorda Telemaco Signorini, Vincenzo Cabianca, Odoardo Borrani e Silvestro Lega. Che elaborano una nuova concezione pittorica, che trova la sua ragion d’essere nel principio pittorico della ‘macchia’, idea semplice seppur geniale, che sarà per Fattori motivo per scompaginare la sua vita artistica a favore della nuova corrente.
Le forme dei soggetti che prendono vita per mano dei Macchiaioli non sono sensibili a linee di contorno, ma beneficiano del contrasto tra macchie di colore più o meno chiare. Che, esplicitate nella rappresentazione del vero, mettono a fuoco una visione pittorica nelle sue componenti essenziali di luce e colore.
Conquistato dai principi dei Macchiaioli, Fattori abbandona i soggetti romantici, dipingendo en plein air, grazie anche allo sfondo della campagna toscana che fa da corollario alle sue tele, dove rappresenta scenari paesaggistici e scene di vita quotidiana.
Non è solo la campagna toscana a essere quinta pittorica dei lavori di Fattori, anche la cittadina di Castiglioncello e la Tenuta della Marsiliana, messa a disposizione dal mecenate Diego Martelli, saranno presenti nei suoi capolavori.
Le opere di Fattori raccontano la quotidianità dei contadini, la campagna, il loro lavoro e i soldati presenti sul territorio in un momento storico importante per l’Italia risorgimentale, sempre con uno sguardo profondamente umano. Non a caso la sua arte si distingue per un’intensa osservazione della realtà.
Il pittore, nei suoi lavori, non cerca il dramma o la teatralità, ma racconta la vita vera con colori decisi e contrasti netti tali da rendere le scene vive e vibranti. Attraverso cui crea opere di grande forza visiva e narrativa. Sempre adottando la tecnica della macchia, basata sull’accostamento di grandi campiture di colore per definire la luce, le ombre e i volumi, studia con accuratezza la posizione di ogni macchia, dimostrando che il colore non solo riempie la tela, ma configura lo spazio e modella le figure.
“Fattori seppe fondere il realismo con un senso epico della vita, creando opere che sono insieme documenti e poemi.” ‒ Carlo Carrà
La forza di Fattori risiede anche e soprattutto nella sua solida conoscenza del disegno. Prima di stendere la pittura realizza schizzi preparatori rigorosi, spesso anche a carboncino, durante il quale studia proporzioni, anatomia e collocazione degli elementi compositivi. Un progetto che gli permette di mantenere equilibrio e una chiarezza d’insieme anche nelle scene più dinamiche o complesse, come le battaglie o i paesaggi dove la presenza di figure è significativa.
A differenza di alcuni suoi contemporanei l’analisi anatomica è rigorosa: i dettagli dei volti, dei cavalli, delle uniformi militari sono precisi e dettagliati. Ne sono esempio la luce solare sui cavalli, il riflesso sull’acqua delle paludi, il chiarore sulle divise militari: ogni effetto luminoso nasce dall’osservazione diretta e dalla capacità di tradurlo in macchie cromatiche decise, spesso stese con pennellate oblique o sfumate, per dare l’idea del movimento e della tridimensionalità.
Perché nella pittura di Fattori la ‘macchia’ non è un semplice abbozzo.
Dopo aver valutato attentamente la luce naturale e la struttura dei soggetti, applica il colore in modo sicuro e diretto, con tocchi vigorosi che rivelano la materia della pittura, spesso visibile in superficie, trasmettendo consistenza ai soggetti, dai cavalli ai contadini, dalle scene di battaglia ai paesaggi rurali.
Il suo tratto pittorico è energico, spesso parallelo al movimento dei soggetti: nelle scene di cavalli al galoppo, i colpi di pennello seguono la direzione dei muscoli e del passo conferendo alle scene una vitalità immediata e concreta. Mentre nei paesaggi le macchie diventano strumenti per descrivere vegetazione, terra e cielo con immediatezza, con un approccio tale da creare un ritmo interno alla tela, dove il colore è strumento narrativo e non solo decorativo.
Giovanni Fattori non si limita a riprodurre la natura: la interpreta con uno stile unico; le sue espressioni artistiche non si limitano a sperimentare tecnica della ‘macchia’, ma si fanno cronache della vita rurale intrise di lirismo, e ritratti intensi di una umanità semplice e dignitosa.
Nei paesaggi toscani o nei campi della Maremma, i chiaroscuri sono studiati con attenzione scientifica, mentre nelle scene di battaglia o negli interni militari, le macchie di colore diventano strumenti per trasmettere tensione, movimento e drammaticità; senza però ricorrere al melodramma.
Fattori fa uso principalmente di olio su tela e su tavola, prediligendo pigmenti stabili e naturali che conservano nel tempo luminosità. La sua tavolozza è caratterizzata da colori terrosi, con predominanza di ocra, terre di Siena, verdi profondi e blu spenti, intervallati da bianchi caldi e neri per definire i contrasti. Spesso applica il colore in velature leggere su campiture più dense, creando profondità e modulazione dei volumi.
La sua tecnica, che unisce osservazione realistica, sensibilità poetica e audacia cromatica, assegna a Fattori non solo la qualità di maestro dei Macchiaioli, ma anche quale punto di riferimento per la pittura italiana moderna. Tanto che la sua arte influenzerà molti artisti successivi.
Fattori fu anche un maestro del disegno e un incisore di altissimo livello. Le sue acqueforti sono piccoli capolavori di sintesi e potenza espressiva. Con pochi tratti essenziali e un uso sapiente del chiaroscuro, sapeva creare paesaggi e figure di straordinaria vitalità. La tecnica incisoria si sposava perfettamente con il suo stile misurato e finalizzato alla sobrietà.

Fattori non partecipò direttamente alle battaglie per l’Unità d’Italia, ma ne fu un testimone profondamente coinvolto. La sua pittura, originale nel panorama italiano, è rappresentativa di battaglie, di gesta silenziosa e antieroiche: la fatica, l’attesa, la solitudine dei soldati. I suoi cavalleggeri, i ‘Lancieri’, non sono eroi romantici, ma figure perse in paesaggi sterminati, avvolti in una luce polverosa. Lontani da una celebrazione trionfale.
Tra i soggetti più celebri di Fattori ci sono le battaglie della campagna italiana, i paesaggi della Maremma e le scene di vita rurale. I paesaggi della Maremma diventano protagonisti assoluti delle sue tele: distese arse dal sole, dove mandrie di buoi e butteri si stagliano contro un cielo infinito. Opere, in cui raggiunge una potenza quasi metafisica. Dove la natura non solo sfondo, ma un personaggio imponente.
Parallelamente, Fattori fu un ritrattista di rara profondità psicologica.
I suoi soggetti, spesso persone comuni o intimi familiari, sono colti con sincero realismo senza alcun artifizio. Ne sono esempio i ritratti della cugina Argia o di sua moglie, Marianna Bigozzi Martinelli.
Le sue opere più note includono Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta e Cavalli al pascolo, in cui si percepisce una straordinaria attenzione al movimento e alla luce, dove la forza del disegno si unisce al vibrante contrasto di luce sulle figure degli animali.
Dopo l’esperienza macchiaiola, Fattori continua la sua evoluzione con una pittura sempre più essenziale e monumentale.
“Fattori portò nella pittura italiana una nuova concezione dello spazio e della luce, trasformando il Macchiaiolo in epopea.”
Giovanni Fattori muore a Firenze il 30 agosto del 1908, lasciando un’eredità straordinaria, che attraverso la forza del colore e la sincerità del suo sguardo racconta l’Italia del suo tempo.
Lasciando inoltre un’impronta profonda nella pittura italiana: il suo equilibrio tra rigore anatomico, osservazione naturalistica e audacia cromatica anticipa molte innovazioni moderne.
La sua tecnica mostra che la libertà espressiva e la fedeltà alla realtà non sono opposte, ma complementari: ogni pennellata racconta la vita, ogni macchia trasmette luce, movimento e consistenza.
In sintesi, Giovanni Fattori non è solo il maestro dei Macchiaioli, ma un innovatore della tecnica pittorica, capace di fondere studio, osservazione diretta e sensibilità poetica in opere che restano straordinariamente vive e contemporanee.
In un’epoca di grandi cambiamenti, Fattori è stato moderno senza cedere alle mode, rimanendo sempre fedele alla sua idea di arte come espressione severa e poetica del vero.
Ancora oggi, le sue opere suscitano ammirazione per la sua abilità di unire realismo, tecnica e poesia, incarnando lo spirito innovativo dei Macchiaioli.
“Fattori fu il più grande pittore dell’Italia moderna, e forse il solo che potesse reggere al confronto con i maestri francesi del suo tempo.” ‒ Ardengo Soffici
Written by Carolina Colombi