Viaggio a Pompei: la città immortalata dalla cenere del Vesuvio

“Pompei, città opulenta, ricca di templi e terme, viveva nel lusso e nel commercio, finché il Fato non decise altrimenti.”

Pompei viaggio
Pompei viaggio

Gioiello dell’antichità e sito archeologico fra i più famosi al mondo, la città di Pompei, adagiata tra le fertili terre della Campania e abbagliata dalla luce del Mediterraneo, è stata eternata nel suo ultimo istante di vita dell’anno 79 d.C.

Ed è grazie alla coltre di cenere e lapilli da cui è sommersa, che Pompei è rimasta preservata nel tempo. Un tempo che ne ha visto la fondazione intorno al VIII secolo a. C. per mano degli Osci, un popolo italico che si insediava su di un pianoro vulcanico in prossimità del fiume Sarno.

Crocevia di traffici marittimi e terrestri, successivamente, Pompei veniva conquistata dai Greci di Cuma, che controllavano la zona a partire dal 525 a.C. circa, introducendo il culto di Apollo e il Tempio Dorico. Con un’architettura che oggi si può rintracciare nelle mura, edificate con blocchi di tufo e santuari di stile greco.

Erano poi gli Etruschi a sottomettere Pompei, con una dominazione durata fino al 474 a. C. circa.

A testimoniarlo sono iscrizioni etrusche e tombe a fossa. In seguito, a conquistare Pompei saranno i Sanniti ed infine i Romani.

Ed è nell’incontro di più culture, rintracciabili nel Tempio Dorico greco e nelle domus romane decorate con mosaici, che si riflette l’urbanistica cittadina. Esempio ne è la Casa del Fauno che ospita il celebre mosaico di Alessandro Magno.

È infine l’80 a. C. quando Pompei diventava colonia romana; in seguito alla cosiddetta Guerra Sociale durante la quale la città si ribellava a Roma e veniva assediata da Silla, con una evidente romanizzazione.

Pompei, in epoca romana era una città ricca e vivace, vibrante, dove si mescolano culture e classi sociali. Oltre che essere un centro commerciale e agricolo, famoso per il vino e l’olio, già allora esportati in tutta Europa. A Pompei la vita quotidiana si svolgeva secondo i ritmi romani, con fasti e vizi tipici di una città romana.

Il Foro era il cuore politico e religioso che ospitava il Tempio di Giove e la Basilica, nel cui mercato si vendeva pesce in salamoia, garum (salsa di pesce prelibata), frutta e stoffe pregiate. Le terme suburbane avevano la funzione di centro sociale, dotate di frigidarium, tepidarium e calidarium prevedevano sezioni separate fra uomini e donne.

Centro di attività, all’epoca, Pompei vedeva la presenza di Termopoli, gli odierni fast food, dove si servivano cibi speziati e vino caldo a plebei e mercanti. Con oltre 30 forni pubblici che producevano pane per la città: famoso è quello del panettiere Modesto con il suo forno a tutt’oggi ben conservato. Mentre le botteghe di artigiani e le lavanderie (fulloniche) raccontavano un’economia fiorente.

Fra gli edifici pubblici spicca la presenza dell’Anfiteatro, il più antico del mondo romano, che attirava migliaia di spettatori per i giochi dei gladiatori.

Le case pompeiane erano vere gallerie d’arte private con quattro stili: dall’austero stile strutturale al fantastico stile illusionistico, dai mosaici, quello della Battaglia di Isso nella Casa del Fauno, per esempio, ai graffiti, con numerose iscrizioni pubbliche, che vanno dai manifesti elettorali a messaggi d’amore. Mentre le ville patrizie, come la Villa dei Misteri, svelano affreschi di rara bellezza. Non manca neppure la presenza del cosiddetto Lupanare, bordello affrescato con scene erotiche, a testimoniare una società dai liberi costumi.

“Qui il tempo si è fermato, e ogni pietra racconta una storia di vita, morte e eternità.”

Tutto questo era Pompei prima che fosse vittima di una fine tragica.

Era l’anno 79 d. C. quando il sole si alzava su Pompei come ogni altro giorno. Mentre nel foro, i mercanti disponevano frutta e stoffe, nelle terme si discuteva di politica, e nelle domus affrescate si preparavano banchetti. Poi, l’eruzione del Vesuvio cambiava tutto, con una data rimasta scolpita a tutt’oggi nella memoria collettiva.

La data ufficiale della scomparsa di Pompei sotto la cenere dei lapilli, rilevata da fonti archeologiche certe, è stata dichiarata il 24 agosto del 79 d.C., giorno in cui il Vesuvio eruttava, seppellendo Pompei sotto 6 metri di cenere. Ma, oggi, secondo fonti più recenti, la data dell’eruzione potrebbe essere quella del 24 ottobre 79 d.C.

A conferma del gravissimo episodio, che destava Pompei dal suo sonno millenario, c’è la testimonianza di Plinio il Giovane. Che in due lettere a Tacito descriveva l’eruzione, raccontando la morte dello zio, Plinio il Vecchio, che cercava di salvare alcuni abitanti da morte sicura.

Testimone oculare, Plinio il Giovane descriveva colonne di fumo a forma di pino e una pioggia di lapilli che seppellivano la città sotto una montagna di detriti.

I pompeiani, colti alla sprovvista, cercavano scampo invano: chi è morto asfissiato dai gas ardenti, come testimoniano i corpi immortalati in agonia nei calchi di gesso. Chi, invece, tentava di fuggire con i gioielli stretti al petto, trovando la fine sotto i crolli degli edifici.

Sepolta sotto una coltre di cenere e lapilli la città è rimasta dimenticata per sedici secoli, per rivedere la luce nel 1748, grazie a scavi voluti dai Borboni, svelandosi al mondo con un vivido affresco della vita romana cristallizzato nel tempo. Oltre che un tesoro archeologico senza pari.

I primi esploratori trovavano una città intatta: affreschi dai colori vivaci, oggetti legati alla quotidianità: pani carbonizzati nei forni, tavolette cerate con contratti, graffiti d’amore e perfino insulti sui muri.

Oggi, la città moderna di Pompei vive in simbiosi con l’antica, così divisa fra il sacro e il profano. A testimoniarlo è il Santuario della Madonna di Pompei che attira milioni di pellegrini, mentre il convegno Pompei e il suo territorio discute come integrare archeologia e comunità locale.

Ogni anno, Pompei regala nuove scoperte che riscrivono la Storia. Per esempio, nella Villa dei Misteri gli archeologi hanno trovato una stanza con strumenti chirurgici, prova di un’avanzata medicina romana.

Patrimonio UNESCO, Pompei attira milioni di visitatori ogni anno, offrendo uno straordinario spaccato della vita quotidiana nell’Impero romano. Ed è grazie a progetti come Pompei si racconta, che con abiti romani vengono rievocate scene quotidiane: viene riportato in vita il mercato, i riti di Iside e persino il garum, la salsa di pesce amata dagli antichi. Perché Pompei non è solo un ricordo: è una città che pulsa ancora in un dialogo tra passato e presente, dove ogni pietra racconta una storia.

“La memoria sopravvive alla distruzione.” ‒ Plinio il Giovane

Ma Pompei non è solo archeologia: si racconta sia stata testimone di culti esoterici documentati dal Tempio di Iside, mentre la Villa dei Misteri con i suoi enigmatici affreschi dionisiaci alimenta teorie su riti iniziatici. Con graffiti che rivelano una politica vivace; quelli oscuri, invece, ricordano proverbi e litigi tra vicini.

L’eredità culturale di Pompei è ampia ed ha avuto una notevole influenza sull’Arte (David, Ingres), sulla letteratura ed anche sul cinema (Gli ultimi giorni di Pompei).

Oggi, camminare per Pompei oggi significa passeggiare sul lastricato originale, solcato dai carri 2000 anni fa, dove ancora si leggono graffiti elettorali.

Oppure entrare nella Casa del Fauno, con il mosaico di Alessandro Magno, o nel Lupanare, con i suoi affreschi espliciti che rivelano un’umanità sorprendentemente moderna. Significa assistere a concerti nell’Anfiteatro, dove nel 2025 artisti come Andrea Bocelli e Nick Cave hanno suonato sotto le stesse stelle dove i gladiatori combattevano.

Grazie al progetto Pompei in 3D è possibile camminare virtualmente per le strade della città com’era nel 79 d.C., un’esperienza disponibile sul sito del Parco Archeologico.

Grazie alle nuove tecnologie Pompei continua a parlare al mondo moderno, offrendo non solo uno sguardo sul passato, ma anche preziose lezioni per il futuro, perché ogni nuova scoperta aggiunge un tassello alla comprensione della vita romana e della fragilità umana di fronte alle forze della natura.

Le sue strade, i suoi templi, i suoi silenzi ci ricordano che la grandezza romana, come tutte le cose, è effimera davanti alla forza della natura.

Pompei non è una semplice rovina: è un monito sulla caducità, e dunque un faro che illumina il passato per comprendere il presente. Perché Pompei vive, e la sua voce, sepolta ma non spenta, parla ancora a chi sa ascoltare.

“Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.”

“Anche se la città è perduta, il suo nome e la sua storia vivono per sempre.” 

 

Written by Carolina Colombi

 

Info

Ristorante a Pompei La bottega del gusto

 

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