“A ciascuno il suo” di Leonardo Sciascia: il potere, il silenzio, la Sicilia

Quasi ogni scrittore, pur avendo trovato una propria strada espressiva, un linguaggio personale, uno stile definito e ‒ non meno importante ‒ un pubblico fedele, sente prima o poi il bisogno di cambiare, di sperimentare un nuovo genere narrativo.

A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia
A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia

Anche Leonardo Sciascia (1921-1989) sembra rispondere a questa esigenza quando, con il romanzo “A ciascuno il suo”, si confronta con il genere giallo, o meglio, creando un giallo del tutto particolare, che sovverte molte delle regole del poliziesco classico per costruire qualcosa di più profondo e inquietante.

La trama de “A ciascuno il suo”, in apparenza lineare, è costruita con intelligenza e sottigliezza. Tutto prende il via da una lettera anonima ricevuta da un farmacista, una minaccia che molti considerano un innocuo scherzo. Invece, pochi giorni dopo, l’uomo viene assassinato durante una battuta di caccia, insieme a un amico. Un doppio omicidio che getta nello sgomento ‒ ma non troppo ‒ la piccola comunità siciliana in cui si svolge la vicenda.

La polizia procede con rassegnata lentezza, affidandosi a schemi consolidati ma inefficaci: fa quello che deve, come è suo compito. Sarà invece Paolo Laurana, professore di italiano e latino al liceo classico, a iniziare una sua indagine personale, quasi per caso, spinto da una irrefrenabile curiosità intellettuale più che da un reale desiderio di giustizia. A colpirlo, in particolare, è una parola latina – Uniqueque ‒ presente sulla lettera anonima: un dettaglio minuscolo, ma importante.

Laurana comincia così a raccogliere indizi, a interrogare con discrezione invadente i familiari e i conoscenti delle vittime, a leggere fra le righe dei discorsi che ascolta.

Il suo metodo è fatto di osservazione, analisi, logica.

È un investigatore riluttante, più filosofo che poliziotto. I tasselli cominciano a comporsi in un quadro coerente; la verità che si delinea è scomoda, intricata in una rete di connivenze, silenzi, mezze parole e complicità che coinvolgono politica, Chiesa, mafia, intellettuali.

In questo scenario, la mafia descritta da Sciascia è una forza pervasiva, quasi organica al tessuto sociale: non è solo un’associazione criminale, ma una mentalità, una cultura, una logica del potere. È la Sicilia ‒ e per estensione, l’Italia ‒ teatro di un gioco oscuro dove il bene e il male sono concetti labili, e dove l’idea stessa di giustizia è compromessa da mille piccoli compromessi quotidiani.

Il professor Laurana, da parte sua, non è un eroe: è un uomo solo, fragile, ingenuo, che si muove in un mondo che non è fatto per lui. Indaga perché ha bisogno di capire, non perché voglia cambiare il mondo. La verità, per lui, è un fatto intellettuale, un oggetto di contemplazione. Non gli interessa la vendetta, né la condanna dei colpevoli. Forse, una volta arrivato alla soluzione, Laurana sceglierebbe il silenzio.

Si potrebbe avviare un parallelo, forse azzardato ma suggestivo, con Guglielmo da Baskerville, il protagonista de “Il nome della rosa” di Umberto Eco: anche lui un investigatore per vocazione intellettuale, attratto dalla logica e dalla verità più che dalla giustizia. O ancora, con personaggi moderni come il detective Bosch dello scrittore Michael Connelly, altro “solitario” in lotta più con l’ipocrisia del sistema che con il crimine in sé.

Ma torniamo a Sciascia.

“A ciascuno il suo” non è solo un giallo: è anche ‒ e soprattutto ‒ un romanzo politico, sociale, filosofico. È un’opera sulla verità, sull’impossibilità di affermarla, sulla solitudine di chi ci prova. I dialoghi sono lucidi, taglienti, mai superflui. Le descrizioni, scarne ma precise, ci restituiscono una Sicilia arcaica, impastata di fatalismo, dove tutto è noto ma nulla viene detto apertamente.

I personaggi, anche quelli secondari, sono ritratti con pochi tratti efficaci: uomini e donne intrappolati in un universo immobile, dove ciascuno conosce il proprio posto e raramente prova a uscirne. E se lo fa, come Laurana, lo fa a proprio rischio.

Il romanzo, pubblicato nel 1966 e preceduto da “Il giorno della civetta” (1961), segna una tappa decisiva nel percorso di Sciascia. È una scrittura sobria, scorrevole, priva di orpelli, eppure capace di scavare in profondità. È una leggerezza graffiante, che colpisce il lettore con la forza delle idee più che con l’azione.

Alla fine, l’autore sembra chiedere al lettore non solo di seguire l’indagine, ma di riflettere sulla propria posizione nel mondo. Di chiedersi quanto conosca davvero ciò che lo circonda, e quanto sia disposto a mettere in discussione le sue certezze. È un romanzo che non consola, che non offre soluzioni, ma che semina dubbi. E questo è il suo merito più grande.

Leonardo Sciascia citazioni
Leonardo Sciascia citazioni

Curioso, e in un certo senso emblematico, che la mia rilettura sia avvenuta su una copia scolastica edita da Adelphi ‒ La Nuova Italia del 1988. Il volume si chiude con oltre sessanta pagine di apparato didattico pensato per aiutare gli studenti a comprendere meglio il testo, ma ciò che sorprende è che, di fatto, si resta su un piano puramente esegetico: si analizzano la struttura narrativa, i personaggi, lo stile, ma si eludono quasi del tutto i temi più scottanti, come la mafia, la politica, la religione. Temi che invece costituiscono l’anima stessa dell’opera.

È come se si volesse far leggere Sciascia, ma senza scomodi risvegli. Come se il suo messaggio potesse essere recepito solo fino a un certo punto, senza andare a disturbare troppo l’ordine costituito. Eppure proprio i giovani ‒ proprio loro ‒ avrebbero bisogno di strumenti per comprendere il mondo e reagire.

Chi dovrebbe insegnare loro a usare questi strumenti? I bravi maestri sono rari, e forse una delle poche risposte possibili resta proprio questa: riprendere in mano libri come “A ciascuno il suo” e “Il giorno della civetta”, leggerli e rileggerli con spirito critico, senza filtri, senza paure.

Forse anche io, come Laurana, sono solo un illuso.

 

Written by Marco Salvario

 

Bibliografia

Leonardo Sciascia, A ciascuno il suo, Adelphi, 1988

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