Intervista a Muten: quando la Tekno incontra la spiritualità
Muten è l’alter ego di Antonio Secondulfo, artista partenopeo che ha scelto la musica come strumento di indagine del reale e di espressione profonda del sé. Il suo percorso creativo nasce dalla scrittura.

Muten ha infatti pubblicato Ex Olimpo. Un viaggio d’amore tra amore e crescita, un libro che intreccia mitologia e crescita personale, in cui ogni figura femminile amata viene paragonata a una divinità antica a seconda dell’insegnamento che ha portato nella sua vita. Attualmente è al lavoro su un nuovo romanzo, ma la sua ricerca artistica non si è fermata alle parole.
Spinto da un animo irrequieto e curioso, Antonio scopre la tekno e ne rimane folgorato. Con i suoi bpm elevati e la sua energia ipnotica, questo genere diventa per lui il canale perfetto per unire corpo, mente e spirito.
Il 4 luglio ha pubblicato il suo primo singolo come Muten, Excuses or Results, un brano che fonde l’estetica sonora nipponica con una tekno moderna, pulita e potente, dove la spiritualità incontra l’elettronica in un’esperienza sonora distintiva e coinvolgente.
I.S.: Hai iniziato il tuo percorso creativo con la scrittura, ora sei Dj Muten: cosa ti ha portato a passare dalla parola scritta al suono elettronico? Cosa resta oggi dello scrittore in questo nuovo progetto musicale?
Muten: L’arte, per come la vivo io, si manifesta in questa realtà sotto infinite forme. La scrittura è stata il mio primo strumento, il mio punto di partenza: un mezzo diretto e intimo per mettere ordine nel caos, per trasformare le emozioni in parole, una volta elaborate e comprese. Scrivere mi ha aiutato a conoscermi, a dare un senso alle esperienze, a trovare la mia voce. Con il tempo, però, ho sentito l’esigenza di andare oltre la parola, di esplorare un linguaggio più primordiale, più viscerale. È lì che è nata l’evoluzione verso il suono. La musica elettronica, e in particolare la techno, ha una forza diversa: è cruda, essenziale, non passa per la mente ma arriva dritta al corpo, allo spirito. È il linguaggio della natura, degli elementi, di ciò che non si può spiegare ma solo vivere. Oggi, anche se il mezzo è cambiato, il messaggio resta. C’è ancora lo scrittore dietro ogni traccia: nei concept, nell’intenzione, nella struttura narrativa che guida il sound. Le parole hanno lasciato spazio alle frequenze, ma l’urgenza comunicativa è la stessa. Che sia su una pagina o in una cassa a 130 bpm, il mio obiettivo è sempre uno: trasmettere qualcosa che scuota, che risvegli, che lasci un’impronta.
I.S.: Nel tuo progetto artistico emerge una forte componente filosofica e spirituale: quanto incide sulla tua musica? Ti consideri più un artista, un maestro del suono o un messaggero di qualcosa di più grande?
Muten: In generale, credo che ognuno di noi sia un canale attraverso cui l’arte sceglie di manifestarsi. L’arte non ci appartiene, ci attraversa. È una forza viva, ancestrale, che trova nella sensibilità umana uno strumento per prendere forma, per comunicare, per risvegliare. In questo senso, più che artista o maestro del suono — etichette che sento strette — mi riconosco come un messaggero. Non intendo il termine in modo mistico o distante, ma come qualcuno che si mette a disposizione di qualcosa di più grande, che ascolta prima di agire, che sente prima di creare. La componente filosofica e spirituale del mio progetto è tutto fuorché accessoria: è il fondamento, la sorgente. Ogni suono, ogni parola, ogni atmosfera nasce da un’intenzione profonda, spesso difficile da spiegare a parole, ma chiarissima quando la vivi, quando la percepisci. La musica per me è un mezzo per indagare, per guarire, per ricordare chi siamo davvero, al di là delle maschere e dei ruoli. Cerco di far arrivare questo nelle tracce, nei concept, nel processo creativo stesso. Per questo non mi interessa solo intrattenere: voglio smuovere qualcosa, anche solo per un attimo. Se chi ascolta si sente toccato, ispirato, o semplicemente più connesso a sé stesso, allora il messaggio è passato ‒ e io ho fatto il mio dovere.
I.S.: Chi è Muten e cosa significa? È un alter ego, una parte di te, o una figura autonoma che vive di vita propria?
Muten: Muten prende ispirazione da Muten Roshi, il Genio delle Tartarughe di Dragon Ball. In giapponese, “muten” significa “eremita”, ma per me questa figura va ben oltre: rappresenta un’identità autonoma, con una missione chiara ‒ risvegliare la coscienza di chi incontra. Non mi piace parlarne al singolare, perché dietro Muten c’è un intero team che ne coltiva e amplifica l’essenza ogni giorno.
I.S.: Il tuo primo singolo, “Excuses or Results”, è uscito da pochi giorni. Qual è il messaggio che vuoi trasmettere attraverso questo brano e perché hai scelto proprio questo come debutto?

Muten: “O scuse o risultati” è il mio motto da quando ero poco più che un adolescente. L’ho fatto mio durante un corso di formazione che mi ha segnato profondamente, e da allora non mi ha mai lasciato. Vorrei che questo messaggio risuonasse forte in chi ascolta la traccia: quando hai un obiettivo chiaro e preciso, nessun ostacolo può davvero fermarti. Muten stesso ne è la prova vivente.
I.S.: L’intero concept del tuo progetto è costruito come un viaggio sonoro e motivazionale. Come costruisci le tracce? Parti dall’idea emotiva, dal messaggio o dal sound?
Muten: L’idea è la base, la scintilla originaria da cui tutto prende forma. È il nucleo invisibile ma potente che guida ogni scelta creativa. Prima arriva la visione filosofica: un concetto, un’intuizione, una domanda esistenziale che ci spinge a cercare un significato più profondo. Da lì inizia il viaggio. A quel punto entriamo in ascolto, alla ricerca della tonalità giusta ‒ non solo musicale, ma emotiva, percettiva ‒ per dare corpo e vibrazione a quel pensiero iniziale. Il suono non è mai scelto a caso: deve risuonare con l’idea, amplificarla, vestirla della sua energia più autentica. Poi subentra l’intuizione, che non si comanda ma si accoglie. È lei che ci guida oltre la razionalità, facendoci intravedere connessioni invisibili, aperture inaspettate, direzioni che non avevamo previsto. È tutto estremamente spirituale. Non si tratta solo di fare musica o contenuti: si tratta di canalizzare qualcosa che ci attraversa, che nasce da dentro ma sembra venire da altrove. È così che creiamo: partendo da un’idea, lasciandola evolvere attraverso la vibrazione, l’ascolto e la fede nel processo. Il resto è presenza.
I.S.: Il tuo personaggio è iconico ma essenziale: total black, kimono e occhiali rossi. È quasi una figura da manga zen o un maestro cyberpunk. Come hai costruito questa immagine e cosa rappresenta per te?
Muten: Come accennavo, Muten prende ispirazione dal personaggio del manga giapponese Dragon Ball. Per dare coerenza e profondità al progetto, ho scelto di integrare elementi della cultura giapponese, che non sono solo estetici ma carichi di significato. Il Giappone ‒ e l’Oriente in generale ‒ è la parte del mondo dove la spiritualità ha radici antiche e una forza ancora viva. Spiritualità e crescita personale, per me, sono inseparabili: più conosci te stesso, più evolvi. Ed è proprio questo il messaggio che cerco di trasmettere, anche nei contesti più inaspettati. Anche in un club, mentre si balla o ci si lascia andare, si può ricevere un input, un’intuizione, una domanda che pianta un seme. Anzi, forse è proprio lì che il messaggio arriva meglio: quando la mente si alleggerisce e il corpo si apre al flusso. È in quei momenti di libertà che può nascere la vera consapevolezza.
I.S.: Ora che “Excuses or Results” è uscito, qual è il prossimo passo? Hai già in mente nuove tracce, collaborazioni, performance immersive?
Muten: Abbiamo già in cantiere altre due tracce, che faranno parte di un progetto più ampio: un disco completo di 10 brani. La prossima uscita è prevista per settembre… e sarà qualcosa di davvero potente, diverso, inaspettato. Stiamo lavorando per alzare ancora di più l’asticella. Stay tuned: il viaggio è appena cominciato.
Written by Ilenia Sicignano