“Primmammore” di Titti Marrone: Napoli, una storia di abusi e miseria

“Voleva andarsene al più presto ma il palazzo sembrava trattenerla, rallentarla, chiuderla nelle sue mura. Pareva fatto di carne viva, emanava odori di cibo in cotture grevi simili a umori corporali nauseabondi che le davano il capogiro.” “Primmammore”

Primmammore Titti Marrone
Primmammore Titti Marrone

Da Truman Capote a Michelle Mc Namare fino a Emmanuel Carrère, il true crime e la sua declinazione, il reportage di cruenti fatti di cronaca, è da tempo diventato uno dei territori narrativi più interessanti da esplorare.

Traendo spunto da un terribile episodio avvenuto a Caivano il 24 giugno 2014, in “Primmammore”, Feltrinelli editore (2025), Titti Marrone racconta una storia di abusi e miseria che però trascende la cronaca per affrontare questioni annose e irrisolte come la sottomissione delle donne all’uomo all’interno di famiglie costrette a vivere in contesti di degrado morale prima ancora che urbano.

La tragica vicenda di Nina, una bambina di sei anni “affettuosa e desiderosa di coccole e abbracci come tutti i bambini che ora non vuole più essere toccata”, caduta dall’ottavo piano di una casa popolare sentina di traffici illeciti, un buco nero che fa risuonare la vena inferiore di sangue cattivo di personaggi segnati da una biografia dispari, e la conseguente indagine giornalistica condotta da Costanza, maestra di prima elementare della vittima, in collaborazione col figlio giornalista e con i carabinieri, è lo spunto per descrivere una sorta di mondo di sotto, dove l’omertà è il lubrificante che facilita l’eterno scorrimento di leggi contro natura e criminose in una città, Napoli, mutata radicalmente dopo il terremoto dell’Ottanta (“Quelle scosse avevano prodotto un sommovimento mai conosciuto prima, scagliando la città in fondo a un precipizio di affanni”) a causa della corruzione dilagante prodotta dal sodalizio tra funzionari statali e imprenditori legati alla camorra, insozzando la disperazione dei sopravvissuti rimasti senza casa con la bava dell’ingordigia di chi riuscì ad appropriarsi del denaro pubblico.

“Che città era quella, in quale mondo si trovava? Sembrava l’inferno di un altro pianeta e invece Costanza riconosceva lì, in quella storia, indizi della sua stessa città. Di mentalità incrudelite, di rapporti guastati, di violenza e soprusi antichi ancora respirabili nell’aria dei vicoli come dei rioni della gente agiata.”

Titti Marrone citazioni Primmammore
Titti Marrone citazioni Primmammore

Già, soprusi domestici, violenze, perché il “primmammore” è sempre quello di ogni figlia verso il padre, amante segreto e malvagio di ogni bambina educata a nascondere l’abuso, quasi fosse un “rito di passaggio” che ogni madre potrebbe impedire ma per timore finisce per tollerare, “Tanto poi il dolore passa…”.

Il lutto di Melina, la madre di Nina, permette a Costanza di rielaborare esperienze del passato che sono altrettanti dolori irrisolti, come la perdita della verginità percepita come un peso, e che legano donne differenti per estrazione sociale e vissuto che, nonostante i traumi subiti, riusciranno a salvarsi, riscrivendo il corso della loro esistenza.

 

Written by Maurizio Fierro

 

Bibliografia

Titti Marrone, Primmammore, Feltrinelli, 2025

 

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