“La Cina di Xi Jinping”: Lucio Caracciolo dialoga con Annalisa Cuzzocrea sugli scenari globali
Molto interessante quest’iniziativa presa da la Repubblica di pubblicare, assieme al quotidiano, tre volumi che prendono in esame le più grandi potenze a livello globale e i relativi leader, attraverso altrettante interviste a esperti di geopolitica specializzati da parte di Annalisa Cuzzocrea, giornalista a sua volta competente di politica internazionale.

In questo specifico opuscolo La Cina di Xi Jinping, di 46 pagine, la giornalista intervista Lucio Caracciolo, direttore di Limes, riguardo il paese oggi guidato dal Presidente Xi Jinping, ovvero la Repubblica Popolare Cinese.
Cuzzocrea inizia la sua intervista entrando subito nel vivo della guerra commerciale che Trump sta intentando contro la Cina e alla quale Xi Jinping sta rispondendo colpo su colpo.
Secondo Caracciolo, se da un lato le confuse scelte di Trump sui dazi incrinano sempre più la credibilità americana, dall’altro, la Cina non è ancora pronta a divenire il punto di riferimento commerciale a livello internazionale. Tanto che nel futuro, a livello mondiale, s’intravede più caos che ordine.
Nel seguito dell’intervista Caracciolo evidenzia per la Cina grandi potenzialità, ma anche diversi punti di criticità, tali da non rendere ancora reale la possibilità di convertire un sistema economico fondato sulla manifattura a basso costo e sull’export in un sistema che punta invece sul consumo interno e in grado di sviluppare un sistema di welfare.
Ciò che spaventa i grandi tecno-oligarchi a livello mondiale, a cominciare da Elon Musk, sono i grandi passi in avanti fatti dalla Cina nel campo delle tecnologie più avanzate, soprattutto sui satelliti e sull’intelligenza artificiale.
Afferma Caracciolo: «… su 100 nuovi brevetti relativi alla IA l’anno scorso 61 erano americani, 22 cinesi e 2 europei. Nel frattempo l’exploit di Deep Seek e del suo “eroe” Lian Wenfeng indica che la competizione si sta infocando».
Invece, per quanto riguarda il welfare, i cinesi sono grandi risparmiatori poiché non possono contare su alcuna forma di Stato sociale. Il fatto è che, secondo il direttore di Limes, per creare uno Stato sociale occorre far pagare le tasse ai cittadini i quali, di contro, potrebbero chiedere un ruolo maggiore nelle scelte politiche ed economiche.
Nell’intervista si mette poi in risalto il nazionalismo sempre più crescente nella società cinese, con il quale anche Xi Jinping deve fare i conti, tanto che, sottoposto a diverse pressioni, ha dovuto affermare a più riprese come consideri Taiwan una sua provincia, la quale, entro massimo il 2049 dovrà tornare cinese a tutti gli effetti.
L’attuale atteggiamento di Trump verso la Groenlandia e il Canada potrebbe essere interpretato come un lasciapassare per un intervento cinese a Taiwan. Si parla addirittura nel 2027.
In una successiva domanda Cuzzocrea fa notare che sui dazi è emersa qualche diversità di opinioni tra Musk e Trump, evidenziando la contraddizione per cui le Tesla non solo girano in Cina, ma per il 20% sono prodotte lì.
Vedremo il seguito, dato che Trump, come ci dice Caracciolo, deve comunque molto a Musk, il quale gli ha finanziato in modo massiccio la campagna elettorale.
Un ulteriore tema affrontato è quello del soft power, in quanto Caracciolo conferma a Cuzzocrea come questi sia ancora il problema di fondo della Cina nella competizione per l’egemonia globale.
Caracciolo risponde inoltre a Cuzzocrea dello stato del regime e del suo consenso tra il popolo.
La Cina presenta ancora due mondi abbastanza contrastanti, da un lato la Cina dell’interno e dall’altro quella delle coste e delle scintillanti megalopoli, il che costituisce un problema sia per lo Stato che per il Partito.
Un’altra preoccupazione deriva dalle minoranze etno-linguistiche o religiose ancora non integrate nel tessuto nazionale, come gli uiguri del Xinjiang, il Tibet, Hong Kong e la Mongolia interna.
Caracciolo, ne La Cina di Xi Jinping, spiega poi che: «se la vita dei cittadini della Cina rossa non fosse migliorata il Partito non sarebbe più al potere. La legittimità del potere comunista in Cina non è dovuta a speciale simpatia per Marx ed Engels, ma al fatto che questo Partito-Stato ha guidato un miracolo economico unico nella storia universale, a partire dagli anni ‘80 del secolo scorso».
Tuttavia, sempre il direttore di Limes, chiarisce che questo dato è in peggioramento già da qualche anno, a causa dell’esaurimento della crescita, dovuto principalmente alla crisi del mercato immobiliare, al fenomeno della denatalità e di un certo disincanto nei giovani.
Ciò che poi Caracciolo evidenzia è come noi “occidentali” consideravamo il comunismo cinese quello che in realtà era nazionalismo che si ammantava dell’ideologia marxista in quanto la più adatta a far presa sul popolo.
Inutile poi rinvangare Tienanmen e cercare di rintracciare quella generazione. La censura è più che mai attiva. Tutto rimosso e vietato. Guai a toccare la sacralità del capo e tutto ciò che nel corso della storia ha creato qualche ombra al percorso luminoso indicato da Mao.
L’intervista termina richiamando la guerra in Ucraina e il rapporto instaurato dalla Cina con Putin.
Caracciolo fa notare come una delle conseguenze strategiche della guerra in Ucraina è che la Russia sta scivolando sempre più nel campo cinese, in una posizione di indubbia subalternità. E questo è il timore dei russi, anche se per Putin quella con la Cina è oggi un’alleanza irrinunciabile, almeno fin che continuerà il conflitto.
Ritengo nel suo insieme molto condivisibile l’analisi di Caracciolo, in particolare, personalmente, ho potuto appurare anch’io quanto sia forte oggi il sentimento nazionalistico tra i cinesi, assieme alla consapevolezza sempre maggiore del ruolo imperiale che la Cina sta assumendo nel mondo. E con questo dato tanto gli americani che gli europei dovranno sempre più confrontarsi in futuro.
Written by Algo Ferrari
Bibliografia
Lucio Caracciolo, Annalisa Cuzzocrea, La Cina di Xi Jinping, la Repubblica, 2025
Devo fare i complimenti all’autore di questo bellissimo articolo che ha esposto i contenuti in modo brillante e coinvolgente. L’articolo può stimolare diversi pensieri sull’argomento.
Circa un ventennio fa nella facoltà di scienze del turismo dell’Università di Catania, un docente universitario durante una lezione, proclamava che il bum economico della Cina era paragonabile a una moda e come tutte le mode avrebbe durato un paio di anni per ritornare in una economia agricola, di cui preveniva. Oggi a più di vent’anni da quel discorso, la Cina e una delle nazioni economicamente e militarmente più potente al mondo. Probabilmente, anche dal punto di vista politico nel senso che può spostare consensi politici da una parte e o dall’altra.
Oggi il mercato globale è molto influenzato dalla Cina, è il motore che sta trainando l’economia dell’India in grande sviluppo, di Singapore ch’è passata da un economia basata sull’agricoltura e la pesca ad essere un polo economico – bancario a livello mondiale.
Poi, ovviamente, la Cina a causa delle sue grandi dimensioni , all’interno continua a persistere un economia agricola o legata alla manifatturiera.