Intervista a Maler: vi presentiamo l’album “Canti lunari”

“Qui cadono stelle intorno/ S’incuneano falchi, sanno/ Le cose dell’altro mondo/ Mio cuore rimani sveglio// E accogli i sogni di questa pianura/ Sacro elargire di segni nel vento// S’impara all’ombra di una quercia cava/ L’arte segreta di estrarre l’argento// […]” “Vitavasta”

Maler intervista Canti lunari
Maler intervista Canti lunari

Mattia Carlo Andreoli (2 aprile 1972), in arte Maler, è stato lanciato da Fiorello a Viva Radio 2 con il brano “Demone del tardi” tratto dall’album “Dell’ora o del mai” (Irma records, 2006). A fine 2006 gli viene assegnato il Premio Siae/Club Tenco come Miglior autore emergente, nell’ambito del Premio Tenco. Mutamento(Parametri Musicali Snc), secondo progetto discografico uscito nel 2010, si classifica al primo posto sullo store digitale mondadorishop.it, entra nella top20 di iTunes ed è disco della settimana sul sito della trasmissione Caterpillar (Radio 2). Con lo pseudonimo “edelman” collabora come autore satirico con il Fatto Quotidiano e diventa staffer del sito Spinoza.it. “MU” è il suo terzo album, uscito nel 2018 per Parametri Musicali, ispirato alla vita e alle opere dello scrittore austriaco Joseph Roth. Nel 2021 è stata pubblicata la compilation “La raccolta” con l’etichetta Molti Suoni.

Sulle tue ali; La sposa nell’aria; La santa; Calinverna; Alma; L’amore invisibile; Profezia della Luna; Armonia degli opposti; Anime del sogno; Vitavasta; Selinunte sono le undici tracce dell’album “Canti lunari”, uscito nel gennaio 2024 per l’etichetta Parametri Musicali Snc, con produzione artistica ed arrangiamenti di Giancarlo Di Maria (pianoforte, tastiere e programmazione computer), mixato da Riccardo Nanni, masterizzato da Daniele Bagnoli. La copertina presenta una fotografia di Antonio Massimo Marchitelli.

L’album “Canti lunari” è stato concepito durante il lockdown, e si presenta come un viaggio alla riscoperta del lato segreto e sacro della Natura, una celebrazione del principio femminile dell’esistenza.

 

A.M.: Caro Maler, so bene che ti fanno spesso la stessa domanda in apertura e non sarò di certo io a cessare questa lunga tradizione. Qual è il significato di Maler?

Maler: In effetti è una domanda che mi hanno rivolto spesso, ma non ho mai risposto. Posso dirti che, a posteriori, ho scoperto che in tedesco Maler significa pittore e non mi dispiace per niente. Non sono particolarmente generoso di informazioni che esulino dai contenuti delle mie canzoni. Un po’ per indole e un po’ per la convinzione che non se ne può più di sapere tutto di tutti.

 

A.M.: La tua è una carriera musicale che ha toccato diversi picchi. L’ultimo è stato con la pubblicazione dell’album “Canti lunari”, ormai sono trascorsi parecchi mesi dall’uscita dunque hai già potuto tirare le somme sul suo andamento. Ti senti soddisfatto?

Maler: Sono soddisfatto, innanzitutto, di com’è stato realizzato, in particolare delle atmosfere che Giancarlo Di Maria, mio produttore artistico e arrangiatore fin dai tempi di “Dell’ora o del mai”, ha saputo creare attorno alle melodie. Il risultato è un vestito sonoro in equilibrio tra l’approccio classico e una ritmica che ammicca al mondo del cinema. Mi piace che alla densità dei testi faccia da contrappunto un arrangiamento elettronico fluido. È una soluzione che consente alle parole di scorrere su armonie evocative, con velature dark che amplificano la poetica dell’album. Il secondo motivo di soddisfazione ha a che fare con l’accoglienza riservata a “Canti lunari”. Mi ha sorpreso. Non solo perché nei giorni successivi alla pubblicazione è entrato nella classifica degli album più venduti in digitale, ma, soprattutto, per la quantità i messaggi privati che ho ricevuto sui canali social. Molte persone si sono riconosciute nelle canzoni e hanno compreso il senso profondo delle storie raccontate nel disco. So di utilizzare un linguaggio poco esplicito, per molti ostico, ma i riscontri avuti sono stati veramente significativi. Quando le canzoni arrivano come sono arrivate a chi mi scrive non c’è ritorno più gratificante. “Canti lunari” mi ha dato la certezza di avere un mio pubblico ed è un pubblico molto interessante. Un ulteriore motivo di soddisfazione è la recentissima uscita su cd, un’iniziativa di Filippo Affini, presidente della webradio Mikroradio, che ha voluto festeggiare in questo modo il primo compleanno dell’album.

 

A.M.: Sono 11 le tracce de “Canti lunari”: un numero casuale oppure ricercato?

Maler: Sì, un piccolo segreto c’è. Ma, come dicevo poc’anzi, lasciamo che qualche segreto rimanga tale.

 

A.M.: L’ottava traccia “Armonia degli opposti” principia con “La pace non è pace mai/ Sotto la brace cova/ La guerra nuova/ Ama il conflitto”. “Conflitto” ha un significato simile al pólemos di Eraclito?

Maler: Qui non mi nascondo: intendo esattamente il conflitto come padre di tutte le cose di cui Eraclito parla nei suoi frammenti. Il conflitto è in noi, nella nostra natura. Una verità che l’umanità, nel suo complesso, non ha ancora imparato a riconoscere. Per questo preferiamo identificarci con uno dei due opposti, di solito quello più rassicurante, e proiettare quello più scomodo sugli altri. Non abbiamo ancora compreso che se ciascuno di noi si prendesse cura dei propri conflitti interiori, sopportandoli e integrandoli, si aprirebbero porte fondamentali per la nostra evoluzione personale ed eviteremmo che le piccole ombre scacciate da ciascuno si condensino in un’ombra collettiva gigantesca, ma, se mi guardo intorno, temo che la lezione sia ancora lontanissima dall’essere appresa. L’armonia degli opposti è una condizione spirituale che va coltivata e preparata senza sapere se si riuscirà mai a raggiungerla, ma quando si verifica, anche solo per un istante, consente un salto di consapevolezza che illumina e ci dice che la nostra anima contiene tesori.

 

A.M.: Nella nona, invece, “Anime del sogno”, scrivi ‒ o meglio canti ‒: “Canto le anime del sogno/ Messaggere di una via/ Senza tempo”. Qual è il tuo rapporto con il mondo onirico? Quante canzoni sei riuscito a trasportare nel mondo fisico?

Maler: Mi affascinano le concezioni religiose di ogni tempo e luogo, ma, se devo riconoscermi in una via dello spirito scelgo quella dei sogni, la cui tradizione è antichissima. Ho sempre intrattenuto un rapporto privilegiato con la dimensione onirica e la maggior parte delle intuizioni che hanno portato ad acquisizioni importanti per il mio cammino vengono da lì. Molto spesso i miei sogni si riversano nelle canzoni: non solo nei testi, mi è capitato più volte di sognare anche le melodie, eseguite da vere e proprie orchestre o bande musicali. Nella canzone che citi ho voluto rendere omaggio al mondo animale dal quale l’uomo moderno si è via via allontanato senza rendersi conto che, così facendo, si è allontanato e dissociato dalla propria natura. Anticamente gli animali erano il simbolo incarnato della divinità, ma la sacralità della natura è stata bandita dalla nostra società, sostituita dalla divinizzazione dell’Io. La mia percezione è che gli dèi abbiano trovato rifugio nei sogni e, da lì, continuino a parlarci, a tentare di guarirci indossando, di volta in volta, sembianze diverse con una spiccata predilezione per le maschere animali.

 

A.M.: L’alchimista è colui che brucia un’emozione negativa sul fuoco della propria consapevolezza aumentandone così la vibrazione e trasmutandola in un’emozione superiore.” Con questa frase, tratta dal libro di Francesco Gioacovazzo intitolato “Le regole dell’infinito”, si illustra il “mestiere” dell’alchimista. Che cosa ne pensi? Si avvicina al tuo modo di intendere?

Maler: Credo sia una sintesi estrema di un processo che include altri elementi, ma in linea generale ne condivido il senso. Tuttavia, non è nelle mie corde usare linguaggi diversi da quello poetico per affrontare l’argomento: quello che so dell’Alchimia l’ho messo nelle mie canzoni, specie negli album “Mutamento” e “Canti lunari”. È tutto lì, o quasi.

 

A.M.: Quali sono gli autori (poeti, scrittori, filosofi, psicologi maschili e femminili) che ti hanno mostrato la luce nel periodo che Rimbaud ha denominato “Una stagione all’inferno”?

Maler: Diciamo che la luce non è mai abbastanza e che, quando illuminiamo qualche aspetto della nostra vita, qualcos’altro torna in ombra, quindi la necessità di lavorare su se stessi è costante e non fa sconti. È un periodo della mia vita in cui mi sento molto vicino all’esortazione di Bernardo di Chiaravalle: “Troverai più nei boschi che nei libri“. Non ho abbandonato la lettura, né la curiosità rispetto al mondo della cultura, ma mi accorgo di aver maturato un certo distacco e di ricevere molto di più camminando sulla riva di un fiume che dalla letteratura o dalle altre arti. Tuttavia, il mio debito con il passato è ancora intatto e mi ritengo fortunato ad aver incontrato alcuni autori al momento giusto. Non tutti sono stati eroi salvifici, ma ognuno di loro ha fatto risuonare in me qualcosa di importante. Per ovvie esigenze di spazio, cercherò di ridurre la lista all’essenziale, spero non faccia l’effetto di una lista della spesa. Comincio dai poeti: Rilke per la verità, Khayyam per come la vela, ma sull’isola deserta mi basterebbe il Cantico dei cantici di re Salomone. I miei filosofi sono i “Filosofi sovrumani” di Giorgio Colli, ovvero i sophoi (sapienti) come Empedocle ed Eraclito, ma ho amato molto anche Schopenhauer e Nietzsche. Per quanto riguarda la psicologia, nella mia crescita l’opera di Carl Gustav Jung ha avuto un ruolo decisivo. Tra i romanzieri il debito d’anima principale è con Jack London, Joseph Conrad, Herman Hesse, Isaac B. Singer e, ovviamente, Joseph Roth a cui ho dedicato l’album “Mu”. In pittura dico Chagall, nel fumetto Hugo Pratt: ho sognato con entrambi. Poi, certo, c’è la musica, la più magica delle arti. Devo dire che quando ero ragazzo alcuni artisti mi hanno realmente riportato in superficie in circostanze non propriamente favorevoli e mi hanno ricordato il linguaggio dell’anima in un momento in cui credevo di non saperlo più comprendere. Mi è accaduto con Joe Strummer, Shane Mac Gowan e con Paolo Conte. Dimentico qualcosa? Il cinema, certo: “Una pura formalità” di Giuseppe Tornatore, “Fino alla fine del mondo” di Wim Wenders e, in tempi recenti, il magnifico “Corpo e Anima” di Ildiko Enyedi. Senza nulla togliere ad altri film splendidi, sono i tre titoli che mi hanno dato la sensazione di essere stato lo spettatore giusto al momento giusto.

 

A.M.: Un’ultima domanda prima della chiusura vera e propria. Chi è la donna che cinta di vipere non teme tenebre ma veste di cenere e succhia il dolore che morde le femmine quando hanno in sorte le nebbie d’abisso?

Maler citazioni Armonia degli opposti
Maler citazioni Armonia degli opposti

Maler: Quella raccontata ne “La santa” è una storia di guarigione e rinascita di una donna che, grazie all’aiuto di una venerabile antenata che le fa visita da mondi invisibili, riscopre la propria dimensione femminile profonda. La santa guaritrice è consacrata a Dioniso, il dio della vita indistruttibile (secondo la geniale definizione di Kerenyi) ed è amica dei serpenti, come lo erano le baccanti, seguaci del dio che ci sono state tramandate come delle furiose invasate, ma che già Platone individuava come cercatrici, sacerdotesse di un rito iniziatico che consentiva di accedere a verità universali. Il serpente è, dunque, simbolo potentissimo di trasformazione interiore e, depurato dalla demonizzazione operata dalle religioni monoteistiche, ritrova le qualità perdute che anticamente ne facevano, tra l’altro, l’incarnazione di Asclepio, dio della medicina. Queste caratteristiche positive del serpente hanno lasciato un’eredità anche nella cultura siciliana, profondamente influenzata da quella dei colonizzatori greci. I ciarauli (o cirauli) erano, infatti, i continuatori di una tradizione antichissima che il cristianesimo modificò ascrivendo a San Paolo il culto che fu di Dioniso. Come le baccanti, anche ciarauli e ciaraule si cingevano il collo con le serpi ed erano considerati guaritori. C’è un’analogia con la taranta pugliese: là è il ragno a chiedere di essere riconosciuto, qui il serpente. In entrambi i casi, chi fugge o ignora la chiamata viene morso. L’essenza del culto di Dioniso è questa: se non riconosci il dio, ovvero l’aspetto dionisiaco dell’esistenza, ti perdi. Ma la santa sa dialogare con il serpente e insegna quest’arte alla donna a cui è rivolto il brano. Viene per lei da un luogo senza tempo, come un’apparizione, per rivelarle verità perdute, spazzate via da millenni di dominio maschile e da decenni di cultura progressista che per alcuni aspetti, a mio avviso, senza rendersene conto ha contribuito ad allontanare la donna dalla propria essenza e dal proprio potere interiore. Viene per lei, per risvegliare in lei la consapevolezza del Tutto, del costante morire e rinascere, del rinnovarsi dell’esistenza attraverso l’accettazione del confronto con l’oscurità. Viene per lei per riconsegnarle un’immagine del femminile molto potente, in grado di interagire con le misteriose forze che governano la Terra e il Cosmo. Attraverso questa iniziazione, la donna che si era perduta diventerà, a sua volta, custode del messaggio e lo saprà tramandare.

 

A.M.: Salutaci con una citazione…

Maler: Visto il momento che stiamo attraversando, sento che queste parole con le quali William Faulkner si rivolgeva ai giovani studenti di Oxford nel 1951 siano le più appropriate: “Il pericolo sta nelle forze del mondo attuale che sfruttano la paura per derubare l’uomo della sua individualità, della sua anima […]” 

 

A.M.: Maler ti ringrazio per il tempo che hai voluto dedicare a questa intervista e ti saluto con le parole di Marco Aurelio: “[…] il movimento che conduce all’ingiustizia, alla sfrenatezza, all’ira, al dolore e alla paura altro non è che il movimento di chi diserta dalla natura”.

 

Written by Alessia Mocci

 

Info

E-mail: cantilunari@gmail.com

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