Salvo: opere tra il classico e il moderno

Nato nel 1947 a Leonforte, un comune collinare in provincia di Enna, Salvatore Mangione, noto semplicemente come Salvo, si trasferisce con la famiglia a Torino all’età di nove anni.

Salvo opere BarSport
Salvo opere BarSport

Salvo mostra un talento precoce: a soli quattordici anni realizza le sue prime opere e si dedica alla copia di maestri come van Gogh, cercando di comprenderne i segreti e reinterpretarne l’opera in chiave moderna.

Dopo i vent’anni entra in contatto con importanti galleristi come Gian Enzo Sperone e Paul Maenz, che lo introducono alle nuove tendenze artistiche, tra cui la Pop Art, l’Arte Povera e le avanguardie contemporanee. Viaggia molto in cerca di ispirazione e conoscenza; nel 1970 intraprende un viaggio solitario in Afganistan, un’esperienza che arricchirà il suo percorso artistico e umano.

Pur facendosi conoscere all’interno dell’arte concettuale, Salvo resta profondamente legato alla pittura, che dal 1973 torna ad assumere un ruolo centrale nella sua produzione. Le sue opere combinano citazioni del passato alla spinta interpretativa rivolta al futuro.

Nel 1975 sposa la sua compagna Cristina Tuarivoli e, due anni dopo, nasce loro figlia Norma.

Nelle sue tele si avverte un crescente richiamo al Rinascimento, con paesaggi che spesso evocano architetture e ambienti reali, altre volte rimandano a miti del passato o a suggestioni arabeggianti. Parallelamente, Salvo posa il suo sguardo sulla vita contemporanea, esplorando la realtà urbana attraverso una prospettiva attenta e meditativa.

All’inizio degli anni ’80, la sua fama si consolida a livello europeo, soprattutto in Francia e in Belgio. Nel 1984 partecipa alla 41ª Biennale di Venezia. Due anni dopo, pubblica ‘Della Pittura. Imitazione di Wittgenstein’, un testo di riflessioni e aforismi, che offre un’analisi critica dell’arte contemporanea, con toni a tratti disincantati e scettici.

Le sue esperienze di viaggio, tra cui una significativa visita in Cina nel 2003, si riflettono profondamente nella sua arte. La sua vita si svolge tra tre residenze – una in Calabria, una ai piedi del Monviso e una in provincia di Asti – luoghi che nutrono e arricchiscono costantemente la sua produzione artistica. Nel 2007, la GAM di Torino gli dedica una grande mostra antologica.

Salvo si spegne a Torino nel 2015, ma il suo lascito artistico continua a essere celebrato con mostre e iniziative. Nel 2023 l’Archivio Salvo pubblica l’antologia ‘Io sono Salvo: Opere e scritti 1961-2015’. Dal novembre 2024 fino al maggio 2025, la Pinacoteca Agnelli gli dedica l’importante retrospettiva dal titolo ‘Salvo – Arrivare in tempo’.

Tra il 1970 e il 1972, Salvo realizza alcune lapidi incise nel marmo, un materiale volutamente distante dai dettami dell’Arte Povera. Queste opere riprendono il linguaggio dei monumenti commemorativi, ma con frasi enigmatiche e aforismi su cui riflettere. Spicca il lavoro del 1971 composto da cinque lapidi identiche con la scritta “Simile non identico”, una provocazione che apre a molteplici interpretazioni e discussioni.

Nel 1974 Salvo dipinge ‘Il trionfo di San Giorgio’, un’opera di grandi dimensioni (270 x 760 cm) realizzata con pastelli su carta intelata. Il dipinto si ispira a una tavola del 1502 di Vittore Carpaccio, reinterpretandola in chiave moderna. L’artista semplifica la composizione eliminando gli elementi secondari, sostituendo gli edifici con una distesa verde che si dissolve in una lontana catena montuosa. I colori vengono resi tenui e pastellati, con un San Giorgio meno eroico e più stilizzato, accentuando l’essenza narrativa del trionfo sul drago prigioniero e morente.

Dagli anni ’80 in poi, Salvo dedica particolare attenzione alla rappresentazione della vita urbana, immortalando scene serali nei bar, tra avventori che giocano a flipper o a biliardo, conversano o semplicemente trascorrono il tempo. In queste opere emerge la sua straordinaria capacità di cogliere la luce artificiale e i suoi riflessi, con un gioco di colori e ombre che amplifica il senso di solitudine e distacco. Spesso i titoli di questi dipinti sono ripetitivi (Bar, Al bar, Flipper), suggerendo una quotidianità che si ripropone con variazioni minime. Il suo sguardo, attento e analitico, oscilla tra il desiderio di condivisione e un senso di estraneità rispetto alla società moderna.

Salvo opere San Giovanni
Salvo opere San Giovanni

Parallelamente, Salvo sviluppa una ricca produzione di paesaggi urbani, rappresentando tram, ponti, fabbriche e ciminiere fumanti. Questi scenari evocano una città industriale in continua trasformazione, dove il progresso sembra procedere in modo inarrestabile, però senza una chiara direzione. La sua arte si interroga così sul destino dell’umanità, sospesa tra evoluzione e autodistruzione.

I viaggi di Salvo hanno lasciato un segno profondo nella sua opera. Molte tele raffigurano ricordi di luoghi lontani: Bosnia, Turchia, Iran, Cina. Tuttavia, il suo amore più grande rimane per la Grecia classica, che unisce idealmente alla sua natia Sicilia in una celebrazione del mondo mediterraneo.

I suoi dipinti restituiscono la luminosità e il colore di un paesaggio sospeso tra passato e presente. Le architetture elleniche e islamiche si fondono in un unico scenario culturale: colonne doriche, minareti, la splendida chiesa di San Giovanni degli Eremiti a Palermo. Salvo dipinge cieli gialli, verdi e rossastri, vegetazioni rigogliose e una luce che avvolge ogni elemento con un’intensità quasi onirica.

La sua pittura, carica di poesia e nostalgia, invita lo spettatore a riflettere sul tempo e sulla memoria, rievocando un passato che continua a vivere nel presente attraverso l’arte. Una bellezza senza tempo, impossibile da ignorare.

 

Written by Marco Salvario

Photo by Marco Salvario

 

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