Trieste Film Festival 2024: il programma della trentacinquesima edizione
La trentacinquesima edizione del Trieste Film Festival, diretto da Nicoletta Romeo, apre al pubblico dal 19 al 27 gennaio 2024. Il Festival è il primo ed il principale incontro dedicato all’Europa centro-orientale.

Il Trieste Film Festival è nato successivamente alla caduta del Muro di Berlino e rappresenta un osservatorio di grande valore sul cinema dell’Europa dell’Est.
Le sedi del Trieste Film Festival sono a Trieste: il Politeama Rossetti, il Teatro Miela e il Cinema Ambasciatori. Le sezioni di competizione sono tre che, lungi dall’esaurire le linee di programmazione, si confermano il nucleo centrale del festival.
Nicoletta Romano, direttrice del festival, spiega: «Ripercorrendo questi lunghi anni di continua ricerca e di proposte giunte dal gruppo di lavoro su questa macro-area europea per troppo tempo ignorata – e ancora oggi conosciuta solo sommariamente, e spesso in modo superficiale se non addirittura per stereotipi – possiamo concederci un piccolo moto d’orgoglio per la straordinaria squadra che si è formata per portare avanti un festival che si è notevolmente consolidato e ampliato negli anni, affinando le proprie capacità di cogliere segnali, talenti, tendenze originali e innovative, includendo sempre anche gli autori più difficili e controversi, coloro i quali si pongono le domande fondamentali sulla vita e sull’arte, rimanendo spesso ai margini del mercato, sempre affamato di “storie” e “contenuti” dalle formule più facili, dal successo più immediato… ma forse lontane dall’immortalità e dalla verità della ricerca artistica.»
Il 19 gennaio la programmazione del Teatro Miela si inaugura con Do Not Expect Too Much from the End of the World di Radu Jude, che è insieme un vertiginoso film teorico sul cinema e una critica esplosiva al cinismo del capitalismo moderno: un’autentica opera-mondo, prossimamente nelle sale italiane con I Wonder Pictures, fatta di ironia, sferzate moraliste e citazioni coltissime, che conferma il talento di un cineasta, il rumeno Radu Jude (già Orso d’oro a Berlino, e stavolta Premio speciale della giuria a Locarno), tanto originale quanto inclassificabile.
Il 23 gennaio sarà invece il Politeama Rossetti ad accogliere il secondo film di apertura del festival, quel Green Border, Premio Speciale della Giuria all’ultima Mostra di Venezia e dall’8 febbraio al cinema con Movies Inspired e Circuito Cinema, che segna il grande ritorno di una maestra del cinema europeo, la polacca Agnieszka Holland. Un film scomodo e giusto, che racconta – in un potente bianco e nero, e con una durezza a tratti difficile da sostenere – il dramma dei migranti che si affacciano all’Europa (in questo caso dal confine tra Bielorussia e Polonia) cercando un’accoglienza che i governi hanno dimenticato, e una solidarietà di cui solo i singoli individui, spesso illegalmente, sembrano essere capaci.
Non sono i soli film del programma che arriveranno anche nelle sale italiane, grazie a distributori tenaci e curiosi, che hanno scelto di scommettere su un cinema europeo d’autore per nulla scontato e ancora poco visibile in Italia. Di prossima distribuzione con I Wonder anche il film di chiusura del Festival, non a caso presentato in anteprima italiana durante la Giornata della Memoria, il 27 gennaio: The Zone of Interest di Jonathan Glazer, Grand Prix e premio Fipresci all’ultimo festival di Cannes, sulla famiglia del direttore del campo di concentramento di Auschwitz, la quale vive in una tenuta proprio lì accanto, separata dall’inferno solo da un muro, in due mondi opposti ma vicinissimi, dove la messinscena ne evidenza il paradosso, dove la banalità del male è rappresentata nei dettagli di ogni scena, e dove il suono gioca un ruolo fondamentale per non farci mai dimenticare dove si svolge l’azione.
Il concorso lungometraggi del Trieste Film Festival conta quest’anno 7 titoli. Torna, dopo l’opera prima Wet Sand, la georgiana Elene Naveriani con Blackbird Blackbird Blackberry, ritratto dolce-amaro di un’insolita eroina femminista e controcorrente in una società tradizionale, e torna dopo una lunga assenza salutiamo anche Vladimir Perišić con Lost Country, un film molto personale sul rapporto tra una donna, portavoce del governo di Milošević a metà degli anni ’90 e il figlio quindicenne, in bilico tra le proteste anti-governo dei suoi coetanei e l’amore verso la madre. Andrej Korovljev, già ospite del Festival con il suo Tusta, fa ritorno con la sua opera prima di finzione, Hotel Pula, sulla non facile convivenza tra croati e rifugiati bosniaci nei primi anni ’90 a Pola; Katalin Moldovai nel suo Without Air sceglie il contesto della scuola in Ungheria come centro di spinte conservatrici e intolleranti (e al mondo della scuola come rappresentazione e metafora di disagio sociale e derive estreme fanno riferimento anche altri film in programma, come Beautiful Beings, Excursion, Explanation for Everything e Mr Bachmann and His Class), mentre Tudor Giurgiu torna con Freedom al 1989, nella città di Sibiu, teatro di rivolte civili subito dopo la morte di Ceausescu, in un film corale che non cerca facili risposte. Janez Burger, che a fine anni ’90 ci aveva incantato con il suo Idle Running, è in concorso con Observing, thriller sociale dai risvolti paranormali, un’opera matura e di denuncia ambientata a Lubiana; e infine Stepne dell’ucraina Maryna Vroda, raffinato film d’esordio tra fantasmi del passato e segreti di famiglia.
Sono cinque i lungometraggi fuori concorso, a cominciare da MMXX, il nuovo film Cristi Puiu, cineasta straordinario che conferma il percorso intrapreso con i suoi ultimi film liberandosi dal peso e dalle gabbie delle durate e dei generi, proseguendo verso nuove strutture narrative più libere e personali, che richiedono allo spettatore un’attenzione diversa e forse anche una lealtà nei confronti di un detour artistico e profondamente umano. E poi Phantom Youth di Luàna Bajrami, ambientato nel Kosovo del 2007, Excursion di Una Gunjak, Menzione speciale nella sezione Cineasti del Presente all’ultimo Festival di Locarno, il vincitore di Orizzonti alla Mostra di Venezia, Explanation for Everything di Gábor Reisz, e Blaga’s Lessons di Stefan Komandarev, premiato alla Festa di Roma.
Gli Eventi Speciali: accanto ai due film di apertura e a quello di chiusura, ecco Beautiful Beings di Guðmundur Arnar Guðmundsson e Red Coloured Grey Truck di Srđan Koljević.
Fuori dagli Sche(r)mi, la sezione che pur nella diversità di budget, formati e generi va alla scoperta di soluzioni stilistiche o narrative innovative e sorprendenti, ospita due film di debutto, il bosniaco Cherry Juice di Mersiha Husagic e l’ungherese Cactusman di Olivér Rudolf, il road movie Arthur & Diana, opera seconda di produzione tedesca dell’italo-francese Sara Summa, e il corto della direttrice della fotografia e videoartista friulana Debora Vrizzi, Maris B653.
Il Concorso documentari, curato da Giuseppe Gariazzo e Rada Šešić, è articolato quest’anno in dieci titoli, per lo più realizzati da giovani registe, le cui tematiche spaziano dalla violenza familiare e sociale, alle guerre in corso oggigiorno, alle esistenze marginali e all’arte come terapia. Un programma coraggioso e brillante, con tante autrici giovani e talentuosissime (tra cui la recente vincitrice dell’IDFA di Amsterdam, l’armena Shoghakat Vardanyan con il suo 1489), le cui storie personali o familiari fungono spesso da punto di partenza per un’indagine che diventa universale.
Tra i documentari Fuori concorso segnaliamo i lavori di alcuni registi del Friuli Venezia Giulia, tra cui Al di là dei lupi di Ennio Guerrato, un documentario ricco di materiali d’archivio e di testimonianze sul musicista fuori dagli schemi Alfredo Lacosegliaz, scomparso nel 2016, autore di progressive folk balcanico; 50 anni di CLU di Erika Rossi, scritto con Massimo Cirri, che racconta la storia emozionante della prima impresa sociale al mondo, realizzando così il suo quarto documentario dedicato all’umanità basagliana; infine Il Cinema Volta di Martin Turk, sull’impresa della sala cinematografica aperta a Dublino da alcuni impresari triestini assieme a un giovane James Joyce, a cui è dedicato, tra l’altro, anche un Translating Ulysses di Aylin Kuryel e Fırat Yücel.
E dopo il trionfo agli EFA avremo anche Smoke Sauna Sisterhood dell’estone Anna Hints, un film di traumi e sorellanza che ha già incantato il pubblico di moltissimi festival internazionali, di prossima uscita nelle sale italiane grazie a Wanted.
Curato da Giuseppe Gariazzo e Grazia Paganelli, il programma del Premio Corso Salani propone una selezione di 5 titoli italiani non ancora distribuiti in Italia, da Anna di Marco Amenta (lo scorso anno nella nostra sezione work in progress This is IT) a Lala di Ludovica Fales, prodotto dal goriziano Igor Princic, da La solitudine è questa di Andrea Adriatico (che Corso Salani ha diretto in Il vento, di sera) a Tempo d’attesa di Claudia Brignone, miglior doc italiano al Festival di Torino, e L’albume d’oro dei moderni sperimentatori Samira Guadagnuolo e Tiziano Doria.
Tiziana Ciancetta e Pepi Gioffrè hanno curato il Concorso cortometraggi, selezionando 16 opere suddivise in tre programmi, tra autori ai primi passi e nomi già rodati.
Last but not least, è dedicato al cinema tedesco l’ormai tradizionale appuntamento con Wild Roses, la sezione che ogni anno fa il punto sulle cineaste di un Paese dell’Europa centro orientale: dopo Polonia, Georgia e Ucraina, dunque, ecco una selezione – a cura della Executive Director della Berlinale Mariëtte Rissenbeek – degli sguardi femminili più interessanti della Germania contemporanea.
In programma 13 titoli di altrettante autrici: film spesso premiati in giro per il mondo, ma anche opere meno universalmente note, in grado di svelare nomi (ancora) da scoprire per il pubblico italiano, che – spiega Nicoletta Romeo – «ci mostreranno un Paese moderno, inclusivo, multiculturale e lontano dagli stereotipi».
A guidare la delegazione tedesca sarà Margarethe von Trotta, ospite a Trieste per presentare il suo nuovo film, Ingeborg Bachmann – Journey Into the Desert (presto nelle sale italiane distribuito da Movies Inspired). Un’autrice simbolo del Neuer Deutscher Film, Leone d’oro a Venezia nel 1981 con Anni di piombo, testimone insieme a Ulrike Ottinger (di cui si vedrà Paris Calligrammes) di una generazione di maestre ancora in piena attività.
Altri nomi familiari al pubblico dei festival internazionali: Maren Ade, la rivelazione di Cannes 2016 che col suo Vi presento Toni Erdmann fece conoscere al mondo un’attrice straordinaria come Sandra Hüller; Valeska Grisebach e Angela Schanelec, con i loro lavori più recenti (rispettivamente Western, visto sulla Croisette nel 2017, e Music, migliore sceneggiatura all’ultima Berlinale); Maria Speth, Orso d’argento per Mr. Bachmann and His Class, e Maria Schrader, Premio del pubblico agli European Film Awards con Stefan Zweig: Farewell to Europe; Emily Atef con il suo ritratto di un’inedita Romy Schneider in 3 Days in Quiberon.
E ancora, il talento cosmopolita di Ana-Felicia Scutelnicu (Anishoara) e Ayse Polat (In the Blind Spot), e l’audacia di Nicolette Krebitz (Wild), Nora Fingscheidt (System Crasher) e Frauke Finsterwalder (Sisi & I).
Spiega Rissenbeek: «Wild Roses rappresenta una vera ispirazione a pensare a cineaste anticonformiste e coraggiose, e a film che mi stimolano, divertono ma che trovo anche difficili o scomodi. Non c’è rosa senza spine».
Il focus Wild Roses è realizzato con il sostegno di German Films, Goethe-Institut Rom e DeutschZentrum Triest.
Rimandando per l’elenco completo dei titoli e delle sezioni al catalogo e al programma (consultabili e scaricabili sul sito ufficiale), non possiamo non citare il riconoscimento che il Trieste Film Festival assegna ogni anno, l’Eastern Star Award, che premia la produttrice polacca di The Zone of Interest, Ewa Puszczyńska.
Anche nel 2024, inoltre, come ormai tradizione, si rinnova la collaborazione tra il Trieste Film Festival e il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), che ancora una volta ha scelto il palcoscenico del Politeama Rossetti per premiare, all’inizio del nuovo anno, i migliori titoli usciti nelle sale nell’anno appena trascorso.
Due i riconoscimenti, al miglior film italiano e al miglior film internazionale: tra gli italiani, a “imporsi” come il più votato nel referendum promosso dal Sindacato tra tutti i propri soci è stato “Rapito” di Marco Bellocchio, già premiato nel 2020 per Il traditore.
Pacifiction” di Albert Serra è invece il miglior film in assoluto fra tutti quelli distribuiti in sala nel nostro Paese nel corso del 2023. In questo caso a votare è stata la commissione incaricata di segnalare i Film della Critica (28 quelli di quest’anno), composta da Pedro Armocida, Paola Casella, Massimo Causo, Adriano De Grandis, Francesco Di Pace, Fabio Ferzetti, Beatrice Fiorentino, Federico Gironi, Roberto Manassero, Raffaele Meale, Paolo Mereghetti, Anna Maria Pasetti, Cristiana Paternò, Giulio Sangiorgio, Sergio Sozzo.
Come consuetudine, anche quest’anno una selezione del programma del Festival circuiterà in diverse città italiane nell’ambito dell’iniziativa Trieste Film Festival in Tour in collaborazione con l’agenzia Lo Scrittoio di Milano. Una parte del programma di quest’anno sarà disponibile anche online sulle piattaforme MYmovies One, DAFilms, Klassiki e la Cineteca di Milano.
I Paesi della 35. Edizione
Armenia – Austria – Belgio – Bielorussia – Bosnia Erzegovina – Bulgaria – Croazia – Danimarca – Estonia – Finlandia – Francia – Georgia – Germania – Grecia – Islanda – Italia – Kosovo – Lettonia – Lituania – Lussemburgo – Macedonia del Nord – Moldavia – Montenegro – Paesi Bassi – Polonia – Regno Unito – Repubblica Ceca – Romania – Serbia – Slovacchia – Slovenia – Stati Uniti – Svezia – Svizzera – Turchia – Ucraina – Ungheria
Il 35. Trieste Film Festival è stato realizzato con il contributo di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Europa Creativa, Ministero della Cultura – Direzione generale Cinema e audiovisivo, Comune di Trieste, Promoturismo FVG, Fondazione CRTrieste, con il sostegno di CEI – Central European Initiative, Fondazione Benefica Kathleen Foreman Casali, Fondazione Osiride Brovedani Onlus, Fondazione Pietro Pittini, Istituto Polacco di Roma, DeutschZentrum Triest, German Films, Desk Media Europa Creativa Italia, Desk Media Europa Creativa Germania, Desk Media Europa Creativa Slovenia, Slovenski Filmski Center, con la collaborazione di Artifragili, Associazione Casa del Cinema di Trieste, Associazione Corso Salani, Bottega Errante, Cineteca di Bologna, Cineteca di Milano, Cineuropa, Claimax, Comune di Capodistria, DoubleRoom arti visive, Fondo per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia, Friuli Venezia Giulia Film Commission, Goethe Institut-Roma, Hangar Teatri, InCinema-Festival del Cinema Inclusivo, Kino Šiška, Libreria Ubik Trieste, Midpoint-a training and networking platform for film & series development-Prague, Milano Film Network, Museo della Bora, Osservatorio Balcani, Caucaso e Transeuropa, PAG-Progetto area giovani Comune di Trieste, Lo Scrittoio – Milano, SNCCI-Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, When East Meets West
media partner: Cineuropa, DAFilms-Doc Alliance Films, east european film bulletin, East Journal, Film New Europe, FilmTV, FRED Film Radio, Klassiki, Meridiano 13, MYmovies, Il Piccolo, Quinlan, Taxi Drivers
web media partner: Cineclandestino, Film Fest Report, InTrieste, insidertrend.it, Just Cinema Tabloid, La Nouvelle Vague, Venezia legge i Balcani, Oubliette Magazine
partner tecnici: 040 Social Food, Antico Ristorante Tommaseo, Art&grafica, B&B Hotel, La Bomboniera, Caffè degli Specchi, Clear Channel, Còntime, DoubleTree by Hilton Trieste, Eventival, Hotello, Ideando Pubblicità, InAsset Srl, The Modernist Hotel, Osteria di Casa Pepe, Peratoner, Savoia Excelsior Palace, Tipografia Menini, Hotel Victoria,Caffè degli Specchi
sponsor: Antico Caffè San Marco, Còntime, Opificio Neirami, Parovel, Piolo & Max
Info
Per conoscere il programma completo del Trieste Film Festival 2024 clicca QUI
Meraviglioso! Grazie.
Un festival da non perdere!