Alchimia e politica: la restaurazione del patto sociale
Molti autori oggi, hanno trovato interessante usare per i loro libri, thriller o mistery, l’arcano tema dell’alchimia. Alcuni lo affrontano in maniera professionale, altri assimilandola a una mera componente di una spiritualità new age di facile fruibilità commerciale che però ne svaluta la portata ontologica, altri soltanto per dare un tono radical chic al loro testo. Riempirsi la bocca di alchimia, Fulcanelli, Canseliet, fa sempre la sua notevole scena.
In realtà, ogni testo che sfiori anche lontanamente la tematica esoterica, non sarà mai un libro per tutti. In ogni caso la lettura di questi testi è sempre consigliata a tutti.
Perché?
Leggere, ad esempio, Italo Svevo oppure Oscar Wilde, ha lo stesso significato di un atto coraggioso che si manifesta nel calarsi in un mondo che di ordinario ha poco, in quanto la realtà quotidiana viene connotata e colorata di descrizioni che poco ha a che vedere con la realtà e che è frutto della percezione personale dell’autore dotato e immerso in un privilegiato punto di osservazione. È una descrizione puramente soggettiva. La soggettività risiedendo nella mente, rende il testo colorato dall’immaginario e creato dalla penna dello scrittore, una sorta di realtà irreale.
Nell’opera alchemica, si assiste a una costruzione molto più profonda, non immediata che fa del simbolo e dell’archetipo il suo stile predominante. A questo proposito amo ricordare il primo romanzo esoterico, prima di Dan Brown, di Marcello Simoni o di Vito Ditaranto, “Le nozze chimiche” di Christian Rosenkreutz; con una narrazione di alto tenore poetico, splendida nel ritmo quasi musicale (tanto che rileggendolo se ne riesce quasi ad assorbire il suono) tant’è che lo stesso è rappresentato come il manifesto rosacruciano per eccellenza. Pubblicato a Strasburgo nel 1616, da autore anonimo, la paternità però, viene attribuita a Johann Valentinus Andreae è considerato il testo principale dei “Rosacroce”. I Rosacroce (dal tedesco Rosenkreuzer) o Rosa-Croce sono un leggendario ordine segreto ermetico di estrazione cristiano-esoterico, menzionato per la prima volta nel XVII secolo in Germania. Quest’ordine è avvolto dal mito e dal mistero e aveva come intento quello di riportare il cristianesimo alla sua origine esoterica e gnostica, restituendone una connotazione più ermetica e quindi non incompatibile con le tradizioni esistenti all’epoca, queste teorie erano avanzate con fierezza da Atanasius Kircher e Michelangelo Lanci. In pratica il libro “Le nozze chimiche” di Christian Rosenkreutz, rappresenta un testo alchemico-allegorico in cui sono narrate le vicende incredibili di Cristian Rosenkreutz, divise in sette percorsi iniziatici e che culminano, appunto, nelle nozze chimiche del re e della regina, dello sposo e della sposa riecheggiando il famoso Cantico dei Cantici.
Anche questo libro segue, a una prima lettura il percorso del mistery che troverà sfogo poi nel famoso “Codice da Vinci”, che tanto caro è agli appassionati di Sacro Graal.
Molti studiosi inorridiranno sentendo paragonare un così favoloso e controverso capolavoro al mistery moderno, ma sarò lieta di discolparmi da cotale aberrazione spiegandovi meglio il perché di questo insano gesto.
Badate bene, ho suggerito questo genere poiché, il mistery è un genere che ha in sé un doppio significato, quasi come una sorta di baule a doppio fondo, lo stesso che Humpty Dumpty spiegò all’ignara alice.
“È come un baule, capisci, ci sono due significati imballati dentro a un’unica parola.”
Cosa significa?
Il baule a doppio fondo è un abile tentativo per mascherare i significati in modo tale che, apparentemente, il lettore creda di trovarsi di fronte a un preciso genere, un indizio, una frase, un significato lo dirigeranno in un‘altra direzione. In questo caso il mistery e persino l’esoterismo nasconde un tentativo di creare un testo di narrativa contemporanea che possa toccare vari argomenti, tenendo bene a mente che la rigenerazione avrà sempre un posto d’onore.
Quindi “Le nozze chimiche” accoglieranno la totale attenzione del lettore di ogni epoca, poiché con forza dirompente costringerà i personaggi principali ma anche noi stessi, ad assistere e a immergersi totalmente nelle vicende, negli scenari, negli indizi portati avanti dai simboli, tentando di carpire un’informazione vitale tenuta nascosta fino al punto culminante. Pertanto, possiamo dire, che questo testo, così come ogni testo di alchimia ci accompagna lungo la vitale e necessaria scoperta di verità eterne e oscure. Tramite questa necessaria catalogazione ci spiega anche, in modo esaustivo cos’è il male: il colpevole è chi usa queste arcane conoscenze per fini diversi da quelli di mera evoluzione di specie o spirituale.
Ma, non si tratta solo di libri che vogliono spiegarci la conquista di questi segreti non è solo un libro iniziatico, rilegato alla sola fascia spirituale, ma la rigenerazione che accompagna tutti i testi, tocca e abbraccia ogni aspetto dell’uomo: quindi anche la società, le istituzioni e la politica in senso ampio; non a caso i manifesti rosacruciani vennero vissuti, all’epoca come un ludribium, un termine latino con il significato generale di scherno pesante e offensivo, che però secondo l’autorevole voce di Frances Yates andrebbe inteso come una sorta di “Divina Commedia” e non credo di sottolineare come, l’opera dal nostro Dante contenga un profondo significato politico e il suo viaggio al pari di quello di Rosenkreutz, era un allegoria drammatica legata a eventi tumultuosi della storia come quelli antecedenti la guerra dei trent’anni in Germania.
Non è un caso. La famosa guerra uno dei conflitti armati più lungo e distruttivo che insanguinò l’Europa fu all’inizio, una conflagrazione, fratricida, tra stati protestanti e stati cattolici nel frammentato e disgregato Sacro Romano Impero, solo la fase successiva si liberò delle connotazioni religiose inquadrandosi come continuazione di una rivalità franco-asburgica per l’egemonia della scena europea. Altra dimostrazione di come in realtà, politica e religione fu e continua, a essere indissolubilmente legata. Cosi accadde al tempo di Dante e cosi accade oggi, nei secoli dei secoli.
Non a caso gli autori delle opere rosacrociane furono spesso favorevoli al luteranesimo e in opposizione al cattolicesimo. Tra le innovazioni, considerate accettabili, si ritrova quella più controversa e pericolosa per la chiesa cattolica espressa dalla Confessio Augustana:
“… quando si tratta della giurisdizione dei vescovi, l’autorità civile deve essere distinta da quella ecclesiastica. Secondo il vangelo o, come altrimenti detto, per diritto divino, ai vescovi in quanto vescovi – cioè a coloro ai quali è stato dato il ministero della Parola e dei Sacramenti – non compete altra giurisdizione se non il perdono dei peccati, il giudizio sulla dottrina, il rigettare le dottrine contrarie al vangelo, ed escludere dalla comunione della Chiesa i malvagi, la cui malvagità sia nota, e ciò senza l’uso di forze umane, ma solo con la parola. Perciò le congregazioni necessariamente devono obbedire loro, come è scritto in Luca, 10,16 ecc…”
In sostanza, la chiesa fa la Chiesa e non si impiccia di altro. È nettamente divisa, sottolineo nettamente, dall’autorità civile.
Ma c’è ancora di più.
Per il luteranesimo ogni credente è sacerdote per sé stesso, ossia il principio del sacerdozio universale dei credenti che può accedere direttamente alle sacre scritture. I pastori e vescovi, uomini o donne (in alcuni gruppi liberali) eletti dalla comunità aventi il compito di istruire i fedeli, predicare e celebrare i sacramenti. Un’eresia nel cuore dell’Europa rimembrare quelle dei catari e della gnosi. Pericolose, sovversive, ma utili per chi desiderava una sferzata di innovazione. Ovviamente non pensate a un rigurgito democratico ma sempre di stretta osservanza elitaria. Pertanto, ogni elemento della tradizione esoterica, ermetica e alchemica, non si rivolge soltanto alla sfera emotivo spirituale, che si risolve nel tentativo di porre rimedio alla violazione di un patto.
Un patto, che non è soltanto relativo alla società, tradito, sia per cupidigia, da chi detiene i canali della comunicazione e il potere economico, ma anche di quel rapporto di fiducia e rispetto nei confronti di altre culture, di un amore imputridito dal possesso e dalla volontà di perpetuare un certo ethos sociale considerato l’unico accessibile per la sopravvivenza del mondo. Tutti i protagonisti difendo questo mondo basato sull’inganno, sulla sopraffazione, sulla classica legge della giungla dove il più furbo, il più forte sottomette coloro che considera inferiori. Questa inferiorità diviene quasi un marchio di colpevolezza, come se lo sforzo effettuato per scalare i punti chiave di questa società piramidale non sia stato abbastanza sentito. Non si accettano le persone diverse, quelle che vogliono semplicemente vivere in armonia con sé stessi, tutto mira al potere, alla rilevanza sociale, al mantenimento dello status quo, attraverso il tramandare di una casta quasi divina di nuovi, tecnologici tiranni. Tutto questo a scapito dei veri valori etici. Sembra quasi di assistere al Dramma creato dalla scuola economica di Chicago.
Di cosa si tratta?
Sostanzialmente di un neo liberismo che fa del sacrificio di molti (i cittadini) la forza di pochi (oligarchici) attraverso riforme che hanno come ragione d’esistere la privatizzazione anche di bisogni sociali primari: acqua, pensioni, sanità, lavoro, viene tutto impiegato per l’accrescimento di banche e grandi marchi. A tal scopo si ricorre anche all’intervento statale massiccio (leggi tirannide) che rende gli imprenditori moderni “Signori feudali”. Signori che, per i personali egoistici intenti dominano, comandano, modellano un’intera comunità. Non molto differente dai signori medievali come i Trevencal.
Cosa centra questa tirannide con l’esoterismo?
Oserei dire che le due cose sono terribilmente interconnesse. Perché l’esoterismo, quella branca di scienze culminanti nell’alchimia, non era altro che il modo in cui l’eletto si liberava dalle catene della mortalità, e con mortalità non intendo soltanto vizi e tentazioni umane ma tutto ciò che è connesso con la natura umana, compresa la religione, i dettami della società dell’epoca, i suoi valori e il dominante di turno.
Non a caso i movimenti esoterici si sono sempre accostati alle grandi rivoluzioni; basta pensare alla crociata rosacruciana contro la chiesa cattolica, o la massoneria contro la dominazione austriaca e contro le decisioni del “Congresso di Vienna”. Non dimentichiamo che la massoneria portò alla caduta della dinastia francese dei Borbone, tramite la rivoluzione francese.
L’esoterismo è il diverso modo con cui la mente si libera dalla visuale considerata lecita, per immaginare e proiettarsi in un futuro diverso. Non sempre migliore forse, poiché spesso si cambia padrone più che società. Ma sicuramente l’evoluzione umana, quella vera, quella sognata dai grandi alchimisti non può non avere come rimedio i mali del mondo: povertà ingiustizia, vantaggi sociali. Un uomo rinato ha e deve acquisire un visuale più vicina all’idea di M’aat egizio. E cos’era questo M’aat se non la rivisitazione poetica dell’ideale di Rosseau? La volontà generale, non era diversa dal concetto di ordine cosmico. Secondo voi è una forzatura?
Miei cari, M’aat non era solo una bellissima Dea. Era un concetto che racchiudeva i temi della verità, dell’equilibrio, dell’ordine, dell’armonia, della legge, della moralità e della giustizia. Baluardo contro il caos rappresentato da Seth, tale archetipo organizzava la disposizione naturale di costellazioni, delle stagioni nonché delle azioni umane. Pertanto come garante dell’ordine pubblico era parte integrante della società non a beneficio di pochi ma dell’intera compagine sociale. E come tale doveva occuparsi delle relazioni tra le parti, spesso dissonanti che componevano la sostanza della realtà, dalle speculazioni religiose ai rapporti equi onesti e basati sulla fiducia tra gli uomini.
“Maat è il bene e il suo valore è duraturo. Non è stata disturbata sin dal giorno del Suo Creatore, mentre chi trasgredisce le sue disposizioni è punito. Come un cammino, si trova anche di fronte a chi non sa nulla. Il misfatto non si è spinto fino alla [sua] porta. È pur vero che il male può portare ricchezza, ma la forza della verità è ciò che dura.” – Massime di Ptahhotep
Jean Jaques Rousseau, quando parlava di volontà generale, la identificava come una verità esistente in ogni uomo, che esula la percezione dello stesso. Il compito di ogni individuo è scoprirla, ricercarla e seguirla fino in fondo una volta interiorizzata. La volontà generale da parte del cittadino, gli permette di liberarsi da ogni vincolo causato da considerazioni private, da interessi, da preferenze, da pregiudizi individuali e collettivi che possono causare la cecità umana di fronte al bene comune. Partendo da ogni singolo essa deve essere applicata in modo egualitario a ogni strato della popolazione. La volontà generale diventa una questione di ordine, di moralità, di giustizia fino alla cancellazione totale di ogni forma di egoismo e individualismo per raggiungere (udite, udite) l’armonia.
Sono così differenti?
L’alchimia, dunque ha una sua specifica motivazione per esistere, poiché, da un senso a una nuova, più giusta costruzione della società ideale, quella presente in Hobbes (descritta dal Leviatano) e denominata età dell’oro distrutta:
“una confederazione di ingannatori che, per ottenere il dominio sugli uomini nel tempo presente, si sforzano, con dottrine oscure ed erronee, di estinguere la luce sia della natura che del vangelo e di renderli così impreparati per il regno di Dio a venire“.
L’alchimia è una scienza il cui fine primo era trasformare il piombo in oro (il piombo era la parte grezza dell’anima, che si trasformava nella parte nobile, l’oro). Il vero esoterico, motivo per cui gli alchimisti passavano la vita nei fumosi laboratori, non per conquistare ricchezze ma per epurarsi da ogni scoria negativa l’anima perché potesse riscoprire la sua natura interna, intima di essere divino. Pertanto, gli scritti alchemici sono altamente simbolici, criptici poiché la loro ricerca psicologico – spirituale era a rischio di eresia. La pietra filosofale, finte di guarigioni e di eterna vita (una metafora della più antica leggenda del Graal) simboleggiava il tentativo di arrivare alla perfezione superando i confini dell’esistenza. E per fare ciò, doveva attraversare diversi stati fisici e spirituali: la nigredo (distruzione) albedo (purificazione) e rubedo (rinascita e perfezione). Interessante è notare come le fasi della Grande Opera si ritrovino anche negli studi psicologici di Jung di Adler e di molti altri autori. Dei tanti testi misteriosi che hanno raccontato con allegorie i misteri dell’opera cito uno dei più misteriosi e interessanti: il “Mutus Liber” scritto nel 1677 a La Rochelle.
“Mutus liber, in quo tamen tota Philosophia hermetica, figuris hieroglyphicis depingitur, ter optimo maximo Deo misericordi consecratus, solisque filiis artis dedicatus, authore cuius nomen est Altus.”
(Latino: “Il Libro Muto, nel quale l’intera filosofia ermetica viene rappresentata in figure geroglifiche, consacrato al tre volte massimo ottimo Dio misericordioso, e dedicato ai soli figli dell’Arte, da un autore il cui nome è Altus”).
La caratteristica che lo ha reso cosi bramato e criptico non è nel linguaggio ricco di frasi e di metafore (come le dimore filosofali di Fulcanelli) o l’ambigua identità dell’autore, ma è la quasi totale assenza di ogni testo di accompagnamento. Fatta eccezione del frontespizio in latino sopracitato e un bravissimo paragrafo intitolato Au lector, il motto latino:
“Lege, Lege, Lege, Relege, Labora et Invenies ovvero Prega, leggi, leggi, leggi, rileggi, lavora e troverai.”
Ed un altro motto:
“Oculatus abis” (provvisto di occhi vai)
Il testo si affida al simbolismo di ben 125 tavole illustrate. Tra l’altro bellissime.
Per quanto riguarda la paternità dell’opera essa è frutto di molte supposizioni. Quello che mi interessa sottolineare e che ci riporta al testo in analisi è il nome del fantomatico alchimista “altus”
In latino altus ha il significato alto o profondo. Un abisso quasi. E abisso (dal latino abyssus) significa proprio profondo, profondità senza limite, voragine senza fondo. E identifica in senso esoterico quel pozzo di conoscenze antiche (la tradizione sacra) che molti folli, tentano, ognuno con la loro motivazione di riportare in superficie. E spesso l’esistenza di questo filo rosso dell’eresia è anche simboleggiato da fonti acquifere che strabordano o esondano invadendo i terreni aridi di un paesaggio bucolico. Come è abilmente raccontato nel quadro di Poussin “Les Berengers d’arcadia”. Lo stesso quadro, da me citato, ha un’interessante dettaglio: ai piedi della misteriosa tomba o altare, troviamo una depressione profonda nel terreno dove o scorre un fiume di acqua limpida che dà il senso del movimento o si mostra arida. Questo è il dettaglio che esemplifica il concetto che il mutus liber, così come altri testi ermetico alchimistici (Mircea Eliade, Canseliet, Ranque, Lanci e perfino Sant’Agostino) hanno tentato di restituire ai degni, solo rimestando nel profondo (abisso) si può riportare alla luce la vera conoscenza (fiume) del vero ordine cosmico e umano: l’Altare appunto. E l’altare non è altro che il fulcro su cui si compie o si dà vita al rito religioso o al sacrificio (ossia rendere sacro qualcosa) e il sacro stesso non è altro che quella capacità che viene acquisita dall’uomo in grado di strutturare la coscienza disgregata dell’uomo per riunirla con il cosmo, con la natura e con Dio.
Tutti i concetti presenti ci riportano allo stesso straordinario concetto:
“Il sacro è un elemento della struttura della coscienza e non un momento della storia della coscienza. L’esperienza del sacro è indissolubilmente legata allo sforzo compiuto dall’uomo per costruire un mondo che abbia un significato. Le ierofanie e i simboli religiosi costituiscono un linguaggio preriflessivo. Trattandosi di un linguaggio specifico, sui generis, esso necessita di un’ermeneutica propria.” – Mircea Eliade
Pertanto, riferendosi a ogni aspetto dell’uomo ci si deve per forza riferire non solo alla sua anima, al suo istinto, alla parte più nascosta, ma anche alla società in cui l’uomo stesso si trova a vivere.
Written by Alessandra Micheli