“Gekrisi” di LorisDalì: dodici brani pervasi da un calore e da una leggera e voluta imperfezione
Secondo capitolo discografico dal titolo Gekrisi per LorisDalì. Dopo l’ottimo esordio di due anni fa con Scimpanzé (corredato da un lungo tour italiano di oltre 30 date tra Piemonte, Basilicata e Abruzzo), il cantautore torinese torna più cinico e sornione che mai con un disco sfaccettato e per genere e per trovate musicali.
Sebbene le influenze sonore siano più o meno le stesse del suo predecessore (un folk pop variopinto in cui non mancano parti sia cantate che recitate), Gekrisi si sveste di certe sfumature rock per indossare panni più scarni e, al tempo stesso, ancor più incisivi.
Dodici brani che descrivono scomode realtà quotidiane con ironia e sarcasmo senza mai dare però l’impressione di aver gettato la spugna, perso la speranza. Al massimo si può parlare di momentanee rassegnazioni ma trattasi davvero di brevi istanti in cui allo sconforto fa subito seguito una nuova ondata di ottimismo.
Tutto splendidamente in salsa tricolore.
Glielo leggi dritto in quegli occhi vispi nascosti dagli occhiali e dal faccione barbuto che LorisDalì non ne vuole sapere di arrendersi, che nonostante le difficoltà di arrivare a fine mese, l’alienazione tecnologica, il bombardamento mediatico di catastrofi naturali, crisi personali e internazionali, stragi terroristiche e lo scorrere inesorabile e incurante del tempo c’è e ci sarà sempre qualcosa a cui aggrapparsi, su cui fare affidamento nei momenti più bui.
La famiglia (che partecipa alle registrazioni del disco), gli amici (quelli veri), viaggiare, scoprire nuovi posti e nuova gente, imparare a sorprendersi e ad accettarsi per come si è (unici e irripetibili), il potere taumaturgico delle piccole cose e della semplicità. La lista è ancora molto lunga e ciascuno di noi può aggiungere una voce, una flebile emissione vitale.
Si spiegano in quest’ottica brani come Altri tempi (interpretato assieme al padre), oppure Tensione, entrambi un mix di tango,blues e canzone popolare.
Un album dai suoni e strumentazioni sia analogici che naturali: assieme a piano, basso, chitarra e percussioni si percepisce l’elemento folk grazie al battito delle mani, allo snap e alla voce modulata in sfumature profonde e articolate.
Dodici brani pervasi da un calore e da una leggera e voluta imperfezione che rendono Gekrisi meravigliosamente “meridionale” e ancora più autentico (si ascoltino Migrante e 40 anni).
In chiosa, menzione di diritto per il singolo/videoclip di lancio Una canzone d’amor, un orecchiabile motivetto minimal estivo con tanto di chitarre hawaiane e coretti, incentrato sull’impossibilità di scrivere un pezzo sentimentale “senza essere Mogol” e cadere nel già sentito e banale.
Written by Maria Carola Leone
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