“Cosa pensano le ragazze”, inchiesta di Concita De Gregorio: le donne italiane si raccontano

Cosa pensano le ragazze è un libro di Concita De Gregorio, edito da Einaudi nel 2016, che nasce da un progetto di raccolta di testimonianze organizzata con il quotidiano Repubblica.

Cosa pensano le ragazze

Cosa pensano le ragazze di oggi, ma, soprattutto, chi sono?

 Sono donne-bambine dai 6 ai 96 anni; italiane da sempre o quasi per caso; studentesse, precarie, in carriera o mamme a tempo pieno; eterosessuali, omosessuali o bisessuali; tutte strepitosamente femmine. Al termine “ragazze”, dunque, nel corso di tale articolo, attribuirò una vasta pluralità di sfumature.

Le domande che sono state rivolte alle intervistate abbracciano questioni di interesse sociologico, antropologico e filosofico e si concentrano sulle seguenti tematiche: rapporto con se stesse e con il proprio corpo, famiglia, amicizia fra donne, amore di coppia, sesso, maternità, comunicazione, differenza fra uomini e donne, lavoro, futuro.

Le risposte raccolte e pubblicate compongono un quadro di grande impatto che permette, nelle differenze peculiari, dettate da indole personale, educazione e contesto, di individuare elementi comuni sui quali è opportuno interrogarsi.

Le ragazze vivono intensamente la relazione con la propria fisicità: si soffermano sui dettagli estetici, analizzando perfino la forma delle sopracciglia. Alcune hanno risolto il conflitto in pacifica e fiera accettazione, altre non ancora.

Le ragazze sono propense ad esaminare i meccanismi interni della propria famiglia d’origine e ad elaborare modelli genitoriali a cui tendere e altri da cui, invece, prendere le distanze.

Le ragazze hanno vitale bisogno di amicizie profonde nelle quali crescere e confrontarsi. Vivono con sofferenza i tradimenti e le delusioni, talvolta esprimendo sfiducia nella capacità delle donne di essere coese.

Le ragazze hanno introiettato modelli e stereotipi vecchi di millenni con i quali si rapportano nel tentativo di uniformarsi o di ribellarsi. La connivenza fra i ruoli di donna sensuale, moglie accudente, madre devota e lavoratrice indefessa, a cui è richiesto sempre di dimostrare, è fonte di emulazione o preoccupazione.

Le ragazze vivono la sessualità subendo il condizionamento sociale del binomio santa/puttana. Accanto ad una reale liberazione dai tabù, per cui l’atto sessuale, la masturbazione e le esperienze con persone dello stesso sesso non sono considerati peccaminosi, persiste una mentalità maschilista, la quale non solo ai maschi appartiene, che fa sentire il proprio giudizio morale.

Le ragazze sono mamme in potenza anche quando non hanno ancora figli o non vogliono averli: sono estremamente feconde e accoglienti in senso ampio. Si interrogano con profondità sulla maternità come scelta consapevole e in essa vedono la realizzazione di una parte di sé: tuttavia, non c’è traccia del motto “si è una vera donna solo se si è madre”, che spesso compare sui rotocalchi, nelle interviste rivolte alle vip.

Le ragazze ritengono la comunicazione interpersonale estremamente complessa: questa sembra essere la maggiore difficoltà di un’epoca, paradossalmente, dominata dai mass media. Capire, capirsi e entrare in contatto con l’altro diventa una sfida, ma nessuna getta la spugna.

Concita De Gregorio

Le più giovani possiedono un linguaggio, in gran parte deformato dall’inglese, che diventa codice segreto fra coetanee che condividono i medesimi interessi.

Le ragazze sembrano avere chiaro fin dall’infanzia che uomini e donne sono diversi. Il problema nasce quando sono chiamate a definire i caratteri di questa diversità: inizialmente si ricorre a stereotipi, affermando che i maschi sono più semplici e diretti; amano avere il controllo della situazione e credono di averlo anche quando lo hanno le donne; sono meno pettegoli e ossessivi; hanno maggiore tendenza ai comportamenti violenti; sono più equilibrati. Questi assiomi, radicatissimi nelle bambine, sono, al contrario, messi in discussione man mano che si cresce.

Le ragazze italiane vivono una realtà di precariato e ne sono totalmente consapevoli; eppure la formazione e la crescita professionale è ritenuta dalla quasi totalità delle intervistate un obiettivo primario. Tuttavia, se la maternità non è esperienza fondamentale per l’affermazione di sé, non lo è neppure la carriera senza tregua. Le ragazze sanno di valere e si rapportano in modo saggio con il mondo del lavoro, non dimenticando l’importanza della vita privata.

Le ragazze sognano, tutte. Non ci sono aspiranti principesse, showgirl e astronaute in questo libro d’inchiesta, ma donne concrete che vogliono avere voce in politica; esprimersi nella propria professione; innamorarsi; crescere i propri figli; viaggiare e, eventualmente, trasferirsi all’estero; andare al cinema o guardare un film in televisione; coltivare limoni; addormentarsi strette a chi amano.

Un libro scorrevole, senza le virgole al posto giusto, ma con le pause mangiate o offerte in pasto, per mantenere il ritmo dello scambio spontaneo.

Un libro in cui ritrovarsi, voce fra le altre voci, a dire la propria, ma soprattutto ad ascoltare per capirlo davvero cosa pensano le ragazze.

 

Written by Emma Fenu

 

 

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