Edith Stein: la filosofa perseguitata per le sue idee ed origini

Il personaggio di Edith Stein (1891-1942) è così sfaccettato, affascinante e complesso da non essere catalogabile né definibile.

Edith è stata una religiosa ma anche una filosofa, un’insegnante e un’attenta osservatrice del mondo, immersa nella divinità eppure presente, viva, nella realtà quotidiana.

Nata ebrea, in seguito divenuta atea per poi convertirsi al Cattolicesimo, donna intelligente e perseguitata per le sue idee e le sue origini, coraggiosa e determinata fino in fondo, laddove altri avrebbero tremato.

Edith Stein nacque a Breslavia e molto presto si ritrovò orfana di padre. Fu la madre, Augusta Courant, a mandare avanti la famiglia con tenacia, la stessa ereditata dalla filosofa e che divenne una delle sue peculiarità fin dall’adolescenza.

Edith mostrò fin da piccola ingegno e vivacità intellettuale fuori dal comune. Intraprese gli studi universitari prima a Breslavia e poi a Gottinga, dove seguì le lezioni di Edmund Husserl, il quale fu anche il suo relatore di tesi.

Durante la prima guerra mondiale affianco allo studio l’attività di volontariato come infermiera.

La sua fama di donna dalle eccelse doti intellettuali non tardò a diffondersi e, a soli venticinqe anni, Edith Stein divenne assistente di Husserl. La conversione al Cattolcesimo avvenne lentamente, fu un atto meditato a lungo e frutto di un progressivo accostamento alla religione cristiana.

La “causa scatenante”, però, fu la lettura della biografia di Santa Teresa D’Avila. Intanto, purtroppo, le persecuzioni dei nazisti ai danni degli ebrei costrinsero Edith ad abbandonare il posto di assistente di Husserl e, nel 1933 a rinunciare al posto di lettore all’istituto di pedagogia scientifica di Munster. La Stein si oppose sempre e fieramente a qualunque tipo di discriminazione, nei confronti delle donne, o degli ebrei in special modo.

Nel 1934 entrò nel monastero delle Carmelitane Scalze a Colonia e si dedicò con maggiore fervore all’insegnamento e alla scrittura di opere inedite. L’Ordine di appartanenza la inviò in Olanda sperando, così, di proteggerla dalla furia nazista.

Purtroppo questa precauzione servì a poco: il 26 luglio del 1942 Hitler diede l’ordne di arrestare tutti gli ebrei convertiti, come rappresaglia di un proclama contro il nazismo vergato dalle alte gerarchie ecclesiastiche olandesi.

Edith e sua sorella Rosa, entrambe convertite, furono arrestate e portate ad Auschwitz, dove morirono il 9 agosto 1942, nelle camere a gas. Giovanni Paolo II la dichiarò Beata nel 1987 e Santa nel 1998, riconoscendola “martire per la fede” e compatrona d’Europa con Santa Brigida di Svezia e Santa Caterina Da Siena.

La bibliografia di e su questa donna, religiosa e filosofa straordinaria è vasta, ma vi suggerisco di iniziare la conoscenza delle sue teorie proprio con l’opera più famosa, “La Donna. Il suo Compito secondo la Natura e La Grazia” (edizione “Citta Nuova, Roma 2007).

Questo saggio rappresenta una risposta concreta al femminismo e presenta, con acume e profondità, in una prospettiva nuova e audace per l’epoca in cui venne scritto, le questioni riguardanti il ruolo della donna nella società.

Una delle novità nelle teorie della Stein, come giustamente suggerisce la filosofa Angela Ales Bello nella prefazione all’opera, è la sua capacità di analizzare con sensibilità e intelligenza il fenomeno dell’emancipazione femminile senza affidarsi alla matrice reazionaria che caratterizza i movimenti femministi (ovvero la risposta femminista e la conseguente rivendicazione dei diritti in una società patriarcale, fatta dagli uomini e per gli uomini). La Stein, infatti, ripensa il problema alla radice, analizzando il ruolo maschile nelle società e la convivenza in essa tra uomini e donne, requisiti fondamentali per il progresso di tutta l’umanità.

Nell’introduzione all’opera “La Donna”, a proposito di Edith Stein, ne viene evidenziata la “sensibilità non comune che … le apriva l’accesso all’intimo delle anime … era … ferma sia con se stessa che con gli altri … la sua forza di volntà non ammetteva scappatoie … ciò le dava un’autorità indiscussa, e la teneva lontana da ogni incongruenza nell’agire”.

In queste poche parole è racchiusa l’essenza della filosofa e della sua intera produzione intellettuale. Sono la chiave per riuscire a interpretarne la vita e il pensiero.

La forza di volontà di Edith Stein, che l’ha portata ad affrontare avversità e una morte terribile, la determinazione di una donna che non concepiva la pigrizia o la procrastinazione, considerando l’esistenza un dono unico e irripetibile (vi dico questo al di là di ogni convinzione religiosa. Lo affermo come dato oggettivo), da usare senza paura, senza rimpianti né timori per il futuro.

Un insegnamento, non l’unico, che Edith Stein ci ha lasciato e tocca a noi cogliere in tutta la sua profondità.

 

Written by Francesca Rossi 

 

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