“Ritorna mentre dormo”: prefazione all’opera di Cristina Biolcati: il mondo variegato ed armonioso

O uomo, quante volte/ vorrei chiederti il perché/ fra tutte le bestie del creato/ sei di gran lunga la più crudele?/ Tu un’alternativa l’hai avuta/ ma una risposta plausibile non l’hai.” – “La belva”

 

Parole pregne di commozione per l’uomo che non adopera le proprie forze ed il proprio intelletto per garantire a tutta l’umanità una vita degna, una vita senza la crudeltà che pare caratterizzare la storia della civiltà umana.

Un’incomprensione naturale della società umana indifferente alla cura dall’essere belve, dall’esser selvaggi; un’incomprensione che necessita la compostezza di versi poetici che non vogliono dare una soluzione ma che cercano di sensibilizzare il lettore al buon vivere.

La Natura costituisce una forte componente della silloge poetica “Ritorna mentre dormo”, non solo come madre di ogni essere conosciuto ma anche come presenza imprescindibile dei pensieri della società umana. L’autrice, Cristina Biolcati, mostra una sensibilità che affascina per l’autentica sottigliezza del suo pensiero, e dunque delle liriche presenti nella raccolta.

Si percepisce, senza alcuna difficoltà, la possibilità che l’uomo possa vivere in una effettiva pace eterea. Le interrogazioni dell’autrice non necessitano di risposta in quanto, si sottolinea, che ognuno di noi conosce il segreto della Natura, facendone parte.

Ed è come il volo della farfalla che più volte compare nella raccolta. La farfalla diviene metafora dell’idea, le sue splendide ali mostrano come il mondo sia variegato ed armonioso, ma la sua durata di vita è minima, come per l’appunto la vita di una buona idea.

La possibilità di volo fisico, negata all’uomo, compare nell’intelletto e nel sogno. Così sognare diviene un volo senza fine e senza tempo, e la farfalla dà origine ad una sorta di apoteosi della visione fantastica ed utopica di una società senza il quotidiano sopruso.

Ritorna mentre dormo./ Allora sarà reale./ Dimmi che niente è come sembra./ Tutto è solo un sogno./ Tu non sei mai partito,/ anche se io ti avevo lasciato andare.” – “Il sogno”

E Natura significa amore. Ci imbattiamo nelle poesie in una lunga storia d’amore, un’appartenenza sincera ad un altro essere umano vissuta nella realtà dei piccoli gesti e di una trasparenza che si avvalora del battito del cuore come unica regola.

La lontananza dalla persona amata è vissuta come una malinconia positiva che vive nel ricordo ma, che non prova disperazione per la sua mancanza. L’angoscia non è contemplata nell’argomento amoroso, non c’è spazio per la mutazione in negativo in quanto l’Io Poetico rafforza la sua tesi con l’equivalenza tra la bellezza e l’amore.

Non sono, però, esclusi dalla silloge argomentazioni raccapriccianti, come nelle liriche “Il boomerang” ed “Olocausto” nelle quali i versi dell’autrice sprofondano in un pozzo storico nel quale non vedendo la luce ci si chiede continuamente quale sia il percorso da seguire in un mondo nel quale cattivo e buono non hanno confini assodati.

Si chiudono i cancelli,/ ormai non c’é più scampo./ L’umanità é alla deriva,/ trucidata senza senso./ Eppure eravamo uguali,/ prima di questo olocausto./ Poi il mondo si è diviso in pazzi/ e uomini marchiati./ Numeri senza nome/ dai corpi martoriati./ La storia ha sbagliato tutto/ cercando di negare./ A niente son serviti i recinti/ per impedire di scappare./ Nessuno aveva valutato,/ cambiando da subito il senso,/ che purtroppo le belve/ erano già dentro.” – “Olocausto”

 

Edito per la casa editrice Edizioni DrawUp, nella Collana Oubliette.

 

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