Il “Coranus Arabicus”: la scoperta della docente Angela Nuovo

Era il 1987 quando la ora docente presso l’Università degli studi di Udine, Angela Nuovo, andando alla ricerca di testi per completare gli annali della stamperia Paganini da Venezia, si recava presso la biblioteca veneziana di San Michele in Isola.

Nel catalogo della biblioteca, nonostante fosse alla ricerca di un altro testo neanche tanto importante, notò l’annotazione bibliografica “Coranus Arabicus“.

Trovandoselo poi, in mano, capì che l’opera aveva una importanza eccezionale . Molti ne avevano parlato nei secoli ma nessuno era stato capace di provarne l’esistenza.

Era, pertanto, finito nella lista dei testi “mitici”, molti asserivano mai esistiti. I Paganini cercarono di introdurre la novità della stampa del libro religioso islamico per eccellenza nei paesi arabi ma non ebbero successo.

Si dice addirittura che tornarono da quei luoghi con le mani mozzate. Probabilmente, il Corano, essendo comunicazione prettamente orale di Allah a Maometto, tale doveva restare.

Addirittura per metterlo per iscritto a mano ci furono molte resistenze.

Introdurvi, poi, un passaggio meccanico avrebbe significato un peccato imperdonabile. In questi giorni, al venticinquennale dell’evento del ritrovamento del preziosissimo testo, esso viene presentato dalla Professoressa Nuovo insieme al docente, sempre all’Università di Udine di Archeologia e storia dell’arte mussulmana Professor Curatola.

Fu solo nel 1700 che per concessione in ambito ottomano che si poté cominciare a stampare il Corano e nel 1923 venne il via libera al procedimento da Il Cairo.

Il testo ritrovato dalla docente Nuovo è, al momento, l’unico esemplare esistente al mondo stampato nel ‘500. 

 
Written by Roberto Lirussi

 

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Intervista ad Angela Nuovo

 

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