Intervista di Pietro De Bonis alla fotografa Manuela Morgia: “amo la figura umana”

Manuela Morgia nasce a Roma nel 1986 a Roma. Da sempre legata all’arte, si diploma al liceo artistico Giorgio de Chirico e poi prosegue gli studi nell’ambito della storia dell’arte nel dipartimento di lettere e filosofia alla Sapienza. Nel 2009 comincia ad utilizzare la fotografia come mezzo di comunicazione per esternare i propri pensieri. Attratta verso la figura umana, si dedica soprattutto alla ritrattistica.

“Utilizzo diverse macchine fotografiche soprattutto medio formato, questo perché mi piace vedere che il risultato non dipende dal mezzo che una persona può utilizzare. Non ho soggetti preferiti, mi piace fotografare persone che attirano la mia attenzione attraverso particolari fisici o psicologici. Mi piace molto che il soggetto guardi fisso in camera.”

 

P.D.B.: Ciao Manuela! Ti attrae soprattutto la figura umana, gli sguardi delle persone ti parlano di più di una via o di un palazzo o di un bel panorama? Perché? L’introspezione è un flash che abbaglia?

Manuela Morgia: Sì, faccio soprattutto molti ritratti, amo attraverso la fotografia capire e interpretare la figura umana. E’ interessante scoprire quante cose puoi capire sugli altri e su te stesso. Per quanto riguarda i paesaggi non esco con il desiderio di fare una foto a un panorama ma a volte quando mi trovo in giro mi capita di fare delle eccezioni: la mia serie human. In un contesto paesaggistico puoi scorgere una presenza umana ma è un approccio completamente diverso dai ritratti, non vedi l’identità ma l’uomo in quanto essere vivente in un preciso spazio. In questa maniera cerco di sentire solo la sua (la nostra) presenza umana nel momento in cui noi esistiamo, è molto diverso dall’introspezione cosa che di solito cerco nei ritratti ma è solo per far capire che non disdegno i paesaggi se all’interno vi è qualcuno che li interpreta. 

 

P.D.B.: Noto prediligi il bianco e nero, ti trasmette più dei colori? Perché secondo te il bianco e nero riserva più fascino in generale?

Manuela Morgia: Amo la fotografia in bianco e nero ma credo che ogni messaggio possa essere interpretato diversamente a seconda del mezzo che noi possediamo. Fotografie fatte a colori invece che in bianco e nero hanno la possibilità di assumere significati completamente diversi. Io per comodità (visto che sviluppo da me le pellicole in bianco e nero) e anche perché ho sempre amato i ritratti di Avedon , Bresson, Penn lo uso di più rispetto le pellicole a colori.

 

P.D.B.: Ah quindi te sviluppi ancora le pellicole? Usi macchinette fotografiche di un tempo? Credi che la troppo tecnologia rovini nel tuo campo?

Manuela Morgia: Ebbene si! Sono tra quelle persone che ancora sviluppano a casa ma tornando al discorso di prima io realizzo solo quelle in bianco e nero! Per quanto riguarda il mezzo, personalmente utilizzo diverse macchine a pozzetto tra quelle che uso di più ci sono una Yashica mat, una Rolleiflex ma la mia preferita è la Arax60. Mi piace utilizzare diverse macchine per vedere che il mezzo non conta cosa che molti invece sostengono, per me sarebbe come dire che è la penna a fare lo scrittore!

 

P.D.B.: Giustissimo Manuela! Le persone pensano che basti comprare un obiettivo super costoso per diventare fotografi! Attraverso la foto  riesci ad esternare i tuoi sentimenti? È un mezzo di comunicazione per te la macchina?

Manuela Morgia: Il ritratto per me è sempre 50&50, un misto di emozioni che si instaura tra il soggetto fotografato e il fotografo, una sorta di dialogo silenzioso che non è sempre detto che si instauri. La fotocamera si può essere definita sicuramente come un mezzo di comunicazione, come ad esempio anche lo scrivere, il dipingere o il suonare. Tutto ciò ci fa sentire qualcosa che non possiamo vedere ma che diventa tangibile attraverso la rappresentazione artistica di un sentimento.

 

P.D.B.: Mi dicevi sei contro le “manipolazioni” su foto, perché le fanno sembrare dei grandi collage, e che in questa non vera rappresentazione rivedi un po’ la società di oggi, in che senso? Ce lo vuoi spiegare?

Manuela Morgia: Credo che in ambito artistico tutto sia concesso, del resto studio storia dell’arte all’università e la amo profondamente senza preconcetti, soprattutto l’arte contemporanea. Quello che però noto è il fatto che non c’è più la voglia di fermarsi a vedere veramente qualcosa, come diceva Paul Klee “Per guardare un quadro ci vuole una sedia”, nel senso che bisognava ripercorrere visivamente e mentalmente tutte le fasi di creazione di un opera d’arte e questo bisognava farlo con il tempo necessario. Ecco l’opera d’arte deve essere capita e interiorizzata e ritornando al discorso di prima un qualcosa che è d’impatto penalizza questo procedimento perché attualmente siamo abituati a vedere di tutto e non ci stupiamo praticamente più di qualsiasi cosa, non proviamo più paura o orrore per nulla. Qualcosa che è d’impatto ci stupisce ma non è detto che ci colpisca profondamente. Non sono contro le manipolazioni digitali finché c’è un idea che può essere trasmessa tutto è positivo, io personalmente sono legata a un altro filone più vicino alla vecchia fotografia come interpretazione della realtà attraverso un unico mezzo che è la macchina fotografica.

 

P.D.B: Puoi mostrare ai lettori di Oubliette un’immagine di cui vai particolarmente orgogliosa d’aver fotografato?

Manuela Morgia: Un immagine realizzata da me a cui sono particolarmente legata è “order&chaos” della serie Human, una sorta di riflessione sulla transitorietà della vita. Come dicevo anche prima questi sono i miei soli “paesaggi” dove la figura umana è di passaggio e riempie nella realtà solo per una frazione di secondo il contesto. Mi piacerebbe approfondire questo tema e continuare questo progetto visto che è quello che più si distacca dalla serie dei ritratti ma rimane sempre legato alla figura umana, vista da lontano ma non necessariamente in maniera distaccata.


 

“Quando un’intervista vista l’ora è appena finita, una nuova intervista è appena iniziata. Un’intervista per amare, per sognare, per vivere…”

Written by Pietro De Bonis, in Marzullo

http://pietrodebonis.blogspot.it/

 

Info:

http://www.manuelamorgia.com/

http://www.flickr.com/photos/sahira86/

http://manuelamorgia.portfoliobox.net/

manuelamorgia@gmail.com

La serie Human è visitabile in questo link: 

http://www.flickr.com/photos/sahira86/5428490974/in/set-72157629001446075

 

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