Intervista di Gaia Conventi a Roby Guerra – Pornobambole alla riscossa
L’esperimento di fantahardscienza è pienamente riuscito, “Moana Lisa Cyberpunk – Doll’s Revolution (fiabe wireless postfemministe)” di Roberto Guerra si è rivelato un testo ricco di futurhumour, spunti satirici sulla città volante – chiamiamola Ferrara e ci capiamo al volo! – e bambole cibernetiche ricche di gadgets.
Il libro vanta la prefazione di Graziano Cecchini Rossotrevi e note dei futurologi Riccardo Campa, Ugo Spezza e Marco Milani, promotori del Connettivismo, la nuova fantascienza italiana.
Edito da “Diversa sintonia” nel 2010, quello di Roberto Guerra è un romanzo fuori dai soliti schemi: raccontiflash, sesso umano e umanoide, computer che ci mettono lo zampino e bambole dalla zampa caprina. Un tripudio alla libertà del godimento, al sorriso cattivello e politicamente scorretto.
Il nuovo lessico futurista e cosmico di Roberto Guerra è ben sintetizzato dalle frasi che introducono il testo, scelgo la prima, immaginando potrà chiarirvi le idee: “Mi considero un ambasciatore di Disneyland…” diceva Philip K. Dick, non a caso uno che di futuribile ne sapeva a pacchi.
Il cartaceo hard-disk – hard non a caso – di questa avventura stellare nel mondo del porno futuribile, è composto da nanofiabe le cui protagoniste spaziano da Moana a Paris Hilton, da Marylin a Mary Poppins. Il postfemminismo come medicina alla perdita di sana perversione, dove anche la carne in teflon ha bisogno di ritrovare l’umanità del fare quattro salti per il semplice gusto di farli. Dici niente!
In un nuovo secolo di maschiette – e non diciamo che è successo per caso, ci siamo state costrette – l’idea di cogliere il simbolismo-bambolismo di due belle gambe potrebbe spaventare chi legge la cronaca e si indigna. Non che indignarsi sia sbagliato, non che il bambolismo che si vede in giro sia la norma da seguire… ma se siamo fatti di carne, bisogna lasciar vivere anche quella. Diamole però il giusto senso – senso sensuale, rotolamenti ritmici di parole e sguardi – perché la Moana futurista non si vende per soldi, non si vende per la carriera: non si vende e basta.
La pornobambola lo fa perché le piace farlo e ci tiene a dirlo in ogni nanofavola.
Parlare di sesso proprio ora che la tv non ci parla d’altro? Beh, potrebbe essere azzardato, ma se il sesso è anche gioco – se così non è, parliamo di mercificazione o di noia – tanto vale raccontarlo col sorriso. Roberto Guerra lo fa, in un cybertripudio di razzi a cui va cambiata una consonante e di bamboline lascive e molto manga.
Diversi i rimandi alla vita ferrarese, probabilmente li si coglie conoscendo la vita della città, ma va bene comunque: il divertimento è sempre assicurato e le ghignate non mancano. Potete prendere la cosa sul serio o prenderla dada come ho fatto io. L’universo maschile lo si indaga anche così, scoprendo che gli uomini ci amano tutte intere e, a volte, sotto quella maschera da mascalzoni spaziali, sono degli inguaribili cosmoromantici.
Facciamo due chiacchiere con Roberto Guerra, autore di “Moana Lisa Cyberpunk”, futurista di lungo corso e ferrarese iperattivo. Un uomo che vive nel web, forse perché la realtà gli va troppo stretta.
G.C.: Ciao Roby, parlami di Moana, com’è possibile che l’hobby più antico del mondo nasconda scintille di futurismo?
Roberto Guerra: La natura umana è ambivalente: pochi i santi e gli eroi. E i moralisti i peggiori di tutti. Moana non era una santa né un’eroina. Una femmina al 100%, erotica, bella e intelligente. Come la donna, secondo i futuristi. La donna femmina libera individualmente, non secondo codici collettivi che si limitano a sostituire catene con altre catene.
G.C.: Come hanno reagito le tue amiche – quelle umane, intendo – alla tua provocazione postfemminista?
Roberto Guerra: A 18 anni ero femminista. A 30 pieno di amiche bambole e poche femministe… Dai 40 ho incontrato un’Anima spaziale… e non farfalleggio più. Diversi episodi sono elaborazioni letterarie di carpe diem – per così dire – indimenticabili. Se li hanno letti si saranno divertite come mentre li scrivevo… Poi, top secret, come, spesso, a suo tempo…
G.C.: E Ferrara? Si è riconosciuta nelle nanofavole?
Roberto Guerra: Futurismo e fantascienza sono tabù nella città estense: cifre letterarie perturbanti per un villaggio che ha smarrito il Rinascimento (e Lucrezia Borgia…) e ha già perso certe scommesse per mediocrità politica.
G.C.: Ti avevo promesso una flashintervista e così sarà: come diamine ti è venuto in mente di scrivere di pornofuturo?
Roberto Guerra: La fantascienza era ed è la cifra letteraria per eccellenza del nostro tempo tecnoscientifico. Ad Sideram, il DNA di noi umani, anche se oggi uomini-macchina. E l’erotismo la macchina.. del desiderio. L’iperbole porno necessaria per l’avanguardia: non solo esplorazione di nuova bellezza ma anche virus di trasformazione sociale, quindi provocatoria, provocante. “L’infame buon senso”, come diceva Majakowskij, soprattutto in questi ultimi anni in Italia, letteralmente orwelliani, con alternativi più reazionari spesso dei neoconservatori, va sempre resettato, per scenari oltre il cosiddetto bene o male… oltre il culturalmente ed il politicamente scorretti. Il grande Philip K. Dick, la sua fantascienza come sovversione culturale, anche sullo sfondo dei miei giocattoli elettronici.
Siamo stati in contatto telepatico con Roberto Guerra, ora potete resettarvi e tornare al quotidiano.
Written by Gaia Conventi
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