Syd Barrett e la mistica: “Jugband Blues”, l’apertura ai mondi superiori

Syd Barrett era un grandissimo mistico, cantante, musicista, autore di canzoni, nonché poeta. Leader del seminale e famosissimo gruppo psychedelic rock denominato Pink Floyd.

Syd Barrett citazioni
Syd Barrett citazioni

Per capire la personalità del genio Syd Barrett, ci addentreremo nell’analisi del testo di una sua canzone, ovvero “Jugband Blues”.

Il significato di questa song, ritenuta talora incomprensibile, è in realtà molto semplice e, senza ombra di dubbio, la sua apparente inaccessibilità è dovuta a una mistificazione programmatica, della figura stessa di Barrett.

Egli era prima di tutto un mistico (non a caso praticante della meditazione orientale), come Jim Morrison e come Jimi Hendrix.

Tutti e tre abbracciarono la strada dell’eccesso, ma se la vena di Morrison era prettamente sciamanica e psicanalitica (basti pensare a “The End”, discesa negli abissi dell’inconscio), quella di Syd era più precisamente cosmica.

Il rock è una moderna tipologia di misticismo, lo confermò lo stesso Jim Morrison quando affermava: “A volte mi piace vedere la storia del rock’n’roll come l’origine della tragedia greca, che iniziò su piccoli spazi all’aperto nelle stagioni cruciali, e all’inizio era un gruppo di fedeli che ballavano e cantavano. Poi, un giorno, una persona posseduta emerse dalla folla, e cominciò a imitare un dio”.

La pazzia di Barrett non era che un’apertura verso mondi superiori, egli non fu un semplice sociopatico, che tentò di fuggire dalla realtà, e la conferma di ciò è nel primo verso della canzone: “È molto cortese da parte vostra pensarmi qui(“It’s awfully considerate of you to think of me here”).

Syd non è in odio con il mondo intero, e il modo in cui introduce questo brano lo sottolinea, non si sente parte del mondo ma rispetta il mondo, e vi si rivolge dolcemente, ma poi chiarisce “E mi sento davvero obbligato a chiarirvi, che io non sono qui” (“And I’m most obliged to you for making it clear/ that I’m not here”), è qui che subentra l’esperienza mistica, l’esperienza di altri mondi sconosciuti lo costringe ad asserire, di essere su una lunghezza d’onda differente.

Qualsiasi cosa pensiate che io sia, non sono io” disse una volta, ma non per alimentare un mito, cosa che ha sempre cercato di ridimensionare. Era la sua semplice franchezza a parlare così.

Ed io non sapevo che la luna potesse essere così grande. E non sapevo che la luna potesse essere così triste” (“And I never knew the moon could be so big/ And I never knew the moon could be so blue”), sono le parole di una persona che sta attraversando una notte spirituale, in prossimità di Terre Sacre. Il vocabolo “grande” richiama la desolazione di un uomo che si è innalzato, al di sopra della massa e persino della natura. Anche “triste” richiama questa condizione di solitudine estrema, che si trovano a sperimentare i viaggiatori dell’anima. Lo stesso Jim Morrison, nella celeberrima “The End” dice “Riesci a figurarti come sarà? Così infinito e libero. In assoluta necessità, di una mano forestiera, in una terra che dispera”.

Alcuni la chiamano notte oscura dell’anima.

E vi sono grato per aver gettato via le mie vecchie scarpe. E avermi portato qui vestito di rosso. E mi chiedo chi stia scrivendo questa canzone” (“And I’m grateful that you threw away my old shoes/ And brought me here instead dressed in red/ And I’m wondering who could be writing this song”)

Tutto quello che abbiamo detto è condensato in questi versi: le vecchie scarpe rappresentano la vecchia personalità di Syd, il rosso è il colore del sangue e metaforizza il sacrificio.

La fine” diceva Morrison “Di tutti i nostri piani elaborati, la fine”.

Barrett arriva a chiedersi persino chi stia scrivendo la sua canzone “Jugband Blues”, oramai nei pressi dell’inesauribile mistero della vita, parole che ricordano quelle di un altro grande mistico: Bodhidharma. Quando l’imperatore domandò al primo patriarca Zen “Chi ho dunque di fronte?”, egli rispose “Non lo so”, che vale a dire “Il mistero della nostra essenza è inesplicabile”.

Non mi importa se il sole non splende. E non mi importa se nulla è mio. E non mi importa se sono nervoso con te. Amerò quest’inverno” (“I don’t care if the sun don’t shine/ And I don’t care if nothing is mine/ And I don’t care if I’m nervous with you/ I’ll do my loving in the Winter”)

Come già detto stiamo parlando della notte oscura dell’anima, che precede una nuova nascita, “I nuovi cieli e la nuova terra” di cui si parla nella Bibbia. “Se una mattina ti svegli e non vedi più il sole, o sei morto, o sei tu il sole”, è un’altra massima di Jim Morrison.

Dal canto suo, il leader dei Pink Floyd, non sta descrivendo una nostalgia da fine dell’estate: il sole che non splende, il non possedere nulla, la presenza dell’inverno, sono precise coordinate mistiche.

Tornano alla mente le parole di San Giovanni della Croce:Per raggiungere il luogo dove si possiede tutto, bisogna passare per il luogo dove non si possiede niente”.

“Jugband Blues” è un brevissimo trattato di misticismo.

E il mare non è verde. E io amo la regina. E cos’è esattamente un sogno? E cos’è esattamente uno scherzo?” (“And the sea isn’t green/ And I love the queen/ And what exactly is a dream?/ And what exactly is a joke?”)

Concludendo così la sua canzone, Syd Barrett, chiedendosi cosa sia un sogno e cosa uno scherzo, ripercorre la mistica indiana e il concetto di illusione o maya. La vita che pensiamo di star vivendo è fittizia. La vera vita è altrove, da qualche parte dentro di noi, dentro il nostro essere, o in qualche mondo esotico da esplorare.

 

Written by Fabio Soricone

 

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