“La città delle donne” esposizione di Lorenzo Bonechi: sino al 29 ottobre 2025 al Museo Novecento, Firenze

Al Museo Novecento di Firenze si apre uno sguardo unico sull’arte di Lorenzo Bonechi, con una selezione di 25 opere che raccontano la poetica raffinata di questo artista valdarnese, vicino alla Transavanguardia, all’Anacronismo e alla Pittura Colta.

La città delle donne mostra Lorenzo Bonechi
La città delle donne mostra Lorenzo Bonechi

L’esposizione, dal titolo evocativo La città delle donne, curata da Sergio Risaliti ed Eva Francioli, invita i visitatori a immergersi in un viaggio fatto di figure femminili, simboli e atmosfere sospese. Un’occasione preziosa per scoprire l’universo creativo di Bonechi, che resterà al Museo Novecento fino al 29 ottobre 2025.

Bonechi è un artista di rara intensità, scomparso troppo presto – a soli 39 anni – ma capace, già durante la sua breve esistenza, di ottenere riconoscimenti di respiro internazionale. Nato nel 1955 a Figline Valdarno, ha visto nell’arte fin dall’inizio uno strumento di indagine e di conoscenza. Attivo soprattutto negli anni ’80 e ’90 del XX secolo, si è cimentato in diverse discipline – dalla scultura al disegno, dall’incisione alla pittura – per poi scegliere, a partire dal 1982, quest’ultima come suo linguaggio privilegiato. Le sue opere hanno oltrepassato i confini italiani approdando in sedi prestigiose: dal National Museum of Modern Art di Tokyo alla Tate Gallery di Londra, dallo Smithsonian Hirshhorn Museum di Washington fino alla Sperone Westwater Gallery di New York.

Il Museo Novecento ha deciso di celebrarne l’operato, segnato da un duplice legame con il passato e con il futuro. Da un lato, l’artista volge lo sguardo alla tradizione, studiando con passione l’arte del Trecento e del Quattrocento, approfondendo la pittura bizantina e l’iconografia russa; dall’altro, è attento alle problematiche del postmodernismo, conferendo alle sue opere significati sociali e universali, in una tensione profondamente contemporanea tra denuncia e rivoluzione.

La pittura di Lorenzo Bonechi è caratterizzata da colori forti, accesi, con poche sfumature, qualche chiaroscuro e una plasticità vibrante ottenuta con tempere e olii.

I soggetti prediletti sono donne allungate, dai visi eterei e dagli occhi profondi ma enigmatici, in piedi o sedute in modo composto, ordinato, ed è proprio questa perfezione motoria ad indurre un senso di caos e ribellione. Bonechi si ispira all’iconografia russa e alle giovani donne greche per le sue messaggere silenziose, simbolo di un mondo in bilico fra l’eternità e il divenire. Sono anche portatrici di una sorta di spiritualità, che si trova al di là del mondo terreno e dell’esperienza umana. Queste donne sono tutto: vita, morte, coscienza, cosmologia, passato e futuro, nonché anacronismo.

Assumono le sembianze ora di sante eremite, ora di protagoniste di una sorellanza ideale. Singole o raccolte in gruppo, incarnano una doppia natura, terrena e divina, evocando sia le immagini della cristianità che le Korai dell’antica Grecia. Proprio a proposito di queste ultime, Bonechi scriveva nel suo diario:

«Sono in definitiva figure umane attraverso le quali si celebra la forma più armoniosa mai concepita, quella prediletta dagli dèi […]. A un primo sguardo queste statue possono sembrare primitive, immobili, prive di vita, ma in realtà rappresentano le prime commoventi testimonianze dell’uomo […] nella dignità assoluta delle sue fattezze.»

Le figure sono immerse su sfondi monocromatici, architetture minimaliste o paesaggi sospesi, in cui sono presenti alberi rigogliosi che ricordano quelli descritti nella Bibbia: un po’ magici, un po’ simbolici, custodi di un sapere arcaico che dialoga con la contemporaneità, trasformando lo spazio pittorico in una dimensione sospesa tra mito e realtà.

L’esposizione si intitola La città delle donne perché esplora il legame profondo tra il femminile e lo spazio-tempo, soffermandosi su temi diversi: la sacralità dell’esistenza, la dimensione della Città celeste, il paesaggio naturale e quello antropizzato, che talvolta diventa protagonista assoluto della rappresentazione. Ma affronta anche un altro aspetto: l’eredità della sapienza antica, progressivamente smarrita lungo il cammino dell’evoluzione. In alcune opere, infatti, Bonechi abbandona la figura femminile per costruire un vero e proprio paradosso visivo, in cui forme curve si stagliano su città squadrate: natura e artificio si contrappongono, spontaneità e tecnicismo entrano in conflitto.

Secondo l’artista, le tecniche moderne hanno creato un vuoto tra l’uomo e la sua stessa umanità, riducendolo a una sorta di macchina. I suoi dipinti nascono dunque come una denuncia di questo paradosso, ma al tempo stesso come un appello alla speranza: la possibilità di un riscatto universale, fondato sul ritorno all’essenza. Per Bonechi, il vero progresso non può poggiare soltanto sulla tecnica – pur utile e necessaria – ma deve intrecciarsi con la conoscenza, l’armonia e una dimensione spirituale capace di orientarne il cammino.

La città delle donne diventa così non solo una retrospettiva, ma un percorso dentro la visione di un artista che ha saputo intrecciare memoria e contemporaneità, spiritualità e impegno civile. Le opere di Lorenzo Bonechi restituiscono un mondo sospeso, fatto di silenzi e rivelazioni, in cui l’arte si fa strumento di indagine e al tempo stesso di speranza.

Nel dialogo fra tradizione e modernità, tra umano e divino, il Museo Novecento offre al pubblico l’occasione di riscoprire un autore che, pur avendo vissuto troppo poco, ha lasciato un segno profondo e ancora attuale nel panorama artistico internazionale.

 

Written by Ilenia Sicignano

 

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