“Il quieto vivere” film di Gianluca Matarrese: un infinito susseguirsi di vendette

Nel continuo susseguirsi di storie di ogni parte del mondo in questa particolare occasione il sipario del Film Festival del Cinema di Venezia, grazie a MyMovies per le Giornate degli Autori, si apre sul territorio italiano, in particolare in un piccolissimo paesino della Calabria in provincia di Cosenza, si tratta del film “Il quieto vivere” del regista Gianluca Matarrese, produzione firmata da Faber Produzioni, Stemal Entertainment, Rai Cinema ed Elefant Films con RSI.

Il quieto vivere film di Gianluca Matarrese
Il quieto vivere film di Gianluca Matarrese

“Il quieto vivere” è stato girato a Corigliano-Rossano e Sibari. Il racconto narra semplicemente, a dire del regista, ciò che ha visto, vissuto, assimilato come spettatore passivo in tenera età, in quello spaccato familiare che abbarbica ricordi indelebili quando si è in quella fase in cui si assimila tutto inconsapevolmente.

Trama centrata sulla lite e dissidi di due cognate, il regista alterna abilmente scenari a sfondo ambientalistico, tra natura selvaggia in cui spiccano alberi di ulivi centenari che, nella loro natura intrinseca, simboleggiano pace e fratellanza, forza per la sua longevità e rinascita perché si rigenera a nuova vita e poi il mare e la sua immensa bellezza e forza, in quel rinnovato e perpetuo cambiamento che porta a rigenerarsi all’infinito.

E ancora lo sguardo della telecamera ritaglia immagini e spaccati di scena di vita domestica che aprono uno sguardo su scorci grotteschi, delineando, si può azzardare, ormai vecchie abitudini condannate, ma non del tutto sconfitte, come quelle dei cani in cortile legate alle catene. Tutte queste simbologie si intrecciano al vero filo conduttore che è la lite tra le due cognate che si perpetua ora dopo ora, giorno dopo giorno in un infinito susseguirsi di vendette e parole che tutto creano e tutto distruggono.

La calunnia e il pregiudizio sono onnipresenti, un groviglio che non ha né inizio né fine, un avvicendarsi di passaparola o più pertinente voci malevole, di accuse e offese che rimbalzano da una donna all’altra attraverso i componenti della famiglia, che ascoltano entrambe le parti, sentenziano, ci ricamano, riportano e continuano questo malevolo e infinito passaparola che non riporta alcun indizio a favore della verità, che non traspare, perché non è dato sapere chi è il vero colpevole, chi ha iniziato cosa e chi ha offeso chi.

“Il quieto vivere” si presenta come un sospeso di un ritratto di un piccolo paese, una piccola famiglia che si nutre di pettegolezzo, come pane quotidiano. Infatti appropriato l’intreccio delle dispute tra una tavolata e l’altra che inizia con le festività natalizie e giunge a compimento con il Capodanno, che non apre alla possibilità di un rinnovato inizio e cambiamento perché in questo male della parola ci sguazzano tutti con avidità. Una calunnia che assume forma di reato, ma che non attinge a nessuna prova concreta per entrambe le parti, l’unica certezza è la parola che serpeggia tra tutti come il veleno di un serpente.

In questo gioco di contrapposizione e alternanze si evidenzia un atavico pensiero e comportamento sociale, un mal costume, un falso vero che si basa sulla diffusione della chiacchera così forte da rendere reale ciò che non è.

Il cibo di cui si nutre la famiglia non è solo quello conviviale, ma il continuo passaparola malevolo che fondamentalmente unisce questo gruppo di persone, familiari e non, che amano sguazzare in questo dissidio tra le due donne. Non ci sono giudici, paladini e giustizieri, così come le forze dell’ordine che chiedono prove e controprove a queste male parole riportate, che vengano dimostrate e che non restino effimere parole, basate su ingiurie e calunnie.

E chiudiamo il sipario con la scena iniziale del film “Il quieto vivere”, tra i ruderi di un teatro, che presenta così i protagonisti di questo teatro familiare e le due antagoniste, in un quieto vivere che non è, ma potrebbe essere.

“Dove finisce la pace inizia il sangue, dove inizia il sangue finisce la pace.”

 

Written by Simona Trunzo

 

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