“La cenere del tempo” di Giovanna Fracassi: la nera volontà della coscienza smarrita

Che t’inquieta/ anima mia/ che vai/ febbricitante/ di astro in astro// Che ti affanna/ anima mia,/ che incauta/ t’aggiri/ di selva in selva/ e penetri/ di ombra in ombra.// Che ti flagella/ anima mia,/ che ti esponi ai venti/ di tormenta/ e t’avventuri/ fra i flutti/ tumultuosi// […]‒ “Anima mia”[1]

La cenere del tempo Giovanna Fracassi
La cenere del tempo Giovanna Fracassi

Con la lirica “Anima mia”, incipit de “La cenere del tempo” (Rupe Mutevole Edizioni, 2014), Giovanna Fracassi riprende la tradizione dello spleen mostrando al lettore il chiaro intento salvifico dell’introspezione visto come dialogo con l’anima che, inquieta, affannata e flagellata s’avventura in stati ‒ flutti ‒ che mettono a dura prova la coscienza.

La sensibilità poetica di Giovanna Fracassi conduce all’avanguardia crepuscolare di cui si può ora brevemente citare uno degli esponenti della scuola romana, Sergio Corazzini, che con la lirica “Spleen” rivelava l’agitazione dell’anima: “Che cosa mi canterai tu/ questa sera?/ Amica, non voglio pensare/ troppo: la prima canzone/ che ricordi, antica,/ non importa;/ una di quelle canzoni/ che non si cantano più/ da tanto,/ che non fanno più schiuder balconi/ da un secolo. Vuoi/ darmi la nostalgia/ di una canzone morta?// […][2] in un crescendo di richiesta di conversazione pura, senza le barriere della società mondana, senza la preoccupazione per ciò che gli eventi del mondo fisico pretendono dal poeta.

La contrazione dell’anima nella fuga continua dalla gabbia del corpo è il ripetersi di quel dubbio che percorre i millenni alla ricerca della risposta sul perché della vita nella mortalità dell’esistenza, un domandare ostile che attanaglia continuamente e che palesa la difficoltà del percorso della salvezza nel regno del Tutto ‒ neoplatonicamente detto nella dimensione dell’Uno.

L’anima si contrae// ed è dardo/ di destino/ scagliato/ oltre l’eternità.[3] scrive la Nostra poetessa vicentina ne “Oltre” ponendo dinnanzi argomenti quali destino ed eternità intesi come meta ‒ dardo ‒ a cui tende l’anima. E così quell’iniziale “di astro in astro”, “di selva in selva” e “di ombra in ombra continua a descrivere l’affanno malinconico della speculazione metafisica che, senza tregua, insegue “una di quelle canzoni che non si cantano più” ‒ “una canzone morta” ‒ da riportare in luce in versi intesi come “Rivoli/ di lava incandescente/ ‒ [che] ramificano/ l’anima acquiescente,/ divampano,/ incendiano// e/ zampillano/ i bagliori di braci// […][4]. L’immagine del fuoco solidifica la richiesta, i tumulti dell’anima sono simili a “bagliori di braci” e “bagliori di passioni” ‒ scintille improvvise e fuggenti ‒ che destano l’attenzione della mente creatrice vista come ispirazione.

Canta nell’anima/ la canzone segreta/ e sulle labbra/ scorrono note di/ struggente abbandono/ come lacrime di nostalgia// sui tasti neri/ s’adagiano/ le ali sacre/ dell’ispirazione/ bagliori di passioni/ respiro di emozioni// mentre s’affissano/ sulle pareti roventi/ della mia vita/ onde crescenti/ affaticate e spumose// di bianca melodia[5] ‒ “Canzone”

Con “La cenere del tempo” ci si trova dinnanzi ad una finestra aperta sui ricordi lancinanti, sui polsi doloranti per l’incessante atto della scrittura, sul quadro disarmonico della disumana incoerenza vista come dualità che intercorre fra soma e psiche (σόμα, ψυχή) in una frattura esistenziale in cui si baratta felicità e tristezza quasi se si stesse svolgendo un gioco di cui non si conoscono le regole.

Scavo/ con gli occhi/ nell’humus fecondo/ di ricordi lancinanti.// I polsi doloranti/ disarticolano/ pietra su pietra,/ nella cenere del tempo.// Si piega/ la nera volontà/ alla coscienza smarrita/ nel quadro disarmonico/ delle tonalità assurte/ a disumana incoerenza.[6] ‒ “Incoerenza”

L’autunno e l’inverno sono le stagioni di esistenza, la figura persistente e continua de “La cenere del tempo” è il vento dipinto comeoceano lontano[7], “sapore chiaro/ […] di verdi pensieri[8], “nero di tempesta[9], “sibilo insinuante/ delle vette[10], “dolcezza[11], “frammento di illusione[12], “sguardo muto[13], “estremo palpito[14], “refolo ambrato[15], “soffio velato[16], “volo di gabbiano[17], “notturno/ [che] narra storie/ di antiche battaglie[18], “ali delle illusioni/ appena turbate[19], “manto scuro[20], “braccia tese[21], “respiro rarefatto[22], “carezza/ […]/ respiro di terra[23], “proteso/ verso l’ignoto[24], “diamanti di sale[25], “soffio caldo/ di passione/ palpito di seta nera[26], “voci potenti […]/ sui tasti fragili del tempo[27], “emozioni dell’autunno[28], “liscio manto/ di gelo[29].

Giovanna Fracassi citazioni La cenere del tempo
Giovanna Fracassi citazioni La cenere del tempo

Il vento scandisce ed accompagna le liriche presenti nella raccolta mostrando ogni sfaccettatura poetica, ogni dubbio, ogni tentennamento dell’Io che, interrogandosi, pone davanti a sé un percorso che ricerca la luce della consapevolezza.

Rispetto alle due precedenti raccolte Arabesques (Rupe Mutevole, 2012) ed Opalescenze (Rupe Mutevole, 2013) ne “La cenere del tempo” l’andamento tematico trova risoluzioni all’intreccio labirintico della prima raccolta ed alle intuizioni di mutamento espresse nella seconda quasi che Giovanna Fracassi abbia, in questa terza esperienza editoriale, assaporato l’esser stata trasportata dalla follia del vento (inteso come πνεῦμα) per poi rincasare con il raccoglimento necessario per un abbraccio più intimo con l’anima.

Riuscirai/ a sorprendermi/ oltre il fuoco fatuo/ della tua spensieratezza// forzerai per me/ lo scrigno nero/ delle mie inattese/ emozioni.// Riuscirai/ a stupirmi/ oltre l’evidenza crepitante/ della tua ingenuità// squarcerai per me/ quei lembi scuri/ di strazio celato// dove più forte/ ancora/ ringhia l’anima/ mia persa/ vestita ormai/ solamente/ di nera polvere/ d’orgoglio.// Sarai così per me/ brace dei miei giorni/ impalpabile cenere/ del mio tempo.”[30]

 

Written by Alessia Mocci

 

Info

Scheda autrice su Scrittori.net

Intervista “La cenere del tempo”

Leggi la recensione del libro “Arabesques”

Leggi la recensione del libro “Opalescenze”

Note

[1] Giovanna Fracassi, La cenere del tempo, Rupe Mutevole Edizioni, 2014, p. 9
[2] Sergio Corazzini, Le aureole, Raffaelli editore, 2021
[3] Giovanna Fracassi, La cenere del tempo, Rupe Mutevole Edizioni, 2014, p. 24
[4] Ibidem, p. 55
[5] Ibidem, p. 98
[6] Ibidem, p. 81
[7] Ibidem, p. 16
[8] Ibidem, p. 29
[9] Ibidem, p. 30
[10] Ibidem, p. 31
[11] Ibidem, p. 37
[12] Ibidem, p. 45
[13] Ibidem, p. 58
[14] Ibidem, p. 62
[15] Ibidem, p. 65
[16] Ibidem, p. 73
[17] Ibidem, p. 78
[18] Ibidem, p. 90
[19] Ibidem, p. 91
[20] Ibidem, p. 99
[21] Ibidem, p. 104
[22] Ibidem, p. 106
[23] Ibidem, p. 107
[24] Ibidem, p. 111
[25] Ibidem, p. 116
[26] Ibidem, p. 119
[27] Ibidem, p. 143
[28] Ibidem, p. 150
[29] Ibidem, p. 164
[30] Ibidem, pp. 168-169

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *