“Punto contro punto” di Aldous Huxley: una lettura per creature ondulate?

Ci sono vari modi per commentare un libro complesso come Punto contro punto di Aldous Huxley. Il più conveniente è il più economico. Mi auguro di cavarmela in meno di tre pagine. Nel caso più disgraziato, fallirò. Fallire deriva dalla radice sanscrita ba-, fal-, che significa far crescere, con tutti gli annessi e connessi. L’essenziale è non ex agerare. Far germogliare significa condurre alla morte. Ma c’è tempo, per cui godiamocela.

Punto contro punto di Aldous Huxley
Punto contro punto di Aldous Huxley

Ogni romanzo, questo come e più di altri, è un evento corale, polifonico, dodecafonico, narrato Punto contro punto. Chi è ogni volta il/la protagonista? Lui/Lei: l’Autore, l’Autrice. Lui/Lei è il Creatore/Creatrice che gonfia la Storia, facendola sbucare dal selciato, dal cumulo di detriti organici, nel lindo giardino all’italiana, o all’inglese. Tu puoi vangare, zappare, usare tutto il diserbante che vuoi, ma ogni particola di vita pretende il suo assolo, che dura quel che può e che deve, non quel che vuole. Lo spazio-tempo è sempre il medesimo, e non cambia mai. Che poi il tempo non esista, che lo spazio sia un girello che vortica su di sé, sarà anche un fatto probabile, ma poco importa a chi s’illude di essere il Faber, l’Artefice del proprio destino. Chi è il Protagonista (oggi però sto consumando troppe maiuscole) meno relativo del romanzo? Domanda cretina, a cui ho già risposto. È lui e solo lui: Aldous Huxley.

Troppi sono gli umani degni di essere letti, c’è troppo umanesimo da ingoiare. Purché intermittente, il digiuno è l’unica alimentazione che permette di sopravvivere. Al di là di ogni etica, Aldous, mentre t’insegna, ti ama, ti consente di pensare, di dire la tua. Dovrai poi lavorare di forbice, zippando i concetti troppo estesi, accennando di sfuggita ai casi meno cogenti, a sottolineare quelli più complessi. La vera protagonista del romanzo è la noia e il talento paranoide dell’autore. Anche lui si sarà chiesto: Ci salterò mai fuori da ‘sto inferno di vivi? Tanta pena e tanta rabbia, incerta nell’affezione, ha.

La sua scrittura t’induce a sbadigliare, anche allorché t’intriga, per cui devi asciugarti gli occhi inumiditi, per cui ogni tanto ti scrocchi le dita, allo scopo di destarti. Occhio a non perdere né tempo né spazio. Questo è un ordinatissimo e pleonastico Kósmo, dov’è ridotta ogni empatia, simpatia, antipatia: ombre che si sfiorano, poco indugiando sull’altro. Quando “Marjorie” prega il suo bramato “Walter” di rimanere a casa con lei, di scordare per sempre l’immonda rivale, è a sé che pensa, non a lui.

La Solitudine è la Dea, a cui intende donare la sua vita. Il suo io sarà il gemente eremo in cui si sta rinchiudendo. Riuscirà mai a uscirne? Spero di sì.

Anche lei, Marjorie, ora gravida, fu “un’unica cellula, un grumo di cellule, un sacchettino di tessuti, una specie di verme, un potenziale pesce branchiale…” – e ora è lei, Marjorie, di tutti gli infiniti punti cosmici, il più limitrofo a Sé.

Lei brama (ma non necessariamente ama) l’Altro, la sua energia, non la sua persona. Che però fugge, ogni volta, angosciato, tediato, terrorizzato, poiché “sembra orribile l’amore a chi non lo prova.” – una trappola disgustosa, da cui occorre evadere, inseguendo un’ideale e nuova preda, ma: “Che commedia odiosa!” – in cui si mutano i ruoli, per cui il perseguitato diventa colui che tormenta, con la sua insistenza: “L’amore per Lucy era una pazzia vergognosa; Marjorie però era senza fuoco né vita.” – una parassita incinta di un ulteriore verme. Ognuno, per conto suo, blatera, dice, sottace, sottintende, nega, illude, scherza, schianta, adorando Sé più che l’Altro: “Le parole erano pronunciate in una serie di brevi esplosioni, come venissero spinte fuori da uno stretto orifizio per un impulso emotivo.” – meri conati esistenziali…

“Tra quei vicini ci può essere soltanto odio e amore, e tutto sommato è più conveniente l’amore perché può capitare di avere bisogno l’uno dell’altro.” – però chiudete gli occhi, quando vi baciate.

Dimmi a chi lo stai dicendo, Aldous: “… che bei romanzi scriveresti, se non fossi tanto superuomo!” – come Schiavo d’Amore di William S. Maugham?

La vita induceva a pensare che: “… farlo soffrire era forse il suo dovere più sacro…” – ignorando però che i ruoli tendono, presto o tardi, a invertirsi.

Mary Rampion inveisce contro le istituzioni che “Opprimono l’animo moderno, lo svuotano della vita e…”e il marito s’adira con lei, pur credendo la stessa cosa, poiché: “Io lo dico a modo mio. È un’altra cosa quando lo dici tu.” – in quanto: “… nessuno può scrivere d’altro che di se stesso.”

Creatore sei, Aldous, di metafore esistenziali e filosofiche: “L’istante mobile” – che è questo? Ah: “… rimaneva immobile e attirava dentro di sé il futuro.” – non è una contraddizione, è soltanto un mistero. La teoria sul “tempo” esposta a pagina 164 de Punto contro punto rimarrà per me incapibile.

Parli poi di me a pagina 197 de Punto contro punto: “C’è da compiangere il povero recensore.” – per cui ti porgo il mio fazzoletto, madido di sudore.

“Walter sferzava senza pietà la mancanza di talento.” – a che pro? Ah, okay… per giungere a sera.

“Burlap…” – ulteriore burattino – “… immancabilmente, dopo alcuni giorni di masturbazione spirituale, aveva ottenuto la convinzione mistica della propria unica, pietosa disgrazia. Aveva una visione apocalittica di sé come uomo di dolore.” – un eroico sconfitto, insomma. Intanto, più o meno nel medesimo periodo, io e la signorina Fulkes stiamo leggendo “La ricchezza delle nazioni. Adam Smith era un Grande…” – con la r, stai attenta a come scrivi. Quel che Adam capì, ce lo trasmise. E chi lo va leggendo oggi non sempre lo comprende per intero. Costa troppo.

L’amata nemica dice al suo baldo spasimante:Negli intervalli, Walter caro, ci sei tu.” – okay?

Rampion criticava ogni iperbole che non fosse sua.” – pure ogni parabola, ogni ellisse.

Parole, sempre parole, che s’intromettono fra te e l’universo.” – oscillanti onde che ci collegano all’Infinito Ente?

“Il corpo era una bestia selvaggia che divorava l’anima.” – e, lo si sa, la fame giustifica ogni delitto.

“… sì, a me piace odiare ed annoiarmi a morte.” – e in tal modo riesco ogni volta a risorgere.

“Quale altro argomento rimane loro, poveretti? Nessuno, tranne Dio.” – il Parassita più immane e inesorabile.

“… il padre di Philip Quarles.” – che bestia idiota! Era come “una di quelle chiese barocche italiane che hanno la facciata posticcia…” – basta… leggete se volete il capitolo XX. Ora ho altro da fare.

A pagina 342 de Punto contro punto, popperianamente, si afferma che la provvidenza non è che un miraggio: “dobbiamo dunque postularla.” – anche se non c’è atto che sia più improbabile (e scioccamente necessario).

“Il cuore è uno strano mucchio di letame: lo sterco attira lo sterco…” – e fertilizza i campi.

“… il romanziere si attribuisce il privilegio creativo della divinità ed esamina le vicende dell’intreccio nei loro diversi aspetti…” – un mero collezionista di attimi! – ma la domanda cogente è: “… è proprio necessario che l’autore sia tanto invisibile?” – la risposta è questa qui: Fa’ tu!

“Il romanzo di idee ha un grande difetto, quello di essere artificioso.” – anche mingere lo è.

“La lotta politica è una completa idiozia.” – così umana, inevitabile! Ne parleremo ancora, di idioti!

“Alcuni affogano i dispiaceri nell’alcol; altri, più numerosi, li affogano nei libri e nel dilettantismo artistico; altri ancora cercano l’oblio nella fornicazione.” – che costa di più, se ci pensi, e non sto pensando ai profilattici…

Leggo, a pagina 404:Se non ora, quando?” – che forse spirò il Primo, Vero, Romanzo di Primo Levi? Poi, Gino Ruozzi m’informa del mio possibile equivoco. Il saggio ebreo diceva: ?מתי  עכשיו לא אם… o è il contrario?… Punto contro punto… Punto e a capo!

Siamo tutti entangled, collegati, aggrovigliati. Taccolenti, come la torta tenerina di Ferrara. Taclèint!

Ma che orrore benefico: “Prima di diventare autori di buone leggi, infatti, dobbiamo essere i trasgressori delle leggi cattive.” – rivoltiamoci ordunque, esibendo l’aulente lato posteriore!

“Un corpo e un cervello, presi nell’insieme, sono essenzialmente diversi dagli elettroni che li compongono.” – i quali sono diversi dagli ancora misterici loro composti. Se il mondo fosse solo composto da bosoni e fermioni, che delusione!

“Il bene è sempre il bene e il male è sempre il male.”: antitetici e coesistenti, come la gravitazione e l’entropia. L’amore cha attira e l’odio che respinge. Eros e quell’altro cancro di cui mi sfugge il nome. Śiva e Visnù. Ma non Uomo e Donna, che troppo si somigliano.

Sei d’accordo, Aldous? Lo scrivi pure che quella vispa donnetta somiglia tale e quale agli ometti. Donnole e uommoli.

“La felicità è come il carbon coke: un sottoprodotto che si ottiene mentre si sta producendo qualcos’altro.”l’amante migliore è colui che non imprigiona l’amato. Bisogna curare le piante, nonché i figli, badandoci senza dare troppo nell’occhio. Solo quel poco (o tanto) che serve.

Dice, quella topina-tipina: “Inammissibile, la tua lettera.” – e poi: giù legna! Le sue bastonate sono terribili, però serene. Fa bene, fa male? Lei fa!

Il capitolo XXXI de Punto contro punto inizia in un modo che così descrivo col lapis: frasi logicamente conseguenziali e drammaticamente s-connesse. Tu stesso fatichi a capirle, vero, Aldous? Anche se ti reputi “un dio capriccioso, ora tediato, ora deliziato dalle sue creature” – senza di cui saresti un umano solo, e che, per rimanere per sempre tra noi, stai donandoti al primo venuto, a me.

A pagina 452 occorre l’omicidio. Glissiamoci sopra.

“Ma tu non morirai” – è ripetuto due volte. Perché? Tu non morirai finché io ti leggerò. Dopo giungerà a soccorrerti un Altro, il Prossimo. Lettore del lettore del signor Aldous: contiamo su di te.

Se Lui è un Albatros, “Exilé sur le sol au milieu des huées” – tu devi semplicemente salvarlo.

Ma che gli sia consentito dire: “Posso andarmene in pace, perché so che tu non permetterai che scompaia del tutto ogni memoria di me. Sarai tu il mio esecutore letterario, caro ragazzo. Vi sono dei frammenti…” – che raccoglierai uno a uno, Punto contro punto, insieme a me…

“Due ore non sono quasi nulla…” – aggrappiamoci a quel miracoloso quasi…

Tra le pagine 471 e 472, colgo in 9 righe, 13 volte il lemma (variegato e amplificato): “suo” – che diventa nostro, se solo vogliamo.

“… la sua battuta, poi, non era stata affatto divertente. Era il suo difetto letterario più grave, questo voler divertire. I suoi libri ci avrebbero guadagnato molto, se fossero stati meno spiritosi. Si chiuse allora nel silenzio.”scelta idiota, eroica, doverosa, accettabile.

“… l’unica verità che ci può interessare, e che possiamo scoprire, è una verità umana. Ma per scoprirla, dobbiamo cercarla…”dove non c’è, essendo un’illusione. Non la pensi così? Fatti tuoi.

“Una masturbazione perpetua, come l’orribile grande opera di Proust.” – a cui assimilo la tua, Aldino. Alla ricerca dello spazio-tempo perduto. E dopo che l’hai ritrovato? Che ci fai? Giri su di te come un topo ballerino?

Sei come intrappolato in “un’infinita serie di onde che si propagano in un ambiente ignoto, o di un elevato numero di punti-evento in un continuum quadrimensionale, o di qualunque altro elemento scoperto dagli amici scienziati di Philip.”tanti convulsi dervisci che girano su di sé come trottole.

Parli di Tolstoj, dell’“orribile San Francesco” – che definisci “Prima idioti e poi demoni. Puah!” – da amare e poi da abbondare a sé, in quanto inservibili maestri: “grandi sileni disposti di fronte, un poco a zigzag…” – del tutto impraticabili. Meglio Fedőr o Lev? Lo chiediamo a George Steiner?

Aldous Huxley citazioni Punto contro punto
Aldous Huxley citazioni Punto contro punto

“Prima una storia di spazzatura, poi una farsa. Forse era quella la vera natura del demonio: lo spirito della spazzatura…” – ma non esiste un Nume che sia stato maggiormente riciclato. – “E Dio? In quel caso, Dio doveva essere puramente l’assenza della spazzatura.”: l’attrattiva Singolarità.

Mentre quell’idiota di Ethel fa quel che deve per fuggire da Costì per giungere Colà, Burlap e “Beatrice giocarono ai bambini che fanno il bagnetto insieme” – evviva!

Loro è il Regno dei Cieli.”

Ammetto che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa (di lettore).

Tu non sei così cinico come posso aver vilmente finto che tu sia. Tu non credi affatto alle cose che infili nella bocca dei tuoi personaggi. Tu sei una persona per bene. Basta guardarti in faccia, su linea. In quella foto con gli occhiali, somigli tanto a Cesare Pavese, che anche lui era un buono che scrisse soprattutto del male. Anche tu le hai scritte, quelle male parole, dopo averle bene pensate. E le hai messe in bocche a quei brandelli di anima che hai sparso su queste 528 pagine de Punto contro punto.

Suggerirò il tuo romanzo ai miei figli? Sì.

Se scrivere è sanguinare, come diceva Ernest Hemingway, anche leggere lo è.

Ultima sciocchezza: L’omelia accorata dell’inclito Stefano Mazzacurati… la Lectio Magistralis ‘Sul senso dello scrivere’ recitata presso l’UniMoRe di viale Timavo, oggi pomeriggio, 21 maggio 2025, è stata così impregnata di sapidissime citazioni autoriali, da Jorge Luis Borges, ad Albert Camus, a Jean-Paul Sartre, a Luigi Pirandello, a Franz Kafka, ad Anna Frank… etc etc… che ne sono uscito in preda a un’acuta sindrome di Marie-Henri Beyle!

Rincasato, ho poi faticato a concentrarmi su un libro non meno complesso, Punto contro punto di quell’Aldous Huxley. Fenomenale come pochi ma troppo sinaptico per come mi sentivo ieri sera.
Per cui ho cazzeggiato nu poco e me ne so’ iuto a cuccà (a curca in pisciottano).

Buonanotte, mé taculèint amîgh! Buonanotte a me e a tutti voi, ondulate creature!

 

Written by Stefano Pioli

 

Bibliografia

Aldous Huxley, Punto contro punto, Adelphi, 2011

 

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