“Il Grande Bob” di Georges Simenon: un fallito oppure un mito?
“«È lei, Charles?» Non ho riconosciuto subito la voce, che pure mi è familiare. Senza aspettare la risposta, Lulu ha aggiunto: «Bob è morto.»” ‒ “Il Grande Bob”

Questa la drammatica telefonata che Charles Coindreau, medico e amico di famiglia dei Dandurand riceve alle dieci passate di mattina nel suo ambulatorio.
Il dottore si attiva immediatamente per capire come sia morto il Grande Bob, come veniva chiamato Robert dagli amici, imparando che questi era morto annegato a Tilly, mentre andava a pescare in un tratto della Senna compreso tra la chiusa della Citanguette a valle e quella di Vives-Eaux, sei chilometri più a monte.
In questo tratto del fiume non ci sono né città né paesi importanti.
L’unico luogo di ritrovo è il Beau Dimanche, una locanda bazzicata più che altro da pescatori e canoisti, soprattutto nei week end, nella quale da almeno quindici anni si recavano i Dandurand per divertirsi o rilassarsi, frequentemente in compagnia dei Coindreau.
Coindreau, tuttavia, trova strano già il fatto che il grande Bob, questo bel ragazzone, avesse deciso di passare, da un giorno all’altro, dalla schiera dei dormiglioni a quella dei pescatori. Davvero strano.
Dalle indagini successive ci vorrà poco per capire che si era trattato di un suicidio e che lui aveva programmato tutto, fin nei minimi dettagli.
Il problema è che conoscendo abbastanza bene Bob, a Coindreau sembrava impossibile che un mattacchione come lui si fosse suicidato. D’altra parte, sembrava impossibile a tutti coloro che l’avevano conosciuto.
Tuttavia, pensava Charles (Coindreau): “Che cosa sappiamo degli altri, in definitiva, quando neanche di noi stessi sappiamo granché?”
Il fatto è che a Bob volevano tutti bene, a cominciare da sua moglie Lulu che si può dire dipendesse completamente da lui, non certo in termini economici, ma da un punto di vista psicologico, tanto da cadere, dopo la perdita di Bob, in una profonda depressione, via via sempre più grave.
Il grande Bob, infatti, aveva svolto tanti e svariati lavori dei quali però si stancava presto. Per lui l’uomo non era fatto per lavorare, diceva infatti: “L’uomo non è fatto per lavorare, prova ne è che si stanca”.
Bob era un grande frequentatore del Chez Justin un caffè, vicino a casa, dove si recava spesso a giocare a pelote con i suoi amici più cari. Era sempre disponibile con tutti, allegro e gioviale.
Lulu, sua moglie, era una bella ragazza, un po’ cicciottella ma sensuale e gestiva il laboratorio di sartoria dietro casa, dove abitavano, nei pressi di Montmartre con alcune lavoranti sue collaboratrici.
Bob era un forte bevitore, ma questo a Lulu non infastidiva, anzi, beveva spesso un bicchierino volentieri anche lei, perché l’aiutava a “tenersi su”.
A Lulu non interessava nemmeno che Bob avesse delle amanti, in genere ragazze facili, mercenarie, storie che finivano subito, non importanti quindi. Tra queste c’era anche la giovane Adeline, pure lei lavorante nell’atelier.
Lo stesso Coindreau, seppur sposato, come in un gioco di specchi, avrà a sua volta una fugace relazione con Adeline.
Nell’indagare per arrivare a comprendere i motivi che avevano portato Robert all’insana decisione di suicidarsi, Charles scoprirà tanti risvolti inaspettati della sua vita. Anche inspiegabili.

Alle base di tutto ci sta probabilmente la decisione di Bob di non laurearsi non recandosi all’ultimo esame che doveva sostenere, fondamentale per aprirgli una carriera da avvocato o giudice istruttore o presidente di un tribunale. Ma lui rifiutò tutto ciò, nonostante suo padre fosse uno stimato professore, addirittura Preside della facoltà di legge di Poitiers, la sua città di provenienza.
Da quel momento Bob non riuscì più a fare scelte definitive, rimanendo come in un eterno limbo.
Coindreau scoprirà sempre più cose della vita più intima del grande Bob, finanche sconvolgenti, in un graduale processo di svelamento anche di se stesso, della sua vita di coppia e di relazione con gli altri.
In questo romanzo il protagonista è una persona che molti definirebbe come un fallito, ma che invece Georges Simenon riesce a raccontare facendolo assurgere quasi a un mito.
“Il Grande Bob” è tra i più interessanti libri di Georges Simenon, dimostra ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, quanto egli sia stato uno scrittore geniale, capace di descrivere in modo acutissimo i risvolti psicologici dell’animo umano fin nei suoi più profondi recessi.
Written by Algo Ferrari
Bibliografia
Georges Simenon, Il Grande Bob, Adelphi, 2025

