“I complici” di Georges Simenon: un noir mozzafiato
«Avvenne tutto in maniera brutale, istantanea. Eppure, lui non se ne stupì, né si ribellò, quasi se lo aspettasse da sempre. Nel giro di pochi secondi, nel momento stesso in cui il clacson si mise a urlargli dietro, lui seppe che la sciagura era inevitabile e che la colpa era sua.»

Questo l’incipit che, a freddo, costituisce il terribile antefatto dal quale trae origine il romanzo “I complici” di Georges Simenon.
Il clacson era quello di un pullman che trasportava quarantasette bambini delle colonie estive e che stava percorrendo la Grande Côte.
Joseph Lambert non pensò per nulla a liberare la mano che Edmonde continuava a tenere stretta tra le sue cosce, per cui, con la sola sinistra a disposizione, non riuscì ad evitare il testa coda che causò la fuoriuscita dalla carreggiata del pullman con successivo schianto contro il muro che circondava lo Chăteau-Roisin. Lambert non si fermò e proseguì per la sua strada con Edmonde al suo fianco. Nonostante il terrificante incidente.
Di quarantasette bambini ne sopravvivrà solo uno. Anche l’autista non si salvò. Da quel momento Lambert e Edmond divennero complici, senza la necessità di dirsi nemmeno una parola al riguardo.
D’altra parte “l’amicizia” tra Joseph Lambert ed Edmond, la sua segretaria estremamente efficiente, era del tutto particolare, basata essenzialmente sul sesso, in un modo che definire perverso non è esagerato.
Fra di loro, fin dal primo momento, si era creata una relazione molto particolare, trasgressiva quanto eccitante. Lambert non sapeva nulla di lei, della sua vita, se avesse un’amante, sapeva solo che prima di lui aveva avuto qualcun’altro. Niente di più.
D’altra parte, Lambert è un uomo in crisi che, nonostante la sua posizione di potere, è essenzialmente solo. Con la moglie da tempo non ha più rapporti umani che si possano definire tali. Con il fratello, pure.
Gli amici, con i quali si trova a giocare a carte, sono persone che lui considera mediocri e che quindi non stima. Come del resto non stima più nemmeno se stesso.
L’unica persona con la quale può parlare trovando un minimo di ascolto e di conforto è una prostituta, anche se non di quelle di strada, ma di livello più elevato. Si chiama Léa e spesso lo ospita a casa sua.
Lambert, fin da subito, sa di essere colpevole, ma sa anche che difficilmente possono arrivare a lui.
Eppure, più passano i giorni più la sua paura di essere identificato aumenta.
Simenon è magistrale nel descrivere questa specie di paranoia di Lambert che cresce giorno dopo giorno.
Qualcuno ha anche riconosciuto il tipo di auto che ha causato l’incidente, una Citroén, proprio come quella di Lambert, guarda caso.
Lambert inizia a pensare che qualcuno lo abbia riconosciuto e sospetta di alcuni, in particolare dell’uomo delle capre. Un soggetto, quest’ultimo, che diventerà quasi un’ossessione per lui.

Il racconto prosegue trasmettendo un senso di oppressione quasi insostenibile, come se passasse dal protagonista del romanzo al lettore stesso.
Ma, fino all’ultimo, Lambert, rimarrà fedele al suo patto di complicità con Edmonde, la quale, da parte sua, a differenza di Lambert, appare del tutto indifferente a quanto avvenuto, immune da qualsiasi senso di colpa.
Non proseguo oltre, per non svelare il finale de “I complici” che si configura come un noir mozzafiato.
Written by Algo Ferrari
Bibliografia
Georges Simenon, I complici, Adelphi, 2012