“Miracolo della 34ª strada” film di George Seaton: l’autentico Babbo Natale

“Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di mantenerlo per tutto l’anno.” Charles Dickens

Miracolo della 34ª strada film di George Seaton
Miracolo della 34ª strada film di George Seaton

Classico fra i classici, il film Miracolo della 34ª strada, basato su un racconto di Valentine Davis, il cui titolo originale è Miracle on 34th street, è rappresentativo dello spirito del Natale.

Realizzato dal regista George Seaton nel 1947, Miracolo della 34ª strada rimane una pietra miliare del cinema a tema natalizio. La trama è piuttosto semplice, ma non per questo meno significativa di altre pellicole dello stesso genere. Semmai, è custode di una serie di valori andati perduti nel tempo, o forse soltanto trascurati. Uno dei quali è la speranza.

Nei momenti difficili, anche quando tutto sembra perduto, come recita il protagonista del film, non si dovrebbe mai disperare, perché avere fede aiuta a superare le difficoltà esistenziali. Ed è anche su questo principio antico, ma attuale che il film si sofferma.

“Il Natale è fare qualcosa per qualcuno.” ‒ Charles M. Schulz

Di ambientazione newyorchese la pellicola vede prestarsi nel tradizionale ruolo di Babbo Natale, nel periodo che va dal Giorno del Ringraziamento al Natale, tale Kris Kringle (Edmund Gwenn), che deve sostituire un suo omologo perché rinvenuto ubriaco. Incaricato di trattenersi con i bimbi e dar loro doni presso Macy’s, magazzino della Grande Mela, Kris sostiene di essere soltanto lui l’autentico Babbo Natale.

Arrivato in città con slitta e renne, la sua comparsa suscita interesse e partecipazione da parte degli avventori, conquistati da questo stravagante personaggio che si intrattiene con loro con grande affabilità. E soprattutto con i bimbi che, come vuole la tradizione, si siedono sulle ginocchia di Babbo Natale ed esprimono i loro desideri a proposito dei regali da ricevere in occasione del Natale. Tanto che, anche la piccola Susan (Natalie Wood), figlia di Doris Walker (Maureen O’Hara) direttrice del magazzino, si affeziona a Santa Klaus.

Nonostante il clima di crudo realismo in cui la bimba è cresciuta che l’ha portata a non credere all’esistenza di Babbo Natale. Perché, secondo Doris, delusa dalla vita in molte delle sue aspettative, non si devono alimentare inutili fantasie nei bambini.

Kris, invece, esempio di serenità, con la sua presenza e i suoi suggerimenti porterà Susan credere ancora al Natale e al personaggio di Babbo Natale. Nelle pieghe della storia si inserisce poi un’altra vicenda, che rafforza il ruolo positivo ricoperto da Santa Klaus.

Si tratta della presenza dall’antagonista dei magazzini Macy’s, che cerca di conquistare la presenza di Kris per promuovere la propria attività. Ma l’uomo, rifiutandosi di cedere a tale proposta, si ribella all’intervento dei provocatori messi in campo dall’avversario dei magazzini Macy’s, che lo vorrebbe ingaggiare. In conseguenza della quale, Kris Kringle viene considerato pazzo. Anche perché continua con insistenza a proclamarsi l’autentico Babbo Natale.

Processato, a suo favore interviene Fred Gailey (John Payne), già innamorato di Doris, che lo farà scagionare dalle accuse. Mentre la storia d’amore fra Fred e Doris si conclude con il lieto fine. Fino a che, obbligato a rientrare nei suoi vecchi panni, Kris fatica ad abbandonare il ruolo che gli calzava a pennello di Babbo Natale.

Quello che per tradizione è descritto come proveniente dalla Lapponia, pronto a raggiungere ogni angolo di mondo per incontrare un’umanità sempre più disorientata e bisognosa di credere che questo personaggio intervenga per soddisfare i bisogni di tutti. Privilegiando soprattutto la dimensione affettiva più che quella materiale.

Ed è Kris, in questo caso, colui che incarna desideri e aspirazioni dei clienti di Macy’s, cercando di riportare in vita lo spirito del Natale, schiacciato dal credo del consumismo, già presente nella società americana dell’epoca.

Dove l’aspetto consumistico ha spazzato via la magia del Natale, e le persone hanno dimenticato la vera essenza di una ricorrenza intesa come più come una festività commerciale, che come un evento legato alla spiritualità.

“Oh, Natale non è solo un giorno, è uno stato d’animo. Ci credo. È sciocco ma ci credo.”

Diventato un cult di genere natalizio, Miracolo della 34ª strada si presta a suggerire alcuni momenti di riflessione.  La prima delle quali è che ogni individuo, pur che lo desideri, può incarnare lo spirito del Natale, farlo proprio e manifestarlo con azioni ed atteggiamenti. Ovvero, cercando di migliorare se stesso, e contribuire a rendere migliore il mondo che gli sta intorno con gesti benevoli.

Nonché imparare a guardare la realtà con occhi innocenti e pieni di stupore, come quelli dei bambini, meravigliandosi che esistano persone come Chris, che grazie alla sua bontà e alla sua gentilezza sono votate al benessere collettivo. E perciò, in qualche modo, esempio di redenzione universale.

Ancora, può un uomo sentirsi a proprio agio in un personaggio fittizio, così come nel caso di Kris Kringle?

Può sentirsi bene emotivamente interpretando un ruolo che lo appaga, tanto da non voler rientrare nei suoi vecchi panni per tornare a interpretare la sua parte sul palcoscenico della vita?

Dunque, l’uomo ha bisogno di crearsi un mondo fittizio per stare bene con se stesso?

Molto più semplicemente, il messaggio insito nella bella favola natalizia proposta dal film Miracolo nella 34ª strada sta nel principio che recita, che se credi davvero in qualcosa, e aspiri ad esso con tutto te stesso, è possibile che il desiderio si realizzi.

“Fede è credere nelle cose quando il buon senso dice no. Solo perché le cose non si mettono come vuoi tu la prima volta, devi continuare a credere nella gente.”

Ottima la recitazione di tutti gli interpreti, principalmente Natalie Wood, nei panni della piccola Susan. Così come il Babbo Natale in questione, al quale è stata riconosciuta un’eccellente interpretazione tanto da assegnargli il Golden Globe e l’Oscar quale attore non protagonista.

L’attrice Maureen O’Hara ha interpretato il ruolo della mamma in carriera, così divisa fra la professione e il suo difficile compito di madre, con grande bravura e immedesimazione nel personaggio.  Quando, messa di fronte alla disarmante verità manifestata da Kris, riacquista fiducia negli altri e stabilisce con la propria figlioletta un rapporto migliore.

“Per fare un albero di Natale ci vogliono tre cose: gli ornamenti, l’albero e la fede nel futuro.” ‒Proverbio armeno

Pellicola squisitamente dal sapore classico, da ascriversi quindi come durevole nel tempo, il film Miracolo della 34ª strada annuncia anche valori come quello della fantasia e della fede. Lo si può quindi catalogare come un film che va oltre lo stereotipo dei film a carattere natalizio; se osservato con occhio attento e da una prospettiva diversa è un racconto che contiene in sé situazioni e suggerimenti per vivere in armonia con i propri simili.

Intramontabile film natalizio, Miracolo della 34ª strada è da assaporare ogni anno in prossimità del Natale, anche perché non segue il filone di altre pellicole troppo edulcorate, che presentano le persone piene di buoni propositi, solo nel periodo che precede il Natale, spesso però vanificati.

Ma ricorda ciò che davvero conta nella vita, le cose veramente importanti quali la bontà e la fiducia negli altri.

Seppur realizzato in tempi lontani, il film è infatti del 1947, Miracolo della 34ª strada è custode di un messaggio di estrema attualità, ponendosi come una bella favola antica, con quel po’ di fantasia necessaria per incarnare la magia propria del Natale, ma dai connotati moderni.

Dotato di una sceneggiatura e di una regia davvero egregie, il film gode di momenti divertenti intrisi di un leggero umorismo, come di momenti in cui si affrontano temi su cui riflettere, camminando sui binari di una narrazione equilibrata.

“È la vigilia di Natale. Se è passato il tempo in cui accadevano miracoli, ci è rimasto almeno un giorno magico in cui tutto può succedere.” Jostein Gaarder

 

 

Written by Carolina Colombi

 

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