“Tu non lo sai da dove vengo” di Francesco Randazzo: quando è la fine a suggerire un nuovo inizio

“La vera vita è altrove. Ad arrivarci. Arrivare dove, poi? Andiamo tutti verso la data di scadenza.”

 

Tu non lo sai da dove vengo

In un’epoca in cui tutti fanno a gara per “farsi belli” e creare eroi dal fascino indelebile, lo scrittore e regista di origini siciliane Francesco Randazzo, trapiantato a Roma, sceglie un vecchio come personaggio chiave del suo ultimo libro.

Tu non lo sai da dove vengo” (Meridiano Zero, ottobre 2015) è quello che si definisce un romanzo “on the road”, ambientato in una Catania piena di sensi unici e strade senza uscita, nella quale risulta davvero facile perdersi. La copertina non è delle più accattivanti, così come la scelta coraggiosa dell’autore. Ma dopo la lettura delle prime pagine, si capisce che chi scrive come fa Francesco Randazzo possa permettersi qualunque cosa. Perché è la sua versatilità che prima di tutto colpisce. La sua capacità di passare dal linguaggio colloquiale, facente appello ad un pressante turpiloquio, alla poesia che mette parlando delle canzoni; alla prosa suggestiva che utilizza nel descrivere gli eventi storici, quali la morte di Napoleone a Sant’Elena e il ritrovamento del corpo di Aldo Moro. In sintesi, la sua capacità di passare dalla realtà all’atmosfera onirica; incantando con un clima surreale che tiene incollati alla lettura, perché si vuole sapere ad ogni costo dove la storia vada a parare.

Il libro potrebbe essere definito come un lungo monologo, sicuramente di taglio teatrale. Non ci sono capitoli, né dialoghi racchiusi nei classici “caporali”, bensì un io narrante sempre un po’ defilato del quale non sappiamo nulla, tranne che è di mezza età e guida una vecchia Renault Clio. La voce del suo interlocutore potrebbe anche essere frutto del pensiero, poiché ogni parola ed azione di quest’ultimo sono riportate dal narratore stesso.

Eppure, il “botta e risposta” che si materializza è così credibile ed incalzante, che sembra di assistere dal vivo ad ogni singola scena. Tutti i cinque sensi sono allertati, soprattutto l’olfatto e l’udito, poiché pare davvero di avvertire quegli odori e quei rumori – talvolta buffi – che l’autore descrive.

Francesco Randazzo

Un uomo molto anziano e malfermo sulle gambe, in apparenza confuso, ferma all’improvviso l’auto del narratore e gli chiede un passaggio. In tono implorante e ripetitivo gli domanda di accompagnarlo a casa, in via Canfora 91. L’uomo lo vede talmente in difficoltà che ne ha compassione. Lo fa salire sulla sua auto, e da lì in poi inizierà un viaggio dove l’essere umano, inteso in senso generale, si perde nei propri pensieri, nei ricordi e nel venire meno delle personali certezze.

Sono due generazioni messe a confronto, che si scoprirà essere più simili di quanto si creda. Perché via Canfora sembra introvabile. Dopo inutili visite a civici sbagliati e cimiteri isolati, si passa ad un improbabile quanto rigenerante tuffo in mare, a cui segue un’aspra salita sulle pendici dell’Etna. E proprio al cospetto dell’imponente vulcano, la storia avrà il suo sorprendente epilogo.

Poco importa da dove venga quest’uomo o chi egli sia; via Canfora esiste. È esistita nella memoria dei nostri padri e nonni, la cui impietosa legge della vita, quanto ineluttabile, ha condannato ad una lenta perdita di qualunque funzione vitale. Esiste nell’animo di quel che essi sono stati, ancora vigorosi nei nostri cuori, ma estremamente fragili nella realtà.

Tu non lo sai da dove vengo” è una storia appassionante che si legge tutta d’un fiato. Essa sembra rimandare al famoso detto, davvero lungimirante: “Non dispiacetevi di invecchiare. È un privilegio negato a molti”.

 

Written by Cristina Biolcati

 

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