Significato dei sogni #11: le peculiarità psicologiche del sogno di Sigmund Freud
“Riterremmo pazzo chi nella vita reale si comportasse come nelle vicende del sogno, mentre chi da sveglio parlasse o ci raccontasse episodi come quelli che si svolgono nel contenuto onirico passerebbe per confuso o debole di mente.” ‒ Sigmund Freud
Undicesima puntata della rubrica “Significato dei sogni” nella quale si illustra un estratto da “Le peculiarità psicologiche del sogno” tratto dal Capitolo I La letteratura scientifica sui problemi del sogno del libro “L’interpretazione dei sogni” di Sigmund Freud.
La riflessione sul mondo onirico deve far riflettere sul tempo che si impiega oggi con i social network: la maggior parte della popolazione occupa il proprio tempo visualizzando immagini su immagini senza concedersi il lusso della costruzione di un pensiero su ciò che vede, come se ci fosse una gara ‒ senza premio ‒ sul chi “vede” più immagini. Questa esagerazione riporta alla mente l’uomo della caverna che seduto, senza girarsi attorno, continuava a fissare le immagini sulle pareti. Ciò che sorprende è che una gran quantità di persone con una “certa” cultura siano state infettate dal morbo dello scroll.
Nelle precedenti puntate ed in particolare nella prima si è presentato un estratto tratto dal primo capitolo “La letteratura scientifica sui problemi del sogno” del libro “L’interpretazione dei sogni” di Sigmund Freud; nella seconda un estratto tratto dal primo paragrafo intitolato “Il rapporto tra sogno e veglia” dello stesso capitolo; nella terza puntata si è presentato un estratto tratto dal secondo paragrafo intitolato “Il materiale onirico. La memoria nel sogno” dello stesso capitolo; nella quarta si è selezionato un estratto da “Relazione, imago e proiezione” del febbraio 1959, tratto dal capitolo “Attività medica e analitica” del libro “In dialogo con Carl Gustav Jung” di Aniela Jaffé, che mostra il sogno in rapporto con l’ex partner; nella quinta si è ripreso il discorso con Sigmund Freud con un estratto estratto tratto dal quarto paragrafo intitolato “Perché si dimentica il sogno dopo il risveglio” del primo capitolo “La letteratura scientifica sui problemi del sogno”; nella sesta si è selezionato un estratto dal primo capitolo intitolato “Sogni lucidi e la loro impostazione filosofica” del libro “Sogni lucidi” dalla parapsicologia e scrittrice britannica Celia Green; nella settima si è presentato un estratto tratto dal secondo capitolo “L’uomo e l’esperienza” del libro “Sogni, profezie e apparizioni” di Aniela Jaffé affrontando la tematica della precognizione della morte; nell’ottava si è ripreso il libro “L’interpretazione dei sogni” di Sigmund Freud con un estratto tratto dal terzo paragrafo intitolato “Stimoli e fonti del sogno” del primo capitolo “La letteratura scientifica sui problemi del sogno”; nella nona un estratto tratto dall’introduzione del libro “Alchimia” di Marie-Louise von Franz mettendo l’accento sulla trascrizione del sogno; nella decima si è presentato un estratto tratto dal libro “La schizofrenia” di Carl Gustav Jung, dal capitolo “Psicogenesi della schizofrenia”.
La letteratura prodotta nel corso dei millenni sui fenomeni chiamati “sogni” è molto variegata, e si è pensato in questa rubrica “Significato dei sogni” di invitare alla lettura di alcuni testi scritti dai maggiori esponenti della stessa, augurando al lettore di trarne beneficio.
Estratto da “Le peculiarità psicologiche del sogno”
“Nell’esame scientifico del sogno partiamo dal presupposto ch’esso sia un risultato della nostra attività psichica; eppure il sogno compiuto ci sembra qualcosa di estraneo, che non pensiamo minimamente di riconoscere come nostro, al punto che diciamo “mi è capitato di sognare” altrettanto spesso di “ho sognato”. Donde viene questa “estraneità psichica” del sogno?
Da quanto si è detto sinora sulle fonti del sogno, dovremmo concludere ch’essa non è determinata dal materiale che entra nel contenuto onirico, fondamentalmente comune alla vita onirica e alla vita vigile. È lecito chiedersi quindi se non siano le variazioni dei processi psichici nel sogno a suscitare quest’impressione, e si può così tentare una caratterizzazione psicologica del sogno.
Nessuno più di Fechner[1], in alcune osservazioni dei suoi Elementi di psicofisica, ha dato risalto alla diversità essenziale tra vita del sogno e vita della veglia, traendone ampie deduzioni. Per Fechner, “né il semplice abbassamento della vita psichica cosciente al di sotto della soglia fondamentale”, né la sottrazione dell’attenzione all’influsso del mondo esterno sono sufficienti a spiegare le peculiarità della vita onirica rispetto alla vita vigile. Egli suppone, invece, che anche la scena dei sogni sia diversa da quella della vita rappresentativa vigile. “Se la scena dell’attività psicofisica durante il sonno fosse la stessa della veglia, il sogno non potrebbe essere, a mio giudizio, che il proseguimento, a livello d’intensità inferiore, della vita rappresentativa vigile, e dovrebbe condividerne la materia e la forma. Ma le cose stanno molto diversamente.”
Non è ben chiaro che cosa abbia inteso Fechner con questo trasferimento dell’attività psichica, e nessun altro, ch’io sappia, è andato oltre nel senso indicatoci dalla sua osservazione. Un’interpretazione anatomica, riferita alla localizzazione cerebrale fisiologica o addirittura alla stratificazione istologica della corteccia cerebrale, sembra da escludere. Ma forse l’idea di Fechner si rivelerà ricca di significato e feconda, se la si riferirà a un apparato psichico composto di più istanze inserite in ordine successivo.
[…]
Il sogno dunque pensa prevalentemente, ma non esclusivamente, per immagini visive. Si serve anche di immagini uditive e, in misura minore, di impressioni degli altri sensi. Esattamente come nello stato vigile, molte cose vengono semplicemente pensate o rappresentate (quindi probabilmente espresse con residui di rappresentazioni verbali). Caratteristici del sogno tuttavia sono solo gli elementi del contenuto che si comportano come immagini, vale a dire che somigliano più alle percezioni che alle rappresentazioni mnestiche. Tralasciando tutte le discussioni (ben note agli psichiatri) sulla natura dell’allucinazione[2], concordiamo con gli studiosi più informati nell’affermare che il sogno allucina, sostituisce cioè pensieri con allucinazioni. Da questo punto di vista non esistono differenze tra rappresentazioni visive e acustiche; si è notato che il ricordo di una serie di suoni, uditi prima di addormentarsi, si tramuta, nel sonno profondo, nell’allucinazione della stessa melodia; più tardi, al momento del ritorno della coscienza ‒ che può alternarsi più volte al sonno leggero ‒ questa lascia di nuovo posto alla rappresentazione menstica, più leggera e qualitativamente diversa.
[…]
Noi crediamo alla realtà delle immagini oniriche, perché durante il sonno non disponiamo ‒ essendo staccati dal mondo esterno ‒ di altre impressioni che possono servirci da confronto. Se però crediamo alla verità delle nostre allucinazioni, non è perché ci è tolta la possibilità di effettuare delle prove. Il sogno può farci balenare agli occhi tutte le prove, può dimostrarci per esempio che stiamo toccando la rosa che abbiamo veduto e ciononostante noi seguitiamo a sognare. Secondo Delboeuf[3], non esiste criterio valido per decidere se si tratta di un sogno o della realtà della veglia, all’infuori del fatto puramente empirico di svegliarsi. Chiamo illusione tutto ciò che ho vissuto nel sonno sino al risveglio, se al risveglio mi rendo conto di giacere a letto svestito. Ho creduto alla verità delle immagini oniriche per l’impossibilità di far cessare nel sonno l’abitudine di pensiero che mi fa supporre un mondo esterno contrapposto al mio.
[…]
Già il prender sonno, […], comporta la rinuncia a un’attività psichica, cioè alla direzione volontaria del corso delle rappresentazioni. Questo ci porta a supporre ‒ ed è ovvio, del resto ‒ che lo stato di sonno si estenda anche alle funzioni psichiche. L’una o l’altra è più o meno interamente abolita; dobbiamo ora vedere se l’esercizio delle rimanenti funzioni psichiche prosegue indisturbato, e se, nelle nuove condizioni, il loro rendimento è normale.
La diminuzione d’efficienza psichica nello stato di sonno non potrebbe forse spiegare le particolarità del sogno?
È un’ipotesi convalidata dall’impressione che esso dà al nostro giudizio vigile. Il sogno è incoerente, riunisce senza esitazione le più grosse contraddizioni, ammette cose impossibili, trascura le nostre cognizioni, così importanti durante il giorno, ci fa apparire eticamente e moralmente ottusi.
Riterremmo pazzo chi nella vita reale si comportasse come nelle vicende del sogno, mentre chi da sveglio parlasse o ci raccontasse episodi come quelli che si svolgono nel contenuto onirico passerebbe per confuso o debole di mente. Ci limitiamo dunque a costatare una situazione di fatto quando diamo poca importanza all’attività psichica durante il sogno e dichiariamo abolite, o perlomeno lese in modo grave, le funzioni psichiche superiori.
[…]”
Per continuare la lettura in modo proficuo e con attenzione si consiglia di distogliere gli occhi dal computer o dal cellulare e di recarsi nella propria libreria per cercare il libro tra gli scaffali impolverati; se non si possiede il volume in casa si consiglia di acquistarlo (rigorosamente in cartaceo).
Leggere è un compito importante, la carta è di grande ausilio rispetto al formato digitale non solo per la concentrazione necessaria all’atto della riflessione e comprensione ma anche per instaurare un rapporto fisico con l’oggetto-pozzo che conserva amorevolmente le considerazioni degli esseri umani del passato, in questo caso di Sigmund Freud.
Un ulteriore consiglio: un bel quaderno (cartaceo) con penna (o matita) posto sul comodino per annotare i sogni al risveglio (con data ed orario). È importante non perdere l’uso della scrittura sia per la manualità delle dita sia per la stimolazione del cervello astratto e creativo.
Inoltre, è possibile partecipare al nostro nuovo studio sulla casistica del sogno in contatto con la tecnologia dei social inviando un’e-mail ad oubliettemagazine@hotmail.it nella quale allegare un file .doc con un sogno connesso alla tecnologia (smartphone, internet, pc, social, et cetera). Il sogno raccontato sarà salvato in forma anonima e servirà per la compilazione di un testo in comparazione alla letteratura del passato.
“Quest’essere bicefalo e bisessuato sembra morto/ Quando gli manca l’umidità:/ Celato nell’oscura notte, abbisogna di fuoco,/ Daglielo e rivivrà subito./ Tutta la forza della pietra sta nel fuoco,/ Quella del Solfo nell’oro, e del Mercurio nell’argento”. – Epigramma del trentatreesimo Emblema dell’Atalanta Fugiens
Note
[1] Gustav Theodor Fechner (1801 – 1887) è stato uno psicologo e statistico tedesco, fondatore della psicofisica (biografia su Wikipedia).
[2] L’allucinazione è un fenomeno che ha valore di sintomo in molte malattie mentali e in alcune intossicazioni, in virtù del quale un individuo avverte percezioni sensoriali che non hanno alcun riscontro con reali stimolazioni dei relativi organi di senso; controversa è l’origine patogenetica delle allucinazioni.
[3] Joseph Delboeuf (1831 – 1896) è stato uno psicologo sperimentale e filosofo belga.
Bibliografia
Sigmund Freud, L’interpretazione dei sogni, Mondadori
Michael Maier, Atalanta fugiens, Edizioni Mediterranee
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