“Il principe granchio” fiaba trascritta da Italo Calvino
La fiaba “Il principe granchio”, estratta dalle “Fiabe italiane” (Mondadori), è una delle fiabe trascritte da Calvino; per la precisione si trova nel Primo Volume a pagina 124 e seguenti. Trattasi di fiabe popolari italiane di autori anonimi che lo scrittore ha raccolto per ogni dove e riunito su tre volumi in cofanetto.
“Il principe granchio”

Il pescatore tornò a casa col granchio in spalla e disse alla moglie di mettere la pentola al fuoco che lui sarebbe tornato con la polenta.
E andò a portare il granchio al palazzo del re per venderlo.
Il re gli disse: “Ma cosa vuoi che me ne faccia di un granchio? Vai a venderlo a qualcun altro.”
Il quel momento entrò la figlia del re che pregò il padre di comprarle quel granchio, per metterlo nella peschiera insieme con i cefali e le orate.
Il re la accontentò. Il pescatore mise il granchio nella peschiera e ricevette una borsa di monete d’oro che bastava a dar polenta per un mese ai suoi figlioli.
La principessa non si stancava mai di guardare quel granchio e non s’allontanava mai dalla peschiera. Aveva imparato tutto di lui, delle sue abitudini, e sapeva anche che da mezzogiorno alle tre spariva, ma non sapeva dove andasse.
Un giorno bussò al palazzo un povero vagabondo e la figlia del re gli buttò dalla finestra una borsa di monete d’oro, ma il vagabondo non fu lesto a prenderla e la borsa cadde in un fosso.
Il vagabondo scese nel fosso per cercarla, si cacciò sott’acqua e si mise a nuotare.
Il fosso comunicava con la peschiera del re attraverso un canale sotterraneo che finiva chissà dove. Continuando a nuotare il vagabondo si trovò in una bella vasca, in mezzo a una gran sala tappezzata di tendaggi e con una tavola imbandita.
L’uomo si nascose dietro i tendaggi.
A mezzogiorno in punto, spuntò fuori dall’acqua una fata seduta sulla schiena di un granchio.
La fata toccò il granchio con la sua bacchetta e dalla scorza dell’anima le uscì fuori un bel giovane. Il giovane si sedette a tavola, la fata batté la bacchetta e nei piatti comparvero le vivande. Quando il giovane ebbe mangiato e bevuto, tornò nella scorza del granchio. La fata lo toccò con la bacchetta magica e il granchio la riprese in groppa e scomparvero sott’acqua. Il vagabondo tornò dalla principessa e le raccontò tutto quello che aveva visto.
“Adesso so dove va il granchio da mezzogiorno alle tre!” ‒ disse la figlia del re.
“Domani a mezzogiorno andremo a vedere insieme.”
Ed ecco che l’indomani, a mezzogiorno, spuntò fuori la fata in groppa al granchio; la fata batté la bacchetta e il bel giovane uscì per andare a mangiare.
Alla principessa il giovane uscito dal granchio piacque moltissimo e subito se ne innamorò.
Così si infilò dentro la scorza vuota del granchio, senza farsi vedere da nessuno.
Quando il giovane rientrò nella scorza trovò quella bella ragazza e le chiese che cosa ci facesse.
“Io voglio liberarti dall’incantesimo, insegnami cosa devo fare” – disse la figlia del re.
“Devi andare su uno scoglio in riva al mare e metterti a suonare e cantare; la fata va matta per la musica e uscirà dal mare per ascoltarti e ti chiederà di suonare ancora. Tu allora le dovrai chiedere che ti dia quel fiore che lei ha in testa: quando avrai quel fiore in mano, io sarò libero perché quel fiore è la mia vita” – rispose il giovane.
Il giorno seguente la ragazza si recò in riva al mare e, seduta su uno scoglio, cominciò a suonare il violino.
Dalle onde venne su la fata che chiese alla principessa di suonare ancora.
La giovane disse che in cambio voleva il fiore; la fata rispose: ‒ “Eccolo!” ‒ e lo buttò in mare più lontano che poteva.
La principessa si tuffò in acqua e riuscì ad afferrare il fiore.
In quel momento sentì una voce che diceva: ‒ “M’hai ridato la vita e sarai la mia sposa.”

Italo Calvino nasce a Santiago de Las Vegas de La Habana il 15 ottobre 1923 e muore a Siena il 19 settembre 1985.
Intellettuale di grande impegno politico, civile e culturale: uno dei narratori italiani più importanti del secondo Novecento.
Ha seguito molte delle principali tendenze letterarie a lui coeve ad esempio fu attivo sia nel Neorealismo sia nel Postmoderno, ma tenendo sempre una certa distanza da esse e svolgendo un proprio personale e coerente percorso di ricerca.
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