Intervista a Veronica Fusaro: vi presentiamo l’album Looking for Connection

“Fast Life, I’m living in a fast life. Everything you said that I could be. Said That I could be. I want to Know. Fast love. You got to be fast. Tell me pretty, Don’t you feel the need? Don’t you feel the heat? You want it now.”  [“Vita veloce, sto vivendo una vita veloce. Tutto quello che hai detto che avrei potuto essere. Hai detto che avrei potuto essere. Voglio sapere. Amore veloce. Devi essere veloce. Dimmi, bella, non ne senti il ​​bisogno? Non senti il ​​calore? Lo vuoi ora.”]‒ “Gold Rush”

Looking for Connection album di Veronica Fusaro
Looking for Connection album di Veronica Fusaro

In un’epoca in cui tutto scorre veloce, tra schermi e silenzi digitali, Veronica Fusaro ferma il tempo con una voce che sa di verità e nostalgia.

Il suo nuovo album, “Looking For Connection”, è un piccolo miracolo indie-pop: luminoso e intimo, fatto di groove, malinconia e carezze sonore.

La cantautrice svizzera dalle radici italiane ci invita a danzare nel soggiorno dell’anima, con canzoni che parlano di vicinanza, vulnerabilità e coraggio.

In questa conversazione, Veronica apre il suo mondo con grazia e sincerità, raccontando il desiderio universale di sentirsi, finalmente, connessi.

 

C.M.: Veronica, il tuo nuovo album “Looking For Connection” nasce in un mondo dove siamo tutti connessi, ma spesso ci sentiamo soli. Da dove è partita la scintilla che ti ha portata a cercare, e cantare, questa “connessione”?

Veronica Fusaro: Avevo bisogno di capire cosa significasse davvero “connessione” per me: con gli altri, con ciò che mi circonda e anche con me stessa. Durante la scrittura dell’album mi sono accorta che stavo cercando proprio questo, un punto d’incontro reale, qualcosa che andasse oltre lo schermo. Ogni canzone esplora un aspetto diverso di questa ricerca, dal bisogno di amore alla lotta con l’isolamento, fino alla speranza di trovare sincerità e presenza in un mondo pieno di rumore. In un certo senso, scrivere “Looking for Connection” è stato il mio modo per connettermi di nuovo alla musica e al motivo per cui faccio quello che faccio.

 

C.M.: Nei tuoi brani si percepisce sempre un equilibrio delicato tra luce e malinconia. È come se ogni tua canzone contenesse un raggio di sole che attraversa una finestra in un giorno di pioggia. Quanto contano per te questi contrasti nella scrittura?

Veronica Fusaro: Per me i contrasti sono fondamentali. La vita non è mai solo luce o solo buio, è sempre un mix dei due. Nella scrittura cerco di riflettere proprio questo equilibrio, la malinconia può esistere solo se c’è anche la luce, e viceversa. Mi piace l’idea di “impacchettare” emozioni tristi in suoni colorati, di parlare di cose profonde ma con una leggerezza che le renda umane.

 

C.M.: “Gold Rush”, “Slot Machine”, “Jealousy”… tre titoli che sembrano tre fotogrammi della stessa storia. C’è un filo narrativo che li lega, un’emozione che li attraversa?

Veronica Fusaro: Sì, assolutamente. “Slot Machine” nasce dal bisogno di trovare senso in un mondo che ti bombarda di stimoli e immagini perfette. Il risultato? Quella sensazione di vuoto che racchiudo nel ritornello “oh no, help me! why do I feel so down”. “Jealousy” parla del confronto con gli altri, che oggi nasce soprattutto sui social, e di quella voce interiore che ti fa sentire come se non fossi mai “abbastanza”. “Gold Rush” invece è il momento della presa di coscienza: capisci che la corsa verso successo, approvazione o riconoscimento può anche svuotarti, se nel frattempo perdi di vista te stesso.

 

C.M.: In “Slot Machine” chiedi “Why do I feel so down?”: è una domanda universale, che molti si fanno in silenzio. Quando scrivi, pensi più come un’artista che racconta sé stessa o come una confidente che dà voce a chi ascolta?

Veronica Fusaro: Scrivere per me è un atto quasi egoista. È il mio modo per capire cosa sento, per dare un nome alle emozioni che non so spiegare. Poi, quando decido di pubblicare una canzone, la speranza è che non parli più solo di me, ma diventi anche una voce per qualcun altro.

 

C.M.: Il tuo suono unisce l’indie-pop con accenti soul e rock, in una miscela calda e sincera. Come nascono i tuoi arrangiamenti? È la melodia che guida le parole o, al contrario, sono le parole a dettare il ritmo?

Veronica Fusaro: Quando scrivo, cerco di far sposare tra loro i tre elementi: melodia, parole e armonia. Non c’è mai un ordine preciso, dipende da dove arriva l’emozione. A volte nasce da una frase, altre da un accordo o da una linea melodica. Sono convinta che quando la melodia incontra le parole giuste e gli accordi perfetti, è lì che succede la magia. È quel tipo di canzone che non conosce data di scadenza. Ed è questo che io cerco di creare. Non dico che mi riesce, però almeno ci provo!

 

C.M.: “Looking For Connection” sembra avere il profumo dell’estate e il tepore dell’autunno. È un disco che parla di passaggi, di stagioni interiori. In quale stagione ti senti più “te stessa”?

Veronica Fusaro: Amo la primavera. Dopo settimane di freddo e grigio, tutto si risveglia: le persone escono, i colori tornano, e il mondo sembra di nuovo un posto pieno di possibilità. È come se il senso della vita ritornasse con la luce. È il momento in cui tutto ricomincia a respirare.

 

C.M.: Hai calcato palchi prestigiosi come Glastonbury e il Montreux Jazz Festival, e hai aperto per Mark Knopfler. C’è un momento, tra tutti questi, che ti ha fatto pensare: “Sì, sto vivendo davvero il mio sogno”?

Veronica Fusaro: Recentemente ho aperto il concerto di Sophie Ellis-Bextor a Bruxelles, davanti a 1600 persone. È stato bellissimo, uno di quei momenti in cui senti l’energia del pubblico e ti rendi conto di quanto sei fortunata a fare quello che ami. Però devo dire che la sensazione di “sto vivendo davvero il mio sogno” mi arriva più nella quotidianità: quando mi sveglio e realizzo che scrivere, suonare e vivere di musica è davvero il mio lavoro. È lì che mi colpisce più forte.

 

C.M.: La tua voce è uno strumento riconoscibile e sincero. Quando canti versi come “I know it takes the guts to be yourself”, sembra un invito dolce e coraggioso. Cosa significa, oggi, “essere se stessi” per te?

Veronica Fusaro: Bella domanda. Per me, essere sé stessi oggi significa poter vivere davvero come vuoi tu. Ascoltare la musica che ami, circondarti di persone che ti fanno stare bene e che ti spingono a essere migliore. Significa avere il coraggio di amare ciò e chi senti davvero di amare, senza paura del giudizio. E soprattutto, imparare ad amare te stesso così come sei: con i tuoi limiti, le tue contraddizioni, le tue sfumature. Credo che lì inizi la vera libertà. Anche quella di fregarsene delle mode, perché tanto quelle passano.

 

Veronica Fusaro citazioni Looking for Connection
Veronica Fusaro citazioni Looking for Connection

C.M.: Ti senti più “svizzera” o “italiana” quando scrivi una canzone? O forse, semplicemente, ti senti “di casa” in ogni lingua e in ogni suono?

Veronica Fusaro: Quando scrivo musica non mi sento né svizzera né italiana, mi sento semplicemente umana. Le emozioni non hanno nazionalità. Detto questo, a livello musicale sono sicuramente stata influenzata molto di più dalla musica italiana. Sono cresciuta con Vasco Rossi, mio papà è un grande fan. Ancora oggi, ogni volta che ascolto Sally, mi vengono i brividi.

 

C.M.: Sei stata inserita da IMPALA tra i 100 Artists to Watch del 2025: una bellissima conferma del tuo talento. Come vivi il riconoscimento in un mondo dove, spesso, l’arte si misura con i numeri e le visualizzazioni?

Veronica Fusaro: Essere inserita tra gli IMPALA 100 Artists to Watch è stato davvero un onore, anche perché arriva da una realtà che mette al centro la musica indipendente e la qualità artistica. Mi ha fatto piacere sentire che il mio lavoro viene riconosciuto per quello che è, non solo per i numeri. Viviamo in un’epoca in cui tutto viene misurato in visualizzazioni e statistiche, ma credo che il vero valore dell’arte non si possa contare. La musica non è una gara, è comunicazione, connessione, emozione. E quello, per fortuna, non si misura con un algoritmo.

 

C.M.: Nel 2026 festeggerai dieci anni dal tuo esordio con “Lost In Thought”. Se potessi parlare alla Veronica di allora, quella del primo EP autoprodotto, cosa le diresti?

Veronica Fusaro: Le direi che sono fiera di lei. Fiera del coraggio che ha avuto nel credere nel suo sogno, anche quando non c’erano certezze, solo passione e amore per l’arte.

 

C.M.: Chiudiamo con un’immagine: se “Looking For Connection” fosse una scena di un film, come la immagineresti? Una telefonata in sospeso, una corsa sotto la pioggia o un abbraccio ritrovato?

Veronica Fusaro: La vedrei come un abbraccio ritrovato, ma di quelli che arrivano dopo un lungo silenzio. C’è pioggia nell’aria, ma anche una luce che filtra tra le nuvole. Non è ancora sicuro se tornerà un’altra ondata di pioggia, ma l’aria è pulita, e dentro di te sai che passerà anche la prossima. E se dovessi mai perdere la connessione, in questo momento l’hai trovata.

 

Album 24 ottobre, “Looking For Connection”

Etichetta: Deep Dive Records

 

Written by Cinzia Milite

 

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