“La bambina di un milione di anni” di Lorenzo Vargas: si è coscienti delle azioni che si compiono?
È difficile scrivere un commento non banale circa un romanzo che offre spunti interpretativi complessi.

Ammetto di aver rimandato diverse volte la stesura di una bozza di questa recensione per paura di ritrovarmi a scrivere banalità che avrebbero appiattito il significato de “La bambina di un milione di anni”.
Sono tutt’ora convinta che vi sia una reale possibilità che io possa non rendere giustizia a questo romanzo.
Dal punto di vista stilistico e narrativo, è scritto in modo meraviglioso: basta leggere le prime righe del primo capitolo per capire che Lorenzo Vargas sa scrivere (e anche molto bene).
I problemi iniziano quando mi siedo e cerco di riflettere sul significato di questo romanzo: cosa vuole realmente trasmettermi l’autore? Quale messaggio devo trarne? In che modo posso parlare di una storia che affronta questioni che sono da sempre controverse?
“A Montebasso, un letargico paesino di tremila anime, vivono sotto copertura due entità antichissime, incarnazioni dell’Ordine e della Distruzione: l’Eroe e il Necromante. Il primo ha l’aspetto di Gabriela, una bambina di otto anni con lunghi boccoli da bambola e lo sguardo vecchio di millenni; il secondo veste i panni di Neri, il tetro e allampanato guardiano del cimitero del paese. Passano le giornate come due pensionati, ricordando nostalgici i tempi andati e facendo di tutto per mantenere segreta la propria identità. Oltre a loro, l’ignara Montebasso ospita anche una comunità di migranti arroccati nel centro storico semidistrutto da un terremoto e impazienti di fuggire altrove. E gli autoctoni ben sistemati nella città nuova appena fuori le mura non vedono l’ora di riprendersi ciò che avevano abbandonato già da tempo. Nel paesino dove non succede mai niente sarà la commistione di questi elementi a far esplodere una polveriera umana senza precedenti.”
“La bambina di un milione di anni” parla soprattutto della differenza tra il bene e il male, una tematica che in letteratura è stata affrontata da molti autori.
Circa a metà lettura, mi sono resa conto che il romanzo di Lorenzo Vargas, edito da Las Vegas Edizioni, mi ricordava “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov.
Ci sono scene genuinamente divertenti che, però, di divertente non hanno nulla. Mi sono resa conto di fare un tifo sfegatato per la Bambina, anche quando si ritrova a fare del male ad altri esseri umani. Mi sono resa conto di voler vedere la Bambina vincere e rappresentare quel Bene supremo che alla fine trionfa su tutto.
Mi sono persino accorta di provare un affetto singolare per il Necromante, che non rappresenta il Male, ma l’impossibilità di trovare pace e senso di comunità.
Quello che mi ha lasciata particolarmente interdetta è stato leggere i passaggi in cui la Bambina parla di quello che sente: solitudine estrema.
Vivere all’infinito e rappresentare il Bene è un compito solitario al quale non ci si può sottrarre. La Bambina non ha tutte le risposte, non ha tutte le soluzioni, e il suo reale compito sembra essere continuare a vivere finché non le avrà trovate.

Ma esiste davvero un modo per riportare il Bene sulla terra? Credo che la risposta di Lorenzo Vargas, tra le righe, sia che non abbiamo bisogno del Bene assoluto sulla terra, quanto di un equilibrio consapevole.
Dobbiamo ricordarci del fatto che ogni nostra azione può avere delle conseguenze, a volte estremamente diverse e più profonde di quello che noi vorremmo. Credo che il vero messaggio di questo romanzo non sia cercare la bontà, ma agire con più consapevolezza.
Mi rendo conto che questo mio commento su “La bambina di un milione di anni” è molto diverso rispetto a una classica recensione letteraria. Quello che posso dire è che un romanzo fuori dagli schemi richiede un commento fuori dagli schemi.
In particolare, mi sembra che questa storia richieda molta onestà da parte del lettore: quanto sono cosciente di quello che faccio, ogni volta che compio un’azione buona o cattiva? Credo che se siete pronti a confrontarvi con questa domanda, allora leggere “La bambina di un milione di anni” fa sicuramente per voi.
Written by Giulia Mastrantoni