Martha’s Vineyard di William Labov: uno studio sulla lingua dell’isola

Martha’s Vineyard è una piccola isola al largo del New England, nel Massachusetts. Appare come una perla dell’oceano, regala stupendi tramonti e infinite spiagge di sabbia bianca. Ci sono villette americane lungo tutto il perimetro e fin su alla collina. È la meta estiva preferita degli americani, i quali ritrovano nell’isola la tranquillità e il comfort.

William Labov Martha's Vineyard
William Labov Martha’s Vineyard

Martha’s Vineyard non è però solo un’isola con fari incantevoli e personalità di spicco, ma anche il luogo che ha dato vita ad uno dei più importanti studi di sociolinguistica del mondo. Questa disciplina studia il legame tra linguaggio e società. Analizza come il linguaggio varia e cambia in relazione a fattori sociali, culturali, geografici e storici. Non si limita a studiare la grammatica e la struttura delle lingue, ma esplora anche come e perché le persone usano la lingua in modo diverso a seconda del contesto sociale in cui si trovano.

Il trattato è stato redatto da William Labov, uno dei linguisti più influenti al mondo, negli anni ’60, quando l’isola comincia ad essere invasa dai turisti. Le “summer people” portano con sé anche nuovi conflitti, soprattutto a livello identitario. Infatti sembra che gli abitanti del posto vogliano, in qualche modo, rimarcare l’appartenenza all’isola per distaccarsi emotivamente e socialmente dai cittadini part-time.

Nella seconda metà del XX secolo l’isola ospitava tre gruppi principali: i nativi Wampanoag, i discendenti dei coloni inglesi e una comunità portoghese. Pur condividendo la stessa terra e, in molti casi, la stessa lingua, ossia l’inglese, queste persone parlavano in modi che svelavano tanto delle loro origini quanto del loro senso di appartenenza.

Labov si è concentrato su un fenomeno chiamato variazione linguistica, ovvero il modo in cui le persone pronunciano le parole in base a fattori sociali, culturali o geografici. Per esempio, pensa alla parola “bath”: nel sud dell’Inghilterra la pronuncia tende a essere più elegante, con una vocale lunga (bahth), mentre nel nord si opta per una versione più diretta (bath). Queste tipologie di sfumature linguistiche possono sembrare un dettaglio, ma in realtà si comportano come un’impronta digitale: rivelano tantissimo sulla storia personale e sul mondo in cui si vive.

A Martha’s Vineyard, Labov si è concentrato su due dittonghi specifici, ovvero le vocali /ɑi/ e /ɑu/ (per intenderci, quelle che troviamo in parole come night e house). Gli abitanti dell’isola tendevano a centralizzare questi suoni, cioè a pronunciarli con la lingua in una posizione più centrale rispetto alla norma.

La parte interessante è che non tutti facevano questa scelta nello stesso modo, e Labov voleva capire il perché. Dopo aver intervistato pescatori, agricoltori, studenti e membri della comunità portoghese, si è accorto che questa pronuncia “diversa” non era casuale: era un vero e proprio segno di appartenenza.

Uno dei gruppi più interessanti era quello dei pescatori di mezza età. Negli anni ’60, la loro vita era cambiata drasticamente: la pesca non era più redditizia e l’isola era diventata una meta turistica per ricchi “summer people” che compravano proprietà e piazzavano cartelli di “No Trespassing” ovunque. Per molti pescatori, centralizzare i dittonghi era un modo per affermare di essere diversi, di essere veri cittadini, di appartenere a quel posto.

Un esempio emblematico è stato quello di Donald Poole, un pescatore che esprimeva il suo disprezzo per i turisti. Labov ha notato che persino il figlio di Poole, dopo essere tornato a vivere sull’isola dopo un periodo in città, aveva adottato una pronuncia ancora più marcata. Come a dire: “Io appartengo qui, non lì!”

La comunità portoghese offriva un altro spunto interessante. Gli anziani, meno integrati con il resto dell’isola, mantenevano una pronuncia più vicina a quella standard. I giovani, invece, avevano iniziato a centralizzare i dittonghi, un modo per dimostrare di essere parte della comunità.

Anche tra gli studenti di origine inglese c’erano differenze curiose. Quelli che sognavano di lasciare l’isola adottavano una pronuncia più “continentale”, vicina a quella della terraferma. Chi invece voleva restare tendeva a imitare i pescatori, quasi a segnalare la propria fedeltà alla cultura locale.

Il lavoro di Labov ha dimostrato quindi che la lingua non è solo uno strumento per comunicare, ma un vero e proprio manifesto di chi siamo. La centralizzazione dei dittonghi a Martha’s Vineyard non era solo una questione di suoni, ma un simbolo di appartenenza in un periodo in cui l’identità dell’isola sembrava minacciata.

Questo studio ha anche dato vita a un nuovo campo di ricerca, la Sociolinguistica Variazionista, che analizza come il linguaggio cambi in relazione a fattori sociali. Grazie a Labov, oggi sappiamo che ogni scelta linguistica, anche la più piccola, può raccontare storie profonde di lotta per l’identità, resistenza e trasformazione.

A distanza di cinquant’anni, Martha’s Vineyard è ancora una meta turistica popolare, e gli abitanti continuano a lottare per preservare la propria identità. In fondo, il caso di Martha’s Vineyard ci ricorda che il linguaggio non è mai neutrale. È uno specchio delle nostre paure, dei nostri desideri e delle nostre lotte. E ogni parola che pronunciamo porta con sé una parte di noi.

 

Written by Ilenia Sicignano

 

Bibliografia

Stefania Giannini, Stefania Scaglione, Introduzione alla Sociolinguistica, Carocci, 2003

 

Info

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