“Il buio oltre la siepe” di Harper Lee: le contraddizioni della società puritana statunitense
“Il buio oltre la siepe” (To kill a Mockingbird) è un romanzo della scrittrice statunitense Harper Lee, pubblicato nel 1960 e vincitore nell’anno seguente del Premio Pulitzer per la narrativa.
Il titolo è metaforico: la siepe è quella che separa la casa dei protagonisti da quella del misterioso Boo Radley, a torto ritenuto un mostro per il suo fare schivo (il “buio” di cui si parla si identifica con l’ignoto).
Il titolo originale (“Uccidere un usignolo”) fa riferimento allo stesso personaggio, paragonato ad un uccello “cui non si può sparare come agli altri uccelli perché delizia col suo canto e non infastidisce nessuno”.
Il romanzo, ambientato in Alabama tra il 1933 e il 1935, è stato trasposto in un film nel 1962, diretto da Robert Mulligan.
Protagonista Gregory Peck nel ruolo di Atticus Finch, che gli valse nel 1963 il Premio Oscar come miglior attore protagonista, il Golden Globe come miglior attore di film drammatico e il David di Donatello come miglior attore straniero. Nel 1998 l’American Film Institute l’ha inserito al 34° posto della classifica dei migliori 100 film statunitensi di tutti i tempi.
Veniamo alla trama.
Seppur datata, la storia è di una triste attualità: l’avvocato idealista Atticus Finch assume la difesa di un inserviente nero, Tom Robinson, ingiustamente accusato di stupro e condannato per il solo colore della pelle: la presunta vittima, la focosa Mayella Ewell, discolpa le proprie pulsioni sessuali “interraziali” esecrabili agli occhi della società con un’accusa, diremmo, “preventiva”.
Le vicende sono narrate attraverso gli occhi dei suoi due bambini, Jem e Jean Louise, detta Scout: la vicenda promana tutte le contraddizioni della società puritana statunitense dell’epoca, con uno spirito la cui sussistenza possiamo agevolmente rinvenire nella cronaca nord-americana odierna.
La comunità nera è perfettamente inserita eppure relegata sul ciglio della società, come con eloquenza suggerisce l’espressione “i cioccolati”, con cui persino i neri designano sé stessi.
Nel corso del processo la giuria emette consapevolmente un verdetto ingiusto nel rifiuto di scavalcare il pregiudizio, la siepe col suo “buio” (“Come hanno potuto farlo, come hanno potuto? – chiede Jem. – “Non so, ma l’hanno fatto altre volte e lo faranno ancora e quando lo fanno, a quanto pare, sono solo i bambini che piangono”).
Lo stesso pregiudizio che investe il personaggio di Boo Radley, con un finale che riassesta i tasselli del mosaico della Giustizia, di cui Atticus Finch incarna l’espressione umana, attraverso una logica dell’“occhio per occhio” di cui si fa portavoce lo sceriffo della contea.
“Io non sono una cima, signor Finch, ma sono lo sceriffo della contea di Maycomb. So tutto quel ch’è successo qui fin da prima che nascessi. C’è un ragazzo negro che è morto senza ragione, e il responsabile di ciò è morto anche lui. Lasciamo che il morto seppellisca il morto per questa volta, signor Finch”.
Nonostante il peso dell’argomento trattato, l’espediente narrativo dell’angolo visuale dei bambini e l’impiego di un linguaggio fruibile rendono la lettura scorrevole e riescono a immergere nell’atmosfera sociale ed emozionale dei personaggi.
Written by Barbara Orlacchio
Bibliografia
Harper Lee, Il buio oltre la siepe, Feltrinelli, 2019