“Orizzonti Perduti” di Franco Battiato: la ricerca di introspezione
Il tredicesimo album in studio di Franco Battiato, “Orizzonti perduti“, è un’opera maestosa pubblicata nel 1983 che merita di essere considerata un capolavoro dell’arte musicale italiana.

L’impiego perfetto dell’elettronica e di tecnologie sempre più avanzate hanno consacrato Battiato quale fautore dell’avanguardia musicale in Italia.
Il suo lavoro s’impose nonostante le difficoltà del periodo dovute al competitivo mercato anglosassone e all’introduzione del formato “CD” in Italia proprio nel 1983.
Battiato ha saputo creare un lavoro di grande impatto e bellezza; l’artista, come già fatto in “L’arca di Noè” (1982), ha esplorato atmosfere più introspettive rispetto ai suoi primi tre lavori pop-rock.
Le sue liriche, sebbene complesse e raffinate, trattano temi comuni dell’esistenza e del quotidiano.
Il disco si apre con “La stagione dell’amore”, la sua canzone più intensa dedicata all’amore di coppia, all’innamoramento, quasi a rendere tangibili, con l’unione della musica e delle parole, la delicatezza dei sentimenti, degli entusiasmi e del loro continuo emergere e sprofondare, in un irrazionale scambio di rimpianti e slanci.
L’autore sembra voler ribadire, se non l’impossibilità dell’amore, la sproporzione tra le aspettative e la realtà.
Forse questo è uno dei nodi concettuali di tutta l’opera di Battiato; l’ineludibile constatazione dell’autore tornerà in moltissimi, più o meno celebri, brani.
“Tramonto occidentale” è una sorta di osservazione e descrizione della crisi familiare con l’artista che riesce a estraniarsi, passeggiando lungo il corso o fumando una sigaretta.
“Zone depresse” utilizza l’ironia come mezzo per raggiungere lo stesso scopo.
In “Un’altra vita”, Battiato descrive ciò che lo infastidisce e propone un’alternativa come rimedio, rendendola una delle tracce più soggettive.
Nel brano l’individuo è sempre solo. Pur incontrando nel cammino della vita, tanti compagni e compagne, tutti afflitti dalla stessa precarietà affettiva, come moderni Astolfo sulla Luna alla ricerca di un luogo Alto dove ritrovare ciò che è stato perduto.
La canzone ci mostra come il quotidiano, per Battiato quello di Milano, richiederebbe una mutazione drastica.
“Gente in progresso” è come la continuazione ideale di “Un’altra vita”, cifra del fallimento nel trovare qui e ora la possibilità di un mutamento collettivo.
La saggezza e la mordace ironia ritornano in “La musica è stanca”, con un fantastico aneddoto su Newton. Il brano è una delle non rare invettive sulla musica di consumo e il suo rapporto iniquo con i media, mentre “Gente in progresso”, sebbene meno significativa rispetto alle altre tracce, sembra discostarsi dal resto dell’album, cogliendo una sorta di rassegnazione.
Invece, “Mal d’Africa” e “Campane tibetane” fanno parte della nostalgia dell’infanzia e della Sicilia. Infine, “Campane tibetane”, che chiude l’album, s’incaponisce sull’espressione “Tornerò ritornerò” non a caso. Essa sottolinea l’enorme difficoltà dell’uomo nel trovare stabilità e certezza nella vita, e la sua continua ricerca di un ritorno a qualcosa di più autentico e significativo.

Battiato, con maestria, ci conduce attraverso l’introspezione, la riflessione e l’analisi della condizione umana, offrendoci un lavoro musicale che non può essere facilmente dimenticato.
In sintesi, “Orizzonti perduti” è un lavoro musicale di grande bellezza ed eleganza, capace di unire l’avanguardia musicale con tematiche comuni dell’esistenza e l’ironia come mezzo per raggiungere la profondità dei messaggi trasmessi.
Un’opera di insigne valore artistico e culturale, che dimostra indelebilmente la grandezza di Franco Battiato.
Tracklist: La stagione dell’amore, Tramonto occidentale, Zone depresse, Un’altra vita, Mal d’Africa, La musica è stanca, Gente in progresso, Campane tibetane.
Written by Cinzia Milite

